I soldi (145 miliardi) finiscono spesso nelle casse delle compagnie assicurative, solo dopo 10 anni vengono versati i residui a CONSAP.
Tra gli assicurati sulla vita anche 2.643 ultracentenari
La reticenza nel comunicare semplicemente, o nel contattare gli assicurati in maniera chiara e trasparente, fa sì che miliardi di euro possano rimanere fino a 10 anni nei loro bilanci senza alcun obbligo di chiarezza. Questa volta stiamo parlando dei 341 miliardi di euro che fanno riferimento alle polizze vita Dormienti.
L’opinione pubblica aveva scoperto del fenomeno per caso, grazie al clamore mediatico sollevato nei confronti di Virginia Raggi. Infatti, si trattava di polizze sottoscritte dal suo ex capo di segreteria Salvatore Romeo, nelle quali la Raggi era indicata come beneficiaria ma non ne era a conoscenza.
Qui di seguito, ciò che rileva il report IVASS (Istituto di Vigilanza sulle Assicurazioni) sulle polizze vita “dormienti”, ossia le polizze che non sono state liquidate ai beneficiari in quanto questi ultimi o i loro eredi ne ignorano l’esistenza oppure sono giunte a scadenza e non sono state riscosse per vari motivi.
I diritti derivanti dalle polizze vita si prescrivono in 10 anni dalla data dell’evento:
- decesso dell’assicurato;
- scadenza del contratto.
Oltre tale termine le imprese devono devolvere le somme al Fondo Rapporti Dormienti istituito presso la CONSAP.
Dall’indagine si rilevano:
- 4 milioni di polizze vita scadute negli ultimi 5 anni potenzialmente esposte al rischio di essere dormienti, delle quali più di 3,9 milioni stipulate per la copertura del solo rischio di morte (circa 145 miliardi di euro di somme dovute esposte al rischio di non essere riscosse);
- 117 mila contratti a vita intera (senza una scadenza predefinita), con età dell’assicurato superiore a 90 anni (12 miliardi di euro di somme assicurate) di cui 636 relative a ultracentenari e circa 540 mila polizze stipulate da almeno 10 anni per le quali le imprese non hanno avuto notizie dell’assicurato negli ultimi 3 anni (24 miliardi di euro).
L’elevato fenomeno di polizze potenzialmente dormienti deriva da carenze nelle procedure adottate dalle assicurazioni per verificare i decessi degli assicurati e per rintracciare i beneficiari. Anche il diffuso utilizzo di designazioni generiche dei beneficiari, unito a scarse informazioni fornite al momento della stipula del contratto, non ne agevola l’identificazione ai fini delle prestazioni assicurate.
Dichiara #Luigi Gabriele – Relazioni istituzionali Associazione Consumatori #Codici – “nell’ultimo incontro periodico con Ivass, avevamo chiesto particolare attenzione su questo fenomeno. Inammissibile che in questo Paese ci siano persone che devono dichiarare anche la giacenza media in banca per iscrivere un figlio a scuola, mentre le assicurazioni non devono dichiarare cosa fanno con 145 miliardi di euro che dovrebbero riscuotere gli assicurati e che non lo fanno proprio perché loro fanno i furbetti nel non comunicare”.
Dati fonte Ivass