A Napoli, in Piazza Municipio, una nuova installazione artistica dedicata a Pulcinella ha suscitato un acceso dibattito: l’opera, intitolata “Tu si ‘na cosa grande” e realizzata dal noto scultore Gaetano Pesce, è stata inaugurata in onore della città. Ma alcuni la definiscono brutta e oscena.
Pesce, che è venuto a mancare sei mesi fa a New York, ha lasciato quest’ultima creazione visibile al pubblico fino al 19 dicembre. Nonostante l’intenzione celebrativa dell’artista, la scultura ha diviso l’opinione pubblica a causa della sua forma, interpretata da alcuni come allusiva e provocatoria.
La figura di Gaetano Pesce, celebre per le sue opere esposte nei più importanti musei del mondo, come il Metropolitan Museum of Art di New York e il Victoria and Albert Museum di Londra, aggiunge una nota di complessità alla discussione. Pesce è stato un artista che ha sempre esplorato confini e controversie, e questa installazione sembra portare avanti il suo intento provocatorio anche dopo la sua scomparsa.
In cosa consiste “Tu si ‘na cosa grande”, l’opera di Gaetano Pesce dedicata a Napoli e a Pulcinella?
L’opera centrale dell’installazione, una scultura alta 12 metri, rivisita in chiave moderna il costume di Pulcinella, una figura maschera simbolo della tradizione napoletana, con le sue radici nel teatro popolare e nella Commedia dell’Arte. Il Pulcinella di Pesce, tuttavia, si discosta dall’iconografia classica.
La forma della scultura è imponente e massiccia, sostenuta da una struttura metallica che domina lo spazio circostante. Nella sua reinterpretazione, Pesce sembra voler suggerire una versione più astratta e imponente del personaggio, forse per adattare il simbolo popolare a una narrazione contemporanea, in cui le radici culturali si incontrano con le sfide e le complessità moderne.
Accanto a questa colossale figura, due grandi cuori rossi, ciascuno alto 5 metri e trafitto da una freccia metallica, arricchiscono la composizione di un ulteriore strato simbolico. L’immagine dei cuori feriti evoca immediatamente temi di passione e vulnerabilità, forse un richiamo a Napoli stessa, città di grandi emozioni, dolori e contrasti. L’elemento romantico qui presente può essere interpretato come un tentativo di bilanciare l’aspetto possente e autoritario del Pulcinella, introducendo un tema più delicato e sentimentale.
Perché per alcuni quest’opera è “oscena”?
Nonostante queste potenziali letture simboliche, è stata la forma della scultura principale a catturare maggiormente l’attenzione, ma non per i motivi che l’artista avrebbe immaginato. Quando vista da una prospettiva particolare, la struttura evoca forme falliche, scatenando una serie di reazioni sui social media.
Questo dettaglio ha immediatamente alimentato un vortice di ironia e commenti pungenti, con utenti che hanno condiviso battute, meme e allusioni legate all’aspetto sessuale della scultura. I social network, spesso teatro di rapidi giudizi e battute, si sono trasformati nel palcoscenico principale di questa polemica, amplificando l’attenzione sull’opera in modo virale.
“Simbolo del patriarcato”?
Tuttavia, il dibattito non si è limitato all’aspetto ironico. Alcuni osservatori hanno colto il lato più controverso della rappresentazione, criticando la scelta dell’artista di introdurre un simbolismo che, secondo loro, rafforzerebbe l’idea di dominazione maschile. È in questo contesto che il movimento femminista locale “Terra di Lei” ha preso posizione. Le attiviste hanno lanciato una petizione ufficiale rivolta al sindaco Gaetano Manfredi, chiedendo la rimozione immediata dell’installazione. La petizione sostiene che l’opera rappresenti una visione patriarcale della società, riducendo il potenziale artistico a una mera affermazione del potere maschile.
Secondo il gruppo, la forma fallica della scultura sarebbe un simbolo di dominio, rafforzando stereotipi di genere che nel contesto sociale attuale dovrebbero essere superati. Questo approccio critico ha trovato risonanza in una parte della popolazione, particolarmente sensibile ai temi dell’equità di genere e dell’emancipazione femminile. Il dibattito, quindi, si è spostato dal terreno artistico a quello politico e sociale, interrogando non solo l’estetica dell’opera, ma anche il suo impatto culturale in un contesto pubblico.
“Il gioco vale la candela?”
Il confronto generato dall’opera “Tu si ‘na cosa grande” ha riportato al centro del dibattito il ruolo dell’arte pubblica e la sua capacità di veicolare significati simbolici complessi in un contesto urbano. L’installazione, con un costo superiore ai 200mila euro, è stata percepita da molti cittadini come uno spreco di risorse, in un periodo in cui altre emergenze sociali ed economiche richiedono investimenti prioritari. Le critiche, tuttavia, non si limitano solo al costo. La spaccatura nella ricezione dell’opera ha evidenziato la tensione tra coloro che vedono nell’arte un mezzo per provocare e stimolare discussioni e chi, invece, ritiene che l’opera fallisca nel suo intento artistico.
Riflessione o provocazione buona solo per i “tiktoker”?
Per alcuni, infatti, l’installazione di Pesce rappresenta un’occasione di riflessione, un invito a confrontarsi con questioni complesse come l’identità culturale, il potere simbolico e il patriarcato. L’intenzione di Gaetano Pesce potrebbe essere stata quella di creare un dialogo tra passato e presente, utilizzando la figura di Pulcinella per riflettere sulle sfide della società contemporanea. Il mix di elementi visivi, dall’abito tradizionale alla presenza dei cuori trafitti, apre a interpretazioni che toccano temi universali come l’amore, la sofferenza e la resistenza culturale. In questo senso, l’opera può essere vista come un ponte tra la storia napoletana e le tensioni sociali attuali.
Tuttavia, l’opera non è stata accolta in modo unanime. Molti critici ritengono che, invece di stimolare una discussione costruttiva sull’arte e il suo impatto, l’installazione sia diventata una semplice provocazione, ridotta a oggetto di scherno e meme sui social network. Questo fenomeno ha contribuito a banalizzare l’opera, trasformandola in una mera attrazione mediatica piuttosto che in un contributo significativo al panorama culturale cittadino. A differenza di altre opere pubbliche che hanno saputo creare un legame profondo con il territorio e i suoi abitanti, l’opera di Pesce rischia di essere ricordata più per la controversia che per il suo valore artistico.
Un caso controverso particolarmente in una città come Napoli
La questione sollevata dal dibattito è se l’arte pubblica debba necessariamente essere compresa e accettata dalla maggioranza per essere considerata valida o se, al contrario, il suo scopo sia proprio quello di provocare reazioni divergenti, anche a costo di essere fraintesa o ridicolizzata.
Nel caso di Napoli, la discussione riflette una sfida più ampia: come conciliare l’arte contemporanea con il contesto sociale ed economico di una città che affronta problemi concreti e urgenti. Molti si chiedono se le risorse destinate all’installazione non avrebbero potuto essere utilizzate in modo più proficuo per il bene comune, soprattutto in un momento di crisi economica e sociale.