pnrr-ponte-sullo-stretto-corte-dei-contiEcco qual è il parere della Corte dei Conti sulla questione del Ponte sullo Stretto in relazione alla gestione dei fondi del PNRR, che potrebbe entrare in conflitto con il rinnovo della flotta Rfi (Rete Ferroviaria Italiana) in quest’area.


Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza l’Italia ha oggi la possibilità di avviare un ampio processo di ammodernamento, creare nuove opportunità di crescita e favorire, fra l’altro, lo sviluppo omogeneo del territorio, le pari opportunità e l’accesso delle giovani generazioni al mercato del lavoro.

Un percorso che richiede di orientare la spesa al miglioramento e all’arricchimento delle infrastrutture e di promuovere riforme in ambito economico per allineare l’Italia all’attuale contesto economico globale.

Per questo motivo la Corte dei Conti vuole garantire il controllo su un tempestivo e corretto utilizzo delle risorse pubbliche, riferendo al Parlamento con cadenze semestrali sull’andamento del Piano e sui controlli effettuati.

Tra le varie questioni emerse all’interno dell’ultima relazione emerge anche il caso del Ponte sullo Stretto e della gestione dei fondi del PNRR.

PNRR e Ponte sullo Stretto: la Corte dei Conti segnala criticità

In breve una delle criticità più grandi è rappresentata dal fatto che, come evidenziato dal quotidiano Milano Finanza, la costruzione del Ponte sullo Stretto rischia di vanificare il progetto di rinnovo della flotta navale usata per collegare Sicilia e Calabria.

Si tratta di una delle mission previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e finanziata con il piano complementare.

In pratica questo obiettivo del Piano ha come scopo quello di migliorare nel breve termine l’attraversamento dinamico dello Stretto, con conseguenze positive sul benessere dei cittadini e la competitività delle imprese, per ottimizzare l’attraversamento ferroviario e quello veloce dei passeggeri e favorire la transizione ecologica della mobilità marittima e ridurre l’inquinamento.

Il progetto prevede, tra le altre cose:

  • due nuove navi (già previste tra il 2021 e 2025), ibridizzazione di tutta la flotta con tecnologia cold ironing di ultima generazione e infrastrutture a terra.
  • acquisto di tre mezzi navali di nuova generazione con la Propulsione NLG/Elettrica e rinnovo delle flotte navali private adibite all’attraversamento dello Stretto
  • interventi per migliorare l’accessibilità (nuovi ascensori, creazione di spazi di accoglienza e attesa, percorsi di transito per la connessione tra le banchine ferroviarie e gli imbarchi delle navi) e riqualificazione delle stazioni dello Stretto in una logica di Hub dell’intermodalità ferronave.

Solo questa parte di progetto equivale a ben 510 milioni di euro di risorse del PNRR.

In queste slide del Ministero, datate marzo 2022, ci sono tutti i dettagli della misura e dei fondi destinati ad essa.

Si tratta di un passaggio pianificato ben prima che il Ministro Salvini decidesse di rimettere sul piatto dei progetti quello del Ponte sullo Stretto.

Le conclusioni della Corte dei Conti

La Corte dei Conti, nella sua relazione, evidenzia che dei tre sub-investimenti del PNRR destinati al rinnovo della flotta nazionale due sono stati conseguiti al pelo della scadenza e in modo parziale, mentre per il terzo i tempi previsti dal D.M. 15.7.2021 non sono più attuabili. E nel terzo sub-investimento rientrava proprio quello della flotta sullo Stretto.

Pertanto la Corte ha invitato il Mit e la stessa Rfi a “definire tempestivamente le linee strategiche che possano utilizzare nel modo più efficace possibile il budget stanziato per il rinnovo della flotta di Rfi”.

In pratica i giudici contabili invitano a seguire criteri che tengano conto della possibilità di non utilizzare più le navi nello Stretto e di riconvertire e ridestinare qui fondi in modo diverso, qualora il Ponte entrasse in piena funzione secondo i tempi annunciati dal Governo.

Ovviamente si tratta di una questione piuttosto spinosa: pertanto a breve il Governo dovrà decidere cosa fare sull’argomento e come procedere. Il rischio è quello di dover dichiarare inattuabile il Ponte.

Non è la prima volta che la Corte dei Conti interviene

E non solo. In una delibera precedente e datata 2018, dall’emblematico titolo “La problematica chiusura della liquidazione di Stretto di Messina s.p.a.” la Corte dei Conti ha evidenziato criticità ulteriori per i quali non sono ancora state formulate contestazioni per danno erariale nei riguardi dei responsabili. La società era stata infatti posta in liquidazione il 15 aprile 2013, con il termine di un anno per la sua cessazione da lungo tempo scaduto.

La Società Stretto di Messina ha dunque continuato a esistere, benché in “assenza di attività rilevanti”. E soprattutto ha continuato a pagare stipendi agli organi sociali. Da qui il richiamo dei giudici contabili alla “necessità di ridimensionare i costi della società inclusi quelli degli organi sociali”.

 


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it