minibond pmiAnche per le imprese italiane, che sono oggi finanziate per oltre il 90% solo dalle banche è ora possibile emettere i cosidetti Mini Bond che consentono di diversificare l’esposizione finanziaria emettendo titoli destinati ad altri investitori. Nel 2015 è aumentato il numero di PMI che si sono rivolte al mercato dei mini-bond, mentre sono scesi il tasso medio d’interesse sui titoli di debito (intorno al 6%), e il valore medio delle emissioni (intorno ai 22 milioni di euro nel secondo semestre, contro i 28 milioni dell’analogo periodo 2014): sono alcune delle principali evidenze contenute nel secondo report italiano sui Mini-Bond dell’Osservatorio del Politecnico di Milano.

 

Per diversificare le modalità di copertura del proprio fabbisogno finanziario la quotazione al mercato AIM, mercato di Borsa Italiana dedicato alle piccole e medie imprese italiane ad alto potenziale di crescita, e l’emissione di mini-bond, rappresentano importanti opportunità per le PMI che vogliano crescere e recuperare competitività. Tutto è nato dal cd. Decreto Sviluppo (D.L. 83/2012), elaborato dal Governo Monti per fronteggiare la crisi economica italiana, è focalizzato essenzialmente sull’adozione di misure volte a consentire un parziale rilancio economico del nostro Paese a vantaggio delle piccole e medie imprese.

 

Infatti, tra le novità proposte dal Governo si annoverano anche i c.d. mini bond (ovvero cambiali finanziarie ed obbligazioni emesse dalle PMI). L’art. 32 del Decreto Sviluppo, rubricato “Strumenti di finanziamento per le imprese” consente alle PMI (con espressa esclusione delle banche e delle micro-imprese, ovverosia di quelle con meno di 10 dipendenti e che realizzano fatturato o bilancio annui fino a 2 milioni di euro), in presenza di alcuni specifici requisiti, di ottenere capitali di investimento attraverso l’emissione di strumenti di debito a breve termine, detti anche cambiali finanziarie, e a medio lungo termine, meglio noti come obbligazioni e/o titoli similari ed obbligazioni partecipative subordinate.

 

I Minibond possono essere emessi da società non quotate a condizione che:

 

  • l’emissione sia assistita da uno sponsor;
  • l’ultimo bilancio dell’emittente sia revisionato da un revisore legale o da una società di revisione;
  • i titoli siano collocati presso investitori qualificati e circolino esclusivamente tra tali investitori a condizione che non siano direttamente o indirettamente soci.

 

 

Un minibond quindi è un vero e proprio prestito obbligazionario che può essere emesso da una azienda non quotata. Dopo l’entrata in vigore della direttiva Aifm sono nate le Sicaf cioè i fondi chiusi a capitale fisso, uno degli strumenti per canalizzare risorse verso pmi e progetti strutturali. Con i decreti legislativi a inizio 2015, inoltre, c’è stata la nascita dei fondi di credito e dei fondi che investono in minibond, altri prodotti ad hoc per fornire credito alle pmi. Anche gli Eltif, diventati realtà a fine 2015, rappresentano un potenziale strumento importante con orizzonte temporale più lungo a sostegno dell’economia reale.