Dopo le proteste degli agricoltori adesso anche gli allevatori manifestano il proprio malumore contro le nuove politiche green dell’UE: nel mirino il nuovo piano per la qualità dell’aria.
L’inquinamento atmosferico rappresenta una minaccia per la salute umana e l’ambiente, con la Pianura Padana che si configura come una delle aree più critiche d’Europa. In questo contesto, il Piano di qualità dell’aria europeo, entrato in vigore nel 2024, introduce nuove misure per limitare le emissioni inquinanti, puntando anche il dito contro il settore agricolo e zootecnico.
Le nuove disposizioni prevedono l’obbligo per gli allevamenti di coprire le concimaie e di adottare sistemi di riduzione delle emissioni di ammoniaca e gas serra. L’obiettivo è ambizioso: migliorare la qualità dell’aria e tutelare la salute dei cittadini, ma la reazione degli allevatori non si è fatta attendere.
Piano qualità dell’aria, gli allevatori insorgono contro l’UE
Coldiretti, principale associazione di categoria, denuncia un impatto economico insostenibile delle nuove misure. La copertura delle concimaie, ad esempio, richiederebbe un investimento significativo da parte delle aziende agricole, con costi che si aggirano intorno ai 20.000 euro per ettaro. A ciò si aggiungono i costi per la gestione e la manutenzione dei nuovi sistemi di abbattimento delle emissioni.
Le critiche non si fermano all’aspetto economico. Coldiretti sottolinea anche l’inefficacia di alcune misure, come la copertura delle concimaie, che non sarebbe in grado di abbattere significativamente le emissioni di ammoniaca. L’associazione propone quindi alternative, come la sperimentazione di tecnologie innovative e l’adozione di pratiche agricole sostenibili, in grado di ridurre l’impatto ambientale dell’allevamento.
Proteste degli allevatori in diverse Regioni
La protesta degli allevatori trova il sostegno di diverse Regioni, in primis la Lombardia. La regione più industrializzata d’Italia si oppone alle nuove regole europee, paventando la chiusura di gran parte delle attività industriali e agricole con gravi conseguenze per l’economia nazionale. Il presidente Fontana ha presentato a Bruxelles il “Manifesto della Lombardia”, un documento che chiede un piano B per la qualità dell’aria, più sostenibile per le imprese e i cittadini.
Anche il Piemonte, regione con una forte tradizione zootecnica, si oppone alle nuove regole europee. Il Piano regionale di Qualità dell’Aria, in linea con le direttive UE, impone agli allevatori di coprire le concimaie, con un impatto economico e paesaggistico non indifferente. Coldiretti Asti denuncia l’insostenibilità di questa misura e chiede un approccio graduale e sostenibile, che tenga conto delle specificità del territorio e delle esigenze delle aziende agricole.
La partita è aperta. Bruxelles è chiamata a trovare un equilibrio tra la tutela dell’ambiente e le esigenze economiche di un territorio strategico come la Pianura Padana. La sfida è complessa e richiede una soluzione che tenga conto di entrambi gli aspetti.
Trovare il giusto equilibrio
Oltre alle misure contestate dagli allevatori, il Piano di qualità dell’aria prevede una serie di interventi su altri fronti. Tra questi, il potenziamento del trasporto pubblico, la promozione di veicoli elettrici e la riqualificazione energetica degli edifici. Si tratta di misure che, se attuate con efficacia, possono contribuire a migliorare la qualità dell’aria in maniera significativa.
La sfida per il futuro è quella di trovare un modello di sviluppo sostenibile che concili la tutela dell’ambiente con le esigenze economiche e sociali. Un obiettivo che richiede il coinvolgimento di tutti gli attori in gioco: cittadini, imprese, istituzioni e mondo scientifico.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it