L’industria suinicola italiana è minacciata da una crisi senza precedenti, alimentata dall’avanzata inarrestabile della Peste Suina Africana (PSA).


Attualmente, si contano 24 focolai della malattia nel paese: 18 in Lombardia, cinque in Piemonte e uno in Emilia-Romagna. Questa diffusione ha scatenato una serie di preoccupazioni e reazioni a livello politico ed economico.

La PSA, malattia virale altamente contagiosa per i suini, sta avendo effetti devastanti sull’intero comparto dell’allevamento.

Peste Suina Africana: l’impatto devastante sul settore suinicolo italiano

Il settore, che ha un valore totale di 20 miliardi di euro e impiega circa 100.000 persone, sta affrontando perdite stimate tra 20 e 30 milioni di euro al mese. In particolare, le esportazioni, che ammontano a circa 2,1 miliardi di euro, sono gravemente compromesse, poiché molti paesi temono di importare carne suina contaminata.

Nonostante le restrizioni imposte e gli sforzi di contenimento, i primi quattro mesi del 2024 hanno visto un incremento del 30% nelle vendite verso Canada e Stati Uniti. Questo dimostra quanto i prodotti di salumeria italiani siano apprezzati all’estero e quanto sia vitale per il settore continuare a esportare. Tuttavia, senza un intervento rapido e deciso per contenere l’epidemia, il rischio è di compromettere ulteriormente la sostenibilità economica del settore.

La denuncia di Assosuini

Secondo quanto denunciato dalla federazione Assosuini la situazione richiede un impegno collettivo per rispettare le norme di biosicurezza e per evitare di incolpare ingiustamente gli allevatori. Può essere anche vero che alcuni hanno violato le regole, ma attribuire la colpa per l’80% dei casi alla filiera suinicola è una semplificazione eccessiva. La realtà è che i cinghiali selvatici, che sono sotto la responsabilità dello Stato, giocano un ruolo cruciale nella diffusione del virus. Senza un controllo efficace di questa popolazione di animali selvatici, i rischi per il settore rimarranno elevati.

La preoccupazione di Confagricoltura

Rudy Milani, presidente della Federazione Nazionale dei Suinicoltori di Confagricoltura, esprime grave preoccupazione per la situazione. “Il commissario si concentra sugli aspetti tecnici, ma sul piano commerciale siamo sull’orlo del baratro,” dichiara Milani. “Dall’inizio dell’epidemia, abbiamo subito danni per oltre mezzo miliardo di euro. È urgente un intervento deciso sui cinghiali selvatici e un sostegno concreto alle aziende suinicole.

Milani sottolinea che è necessaria una risposta coordinata tra tutte le parti interessate, dalle banche ai trasformatori. Solo un approccio integrato e responsabile potrà aiutare a ristabilire l’equilibrio del settore e garantire la sua ripresa.

In sintesi, la peste suina africana rappresenta una crisi complessa e devastante per l’industria suinicola italiana. Solo con interventi tempestivi e una cooperazione efficace tra tutti i soggetti coinvolti sarà possibile contenere l’epidemia e limitare i danni economici, evitando una catastrofe per questo importante settore.