pesca eccessivaIl presidente della FIPE, Stoppani giudica “ingiustificato” l’allarme lanciato da Coldiretti-Impresapesca, secondo la quale al ristorante non è obbligatorio indicare la provenienza del pesce: “chiunque facesse uso di un pesce al posto dell’altro incorrerebbe nel grave reato di frode in commercio”.

 

“Mi pare che Coldiretti-Impresapesca abbia lanciato un allarme in buona parte ingiustificato e che, nella sua genericità, non aiuta a risolvere l’eventuale problema della cosiddetta ‘frode del pesce’. In ogni caso, in questa vicenda la ristorazione italiana non accetta di essere tirata in ballo e di diventare il capro espiatorio di turno”.

 

Lo ha affermato il presidente di Fipe-Confcommercio, Lino Stoppani, in replica a quanto affermato dall’associazione agricola (più di due pesci su tre consumati in Italia provengono dall’estero “con il rischio evidente che venga spacciato come Made in Italy pesce importato, anche perché al ristorante non è obbligatorio indicare la provenienza”).

 

“I ristoratori italiani, sottoposti a controlli e procedure rigorose – ha aggiunto Stoppani – non hanno alcun interesse a frodare i loro clienti, fonte della loro sopravvivenza e del loro successo. Inoltre, non corrisponde al vero l’affermazione secondo la quale i ristoratori non hanno l’obbligo di indicare la provenienza dei loro prodotti: ogni esercente ha l’obbligo di tenere traccia della filiera per eventuali controlli dei Nas e delle autorità sanitarie. Chiunque facesse quindi uso di un pesce al posto dell’ altro incorrerebbe nel grave reato di frode in commercio”.

 

“Per quanto concerne poi la difesa del Made in Italy in tema di pescato – ha concluso Stoppani – si sfiora il surreale: i ristoratori si riforniscono, come ogni cittadino, presso i canali distributivi esistenti e acquistano il pescato normalmente in commercio, la cui provenienza non dipende dalla volontà dei cuochi italiani, ma dalla pescosità dei nostri mari. È la qualità e la professionalità dei nostri chef a costituire il valore inimitabile del ‘Made in Italy’ nella ristorazione. Si continua, infatti, a sottovalutare la capacità del consumatore di comprendere la qualità dei prodotti che consuma e di pagarli al giusto prezzo considerando tutti i fattori che li accompagnano, provenienza compresa”.