A 80 anni dalla promulgazione delle Leggi razziste italiane un possibile taglio, in un allegato al Decreto Fiscale collegato alla Legge di Bilancio, che potrebbe far discutere: niente più Pensioni alle vittime delle Leggi Razziali?
La decisione è contenuta in un allegato al decreto fiscale, insieme ad altri tagli che riguardano il sostegno alle famiglie e alle imprese: non si tratta di una riduzione ma di una cancellazione, fa sapere l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
La presidente dell’Ucei Noemi Di Segni, come riporta un articolo pubblicato sul quotidiano La Stampa ha scritto al premier Giuseppe Conte, al ministro dell’Economia Giovanni Tria e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, che ha la delega per i rapporti con le confessioni religiose e per le attività dedicate alla memoria.
A ottant’anni esatti dalle leggi razziali, dunque. la maggioranza gialloverde taglierebbe gli assegni previsti fin dal 1955 per chi aveva subito la persecuzione fascista perché di religione ebraica o per le idee politiche. Si parla di importi pari a 500 euro al mese destinati a persone nate prima del 1945, che quindi oggi hanno superato i 70 anni di età. Lo stanziamento totale “risparmiato” è pari a 50 milioni di euro.
Arriva la smentita
Dopo il clamore della notizia arrivata in mattinata, tuttavia, il Governo si è subito preparato alla smentita tempestiva. Smentita con forza dalla sottosegretaria all’Economia, Laura Castelli: “Smentiamo in modo categorico che sia stato tolto anche solo un euro dall’assegno per le vittime delle leggi razziali e per i perseguitati dal fascismo per motivi politici”.
Una posizione ribadita anche da una nota ufficiale del Tesoro, giunta all’ora di pranzo, nella quale il Mef ha dettagliato che “i titolari degli assegni non subiranno alcuna decurtazione” e che il decreto fiscale “ha semplicemente operato un allineamento dello stanziamento in bilancio alla effettiva erogazione delle risorse in base ai diritti soggettivi degli interessati. Ma non sono state introdotte misure che limitano il beneficio o i requisiti di accesso”.
Le leggi razziali
Le leggi razziali fasciste furono un insieme di provvedimenti legislativi e amministrativi (leggi, ordinanze, circolari) applicati in Italia fra il 1938 e il primo quinquennio degli anni quaranta, inizialmente dal regime fascista e poi dalla Repubblica Sociale Italiana.
Esse furono rivolte prevalentemente contro le persone di religione ebraica. Il loro contenuto fu annunciato per la prima volta il 18 settembre 1938 a Trieste da Benito Mussolini, da un palco posto davanti al Municipio in Piazza Unità d’Italia, in occasione di una sua visita alla città. Furono abrogate con i regi decreti-legge n. 25 e 26 del 20 gennaio 1944, emanati durante il Regno del Sud.