Secondo alcuni recenti dati Istat, nel 2051, si andrà in pensione all’età di 70 anni: vediamo quali sono i motivi.


Durante un’audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, il presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli, ha presentato alcuni dati inerenti all’età pensionabile per il futuro.

A causa di diversi fattori, come l’aumento dell’aspettativa di vita e l’invecchiamento della popolazione, l’età pensionabile si alzerà di due anni, rispetto ad oggi, arrivando a 70 anni.

Vediamo allora i dati dell’Istat.

Dati Istat: nel 2051 si andrà in pensione a 70 anni

Ad oggi, l’età del pensionamento è fissata a 67 anni. Ma si tratta di un dato che tenderà ad aumentare nei prossimi anni.
Già nel 2027, infatti, si andrà in pensione a 67 anni e 3 mesi. L’aumento sarà progressivo, fino ad arrivare a 69 anni e 6 mesi di età pensionabile, nel 2051.

Questi sono i dati portati dall’Istat e comunicati dal presidente Francesco Maria Chelli alle commissioni Bilancio di Camera e Senato.
L’aumento dell’età pensionabile è dovuto a diversi fattori, soprattutto sociali.

Ad influenzare il dato, infatti è l’aumento della speranza di vita all’età di 65 anni, ma anche lo squilibrio tra la popolazione anziana e quella in età di lavoro.

Secondo l’Istat, le prospettive per il futuro comportano “un’amplificazione dello squilibrio tra nuove e vecchie generazioni, che appare guidato più dall’attuale articolazione per età della popolazione che dai cambiamenti demografici ipotizzati”.

Per il futuro, è previsto un cambiamento nella popolazione italiana, che sarà composta da due terzi da pensionati e da un terzo da popolazione in età di lavoro.

Questo ovviamente comporta un’influenza sulle politiche di previdenza sociale e ci sarà bisogno di maggiori risorse per poter pagare le pensioni della popolazione pensionabile, in aumento in confronto a quella in età di lavoro.

Il dato peggiora se includiamo anche il calo della natalità.

Secondo le stime, nei prossimi anni la popolazione italiana scenderà dagli attuali 59 milioni a 54 milioni. Nel caso limite in cui ci sia un crollo ulteriore delle nascite, la popolazione italiana potrebbe arrivare a 52,7 milioni, la differenza tra popolazione in età di lavoro e popolazione in pensione sarebbe molto alta e difficile da sostenere per le casse dello Stato.

Come influiranno i cambiamenti sui conti dello Stato

Tutti questi dati, come anticipato, influiranno anche sui conti pubblici.

Nel Piano strutturale di bilancio, il Governo ha dichiarato che “l’allungamento della vita lavorativa costituisce una necessità per la sostenibilità dei sistemi previdenziali, sono allo studio incentivi alla permanenza nel mercato del lavoro”.

Questo si rispecchierà anche nella prossima di Legge di Bilancio, con misure ad hoc per “trattenere” i lavoratori invece di andare in pensione.

Rimangono attive le misure come Quota 103, Opzione donna e Ape sociale, ma saranno introdotti requisiti più stringenti.
Nella prossima Manovra, inoltre, si punta ad un rafforzamento del bonus Maroni, che “premia” chi rimane al lavoro, nonostante abbia raggiunto i requisiti per la pensione.