Dalla partecipazione a Casa Italia all’attività del Centro protesi di Vigorso di Budrio, alla partership col Cip: alla vigilia di Sochi 2014, il presidente dell’Istituto illustra alcuni dei motivi d’interesse per un evento che ha assunto un ruolo strategico nella promozione delle strategie di riabilitazione a favore delle persone disabili
A un giorno dall’inaugurazione delle Paralimpiadi di Sochi 2014 – e mentre Casa Italia apre i battenti in vista dei nove giorni di giochi – il presidente dell’Inail, Massimo De Felice, illustra lo stretto rapporto che, da sempre, lega l’Istituto ai giochi paralimpici. Un rapporto in corso ormai da oltre 50 anni e che – in nome dello sport come strumento di straordinaria importanza per la riabilitazione e il reinserimento delle persone disabili – è destinato a rafforzarsi.
Presidente De Felice, quali sono, a suo parere, i motivi che giustificano tanto interesse nei confronti delle Paralimpiadi?
“Gli aspetti che fanno delle Paralimpiadi un evento di grande importanza sono numerosi, a cominciare ovviamente dalla capacità di dare visibilità e di sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo alla condizione delle persone con disabilità. Sollecitare l’attenzione, e in modo così costruttivo, nei confronti di questo mondo tanto ricco di valore è, senza dubbio, un merito enorme. Esiste, poi, una prima valenza strategica: lo sport agonistico spinge la ricerca sulle protesi e le ortèsi a alta tecnologia. Questa strumentazione, sperimentata in forme e condizioni di utilizzo ‘estremo’ (per l’agonismo), è pronta per il trasferimento nella ‘vita pratica’, per rendere ‘più normali’ le azioni della quotidianità. Il secondo messaggio strategico richiama e sottolinea il ruolo dello sport: in molti casi, lo sport è un’attività che può avere un grande effetto terapeutico per la riabilitazione; la pratica sportiva è uno strumento straordinariamente efficace per il reinserimento sociale”.
Per quanto riguarda specificatamente l’Inail, qual è il significato delle Paralimpiadi?
“L’Inail guarda da sempre alle Paralimpiadi con grande attenzione. Quel ‘da sempre’ significa ‘da più di mezzo secolo’, segnala un senso sottile di orgoglio che deve valere non solo per l’Inail, ma per l’Italia. Le prime Paralimpiadi ‘ufficiali’ si tennero a Roma, nel 1960, come seguito dei giochi olimpici. Furono volute dalla sensibilità e dalla lungimiranza di Antonio Maglio, medico che operava presso l’allora Centro Paraplegici dell’Inail di Villa Marina, a Ostia. Gli atleti che gareggiarono in quell’edizione avevano scritto ‘Inail’ sulle loro maglie”.
Questa partecipazione dell’Istituto alla Paralimpiadi come è evoluta nel tempo?
“L’impegno dell’Inail – per quei motivi storici – è sempre stato intenso e spontaneo. Dai Giochi di Roma siamo arrivati a Londra e, passando per Vancouver, oggi a Sochi. Le Paralimpiadi di Londra hanno dato la dimensione del lavoro fatto; sono cambiati gli ordini di grandezza: nel numero di delegazioni e di atleti partecipanti, nel numero di spettatori, nello spazio dedicato dai giornali e dagli altri mezzi di comunicazione. L’Inail continuerà garantire impegno attivo. E’ stata rafforzata la collaborazione col Cip, il Comitato italiano paralimpico: è un accordo quadriennale che pianifica e sostiene le attività sino ai prossimi giochi di Rio de Janeiro. Non riguarda – ovviamente – soltanto l’agonismo. E’ finalizzato soprattutto alla sensibilizzazione ‘di massa’ verso lo sport, come mezzo per fronteggiare la disabilità, al trasferimento di strumenti, stili e prassi nella vita di tutti i giorni. Guarda al territorio, per costruire poli di attrazione in grado di diffondere la pratica sportiva finalizzata alla riabilitazione e al reinserimento”.
Presidente, un cenno conclusivo alla più generale attività che attualmente l’Inail svolge in relazione alla ricerca sui materiali e alla progettazioni di protesi…
“E’ un’attività che l’Istituto considera strategica, caratteristica e qualificante. Le esperienze di Vigorso di Budrio restano la base solida e prestigiosa su cui costruire. L’Inail è impegnato, su quella base, a progettare una rete di collaborazioni, per creare sinergie tra la ricerca ‘di frontiera’ e le pratiche di utilizzazione di protesi e ortèsi ad alta tecnologia. Abbiamo recentemente stipulato l’accordo con l’Istituto italiano di tecnologia, l’IIT di Genova, per portare la robotica (che l’IIT sviluppa a livelli di eccellenza) nelle pratiche di riabilitazione e nella strumentazione protesica. Con analoghe finalità è stata rinnovata la collaborazione con l’Istituto Sant’Anna di Pisa, sempre privilegiando il collegamento tra ricerca, alta tecnologia, sensibilità pratica nelle applicazioni. Speriamo di estendere queste forme di collaborazione ad altri ambiti, in particolare all’analisi degli strumenti di lavoro, degli impianti e dei processi produttivi, per dare nuovi impulsi all’attività di prevenzione”.
FONTE: Inail