Paolo Borsellino, un depistaggio sulle indagini a cui hanno partecipato cariche statali: la Procura di Caltanissetta conferma i sospetti prosegue nelle sue ricerche sul caso.
Dopo le motivazioni della sentenza Borsellino quater – che hanno chiamato in causa alcuni degli investigatori dell’epoca che hanno gestito la collaborazione di Vincenzo Scarantino solo di recente rivelatosi totalmente inattendibile – la Procura di Caltanissetta ha chiesto il rinvio a giudizio di tre poliziotti per il depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio. L’udienza preliminare non è stata ancora fissata.
Nelle motivazioni della sentenza del processo Borsellino quater, si sottolinea come le false dichiarazioni abbiano dato vita a “uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana“.
La Corte d’assise di Caltanissetta, presieduta da Antonio Balsamo, giudice a latere Janos Barlotti, 14 mesi fa concluse l’ultimo processo sulla strage di via d’Amelio e nelle 1.865 pagine di motivazioni non fa sconti. Punta il dito contro i servitori infedeli dello Stato che imbeccarono piccoli criminali, assurti a gole profonde di Cosa nostra, costruendo una falsa verità sugli autori dell’attentato al giudice Borsellino, avvenuto 57 giorni dopo quello contro Giovanni Falcone.
Le indagini dunque proseguono e si attendono nuovi importanti risvolti sul caso.
La strage di Via d’Amelio
L’attentato si concretizzò con l’esplosione di un’autobomba sotto la casa di via D’Amelio, strappando la vita al giudice Paolo Borsellino e agli uomini della sua scorta. E’ il 19 luglio 1992, e tra pochi giorni ricorrerà il 26mo anniversario di questa immane tragedia.
Con il giudice perdono la vita gli agenti di scorta Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina, Claudio Traina ed Emanuela Loi, prima donna poliziotto a essere uccisa in un attentato di mafia.