Con l’arrivo dell’estate, ritorna la pratica di lasciare il proprio ombrellone in spiaggia, ma si può fare? Ecco cosa dice la legge.
L’estate è ormai iniziata e sempre più italiani decidono di passare le loro vacanze al mare.
In molti decidono di optare per la spiaggia libera, ovvero un’area demaniale marittima disponibile liberamente e gratuitamente all’uso pubblico.
Solitamente, le spiagge libere sono molto affollate e alcuni cittadini tentano di riservarsi un posto, lasciando il proprio ombrellone in spiaggia, anche durante la notte.
Ma si tratta di una pratica legale? Vediamolo insieme.
Ombrellone in spiaggia: è legale?
Quante volte siamo andati, anche di buon’ora, in spiaggia, per poi accorgerci che molti posti erano già occupati da ombrelloni e asciugamani posizionati, spesso, la sera prima?
La pratica, oltre a non essere la massima espressione del senso civico, non è completamente legale.
La spiaggia libera, infatti, fa parte del demanio pubblico e i beni pubblici non possono essere occupati senza permesso, soprattutto non in modo permanente. Si tratta, quindi, di una pratica illegale, perché si configura l’illecito di occupazione abusiva del suolo pubblico.
L’illecito, inoltre, può assumere condotte penalmente rilevanti e costituire un reato se quell’occupazione avviene a scopo di profitto, ovvero se si costituisce una struttura dedicata alla vendita.
In ogni caso, il bagnante non può lasciare l’ombrellone in spiaggia perché non può esercitare alcun tipo di potere su un bene pubblico.
Ombrellone in spiaggia: quali sono le sanzioni
Chi lascia l’ombrellone in spiaggia può incorrere in una sanzione, come previsto dall’art.1161 del Codice della navigazione, che recita:
“Chiunque arbitrariamente occupa uno spazio del demanio marittimo o aeronautico o delle zone portuali della navigazione interna, ne impedisce l’uso pubblico o vi fa innovazioni non autorizzate, ovvero non osserva i vincoli cui è assoggettata la proprietà privata nelle zone prossime al demanio marittimo od agli aeroporti, è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a euro 516,00, sempre che il fatto non costituisca un più grave reato”.
Inoltre, potrebbero esserci ulteriori sanzioni previste dal Comune o dalle Regioni, attraverso l’emanazione di ordinanze apposite.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it