Dall’ultimo studio pubblicato dall’organizzazione con sede a Parigi è emerso che gli oneri fiscali sono aumentati con una maggiore incidenza sugli stipendi netti. Le tasse sui salari sono aumentate di circa 1 punto percentuale per il lavoratore medio nei paesi Ocse tra il 2010 e il 2014 anche se la maggior parte dei governi nazionali non ha effettuato manovre di intervento al rialzo delle aliquote.
Una situazione a macchia di leopardo
Questo è quanto emerso dal nuovo rapporto Ocse reso noto il 14 aprile scorso. Nel quadro complessivo dei paesi appartenenti all’area Ocse è stato rilevato un incremento dell’onere fiscale in 23 Paesi, mentre in altri 10 Paesi è stata registrata una riduzione nello stesso periodo di riferimento. La maggiore imposta sui salari è strettamente connessa a un incremento dei salari rispetto all’andamento degli sgravi fiscali e dei crediti di imposta.
Il confronto con il 2014 e il cuneo fiscale
Nel 2014, l’onere fiscale medio per il lavoratore Ocse è passato da 0,1 punti percentuali al 36% nonostante nessun paese Ocse abbia disposto aumenti delle aliquote ordinarie. Nello specifico, l’onere fiscale è aumentato in 23 dei 34 Paesi dell’area Ocse, sceso in nove Paesi e rimasto invariato in due. Il peso contributivo degli oneri fiscali e previdenziali è misurato dal c.d. ‘cuneo fiscale’. In altri termini sul totale delle tasse pagate da dipendenti e datori di lavoro, risultano meno prestazioni familiari ricevute, se considerate come percentuale del totale dei costi del lavoro sostenuti dal datore di lavoro. L’analisi dimostra che vi è una variazione significativa tra questi Paesi. Nel 2013, il cuneo fiscale in Brasile e Cina per il lavoratore medio era simile a quello osservato in molti Paesi dell’Ocse. Al contrario, il cuneo fiscale dei lavoratori dipendenti di India, Indonesia e Sud Africa è risultato inferiore rispetto alla maggior parte delle economie Ocse. Uno dei risultati più sorprendenti di questa analisi è che, a differenza della maggior parte dei Paesi Ocse, i carichi di famiglia giocano molto poco o addirittura nessun ruolo nella riduzione dell’imposta per i lavoratori.
Il confronto tra i singoli Stati
Inoltre gli oneri fiscali sono aumentati nel 2014 e il valore medio più alto si è avuto per i lavoratori single. In rapporto a un salario medio le aliquote sono state del 55,6% in Belgio, del 49,4 in Austria, del 49,3% in Germania e del 49% in Ungheria. Valori inferiori sono stati registrati in Cile (7%), Nuova Zelanda (17,2%), Messico (19,5%) e Israele (20,5%). L’aumentata tassazione sul reddito personale è stata il principale contributo all’incremento del cuneo fiscale in ben 18 dei 23 Paesi che hanno registrato incrementi. Inoltre il maggiore aumento è stato regisrato in Irlanda (+ 1,1 punti percentuali) dove una maggiore percentuale di reddito è stato sottoposto a tassazione secondo aliquote fiscali ordinarie, mentre le soglie e gli importi dei crediti di imposta base sono rimasti invariati dal 2011. La riduzione delle imposte sul reddito personale e i minori contributi previdenziali per il datore di lavoro sono stati i fattori primari nei Paesi dove è diminuito il cuneo fiscale.
In Grecia il calo di un punto percentuale
L’unico Paese con un calo di oltre un punto percentuale è stato la Grecia (-1. 2 punti percentuali) a causa della diminuzione dei contributi di sicurezza sociale, a carico del datore di lavoro (-0. 9 punti percentuali). Il tasso di contributo del datore di lavoro complessivo è stato ridotto da 27,46% al 24,56% dal mese di luglio 2014. Per quanto riguardo gli oneri fiscali in famiglie con bambini, si deve sottolineare come la tassazione più alta, e di conseguenza il cuneo, è per un reddito complessivo per famiglie con due bambini con salario medio. I dati registrati sono in Grecia (43,4%), in Belgio (40,6) e in Francia (40,5%). La Nuova Zelanda aveva il più piccolo cuneo fiscale per queste famiglie (3, 8%), seguita da Cile (7%), Svizzera (9,8%) e Irlanda (9,9%), mentre la media per i Paesi Ocse era del 26,9%. A causa del ridotto incremento del reddito familiare e del mancato adeguamento delle prestazioni famigliari base, Irlanda ha visto il più grande aumento della pressione fiscale per le famiglie con un solo percettore e con bambini (+ 1,5 punti percentuali) rispetto a un incremento medio attestatosi a 1 punto percentuale per il singolo lavoratore medio.
Lavoratori con figli e lavoratori senza
In tutti i paesi dell’Ocse tranne Cile, Grecia e Messico, il cuneo fiscale per i lavoratori con figli è inferiore a quello dei lavoratori single senza figli. Le differenze sono particolarmente rilevanti in Repubblica Ceca, Germania, Irlanda, Lussemburgo e Slovenia. Per quanto riguarda il carico fiscale in Paesi come Brasile, Cina, India, Indonesia e Sud Africa, l’entità del cuneo fiscale per il singolo lavoratore medio, nel 2013, ha oscillato tra il 33 e il 34% in Brasile e Cina, quindi leggermente al di sotto della media Ocse del 35,9%. Le medie corrispondenti in India, Indonesia e Sud Africa, variano da zero al 14,3%, molto al di sotto di quanto rilevato nella maggior parte dei paesi Ocse. In particolare in Brasile, Cina, India e Indonesia, il lavoratore medio paga poca o nessuna imposta sul reddito e il datore di lavoro versa contributi previdenziali su una componente del 70-80% del cuneo fiscale. In Sudafrica, la situazione è diversa, in quanto l’Irpef in percentuale del costo totale del lavoro (11,4%) è a soli 2 punti percentuali sotto la media Ocse e comprende circa l’80% dell’imposta totale. Diversamente dalla media Ocse, la presenza di bambini ha poco o nessun effetto sulla pressione fiscale nei Paesi non Ocse. Infine, in alcuni Paesi vi sono prodotti assicurativi che presentano vantaggi e che e che sono garantiti attraverso pagamenti obbligatori sui fondi pensione gestiti privatamente o da compagnie di assicurazione, piuttosto che attraverso pagamenti di contributi previdenziali al governo.