Obsolescenza programmata beni di consumo, l’Antitrust, in un’Audizione parlamentare del Presidente Roberto Rustichelli si pronuncia sulla materia.
In questa audizione l’Antitrust, in particolare, ha espresso la propria opinione in merito al Disegno di legge n. 615 con particolare riferimento alle disposizioni per il contrasto dell’obsolescenza programmata dei beni di consumo.
Obsolescenza programmata beni di consumo: l’Antitrust interviene
Secondo l’Autorità, l’utilizzo di strategie volte a favorire l’esaurimento dei prodotti ha un rilevante impatto non solo sui diritti dei consumatori, ma anche sulla sostenibilità ambientale, avuto riguardo al profilo della produzione dei rifiuti – tema che presenta strette connessioni con il modello dell’economia circolare – ed inoltre sulla spesa pubblica, atteso che tali beni di consumo sono acquistati anche dalle pubbliche amministrazioni.
Sebbene nell’ordinamento nazionale non possa, in ipotesi escludersi la possibilità di ricondurre le condotte in esame al reato di truffa (art. 640 c.p.) e di frode nelle pubbliche forniture in caso di acquisti da parte della p.a. (art. 356 c.p.), l’iniziativa colma opportunamente un vuoto e supera ogni incertezza, introducendo una fattispecie tipica di reato.
Un aspetto di rilievo che, in tale quadro, mi pare importante sottolineare è che, pur in mancanza di una disciplina specifica del fenomeno, i consumatori non sono comunque rimasti fino ad oggi privi di tutela e garanzie.
Il comportamento scorretto di alcune Imprese
I comportamenti delle imprese volti a favorire l’obsolescenza programmata dei beni di consumo – e tutte le condotte astrattamente individuate all’art. 1 del Ddl n. 615 – sono suscettibili, infatti, di integrare pratiche commerciali scorrette (peraltro nei soli confronti dei consumatori) ai sensi degli artt. 20 e seguenti del Codice del consumo. Come noto, la competenza ad accertare e sanzionare tali pratiche spetta all’Autorità, alla quale sono attribuiti anche poteri cautelari e inibitori ben tipizzati all’art. 27 del Codice del consumo.
L’Autorità ha avuto modo, in particolare, di occuparsi del fenomeno dell’obsolescenza programmata nell’ambito di due istruttorie concluse nel 2018, aventi ad oggetto le condotte attuate dai gruppi Apple e Samsung in relazione ad
alcuni noti smartphone da essi prodotti.
Le condotte accertate hanno riguardato il rilascio di alcuni aggiornamenti firmware dei rispettivi telefoni cellulari, che avevano provocato gravi disfunzioni e ridotto in misura significativa le prestazioni dei telefoni, in tal modo accelerando il processo di sostituzione degli stessi da parte dei consumatori.
I provvedimenti dell’Antitrust
Con i provvedimenti di chiusura dei due procedimenti, l’Autorità ha vietato la diffusione o la continuazione delle pratiche commerciali scorrette accertate e ha irrogato, tenuto conto della gravità delle condotte e della dimensione dei professionisti, una sanzione di 5 milioni di euro a Samsung e una sanzione complessiva di 10 milioni di euro ad Apple, prescrivendo altresì la pubblicazione di una dichiarazione rettificativa sulla pagina del sito Internet di ciascuna impresa.