non-portare-cane-veterinario-maltrattamento-animaliNon portare il cane dal veterinario quando necessario può essere considerato maltrattamento di animali? 

Ecco un recente caso dove l’Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali) si è costituito parte civile.


Se il proprietario di dimostra indifferente alle condizioni di salute del proprio animale e consente che le sue condizioni di aggravino e non lo porta da un medico veterinario è passibile di accusa di maltrattamento.

La Corte di Cassazione si è pronunciata con la Sentenza Sez. III, n. 22579/2019.

 

 

Definizione di Maltrattamento di animali

Secondo l’art. 544 ter del codice penale:

“Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione (da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro). La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. La pena è aumentata della metà se dai fatti di cui al primo comma deriva la morte dell’animale.”

L’imputata adesso dovrà rispondere dunque del reato di maltrattamento di animali, perché, come riportato nel capo di imputazione“senza necessità, ometteva di curare adeguatamente il proprio cane sottoponendolo a sofferenze e comportamenti incompatibili con la sua caratteristica etologica“.

Questo è quanto emerge da un recente caso verificatosi in Emilia Romagna, dove una padrona è finita sotto processo per non aver garantito adeguate cure al proprio cane.

Non portare il cane dal veterinario: è maltrattamento di animali?

La vicenda si è svolta a Faenza, in provincia di Ravenna. L’Enpal ha ricevuto diverse segnalazioni circa lo stato deplorevole in cui versava un cane, in evidente stato di sofferenza, con la zampa malata e legato ad una corda.

La padrona in questione si era dimostrata incurante delle condizioni di salute in cui versava il suo giovane pinscher , con una frattura al femore.

Lo stato di sofferenza era aggravato dal fatto che il cane fosse anche legato con la corda ad un palo.

Da quì la denuncia: l’imputata finirà sotto processo e dovrà rispondere di maltrattamento di animali.

Le dichiarazioni dell’ENPA

L’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali), che ha raccolto le segnalazioni arrivate su questa vicenda, è stata ammessa parte civile nel procedimento.

Questo processoafferma l’avvocato Enpa Claudia Ricci – riveste una grande rilevanza perché la donna è stata rinviata a giudizio ed è a processo non perché abbia esercitato una diretta violenza sul cane, ma perché è stata inerte, non avendo posto in essere ogni attività volta a curare la salute del proprio animale. L’imputata dovrà rispondere di maltrattamento di animali art. 544 ter c.p. […] E’ un reato “omissivo” e, cioè, dove il proprietario non ha esercitato violenza o effettuato azioni che hanno determinato la sofferenza dell’animale, ma non ha posto in essere quelle azioni fondamentali per la cura del suo animale, provocandogli sofferenza.”

La situazione – spiega Maria Teresa Ravaioli, Presidente Enpa di Faenza – era delicata e complicata. E’ stato necessario l’intervento della Polizia Municipale che ha proceduto al sequestro dell’animale. Diesel, questo il nome del cagnolino, è stato quindi portato da un nostro veterinario che ha riscontrato una vecchia frattura del femore trascurata che gli provocava grande dolore e sofferenza e lo costringeva a zoppicare. Lo abbiamo preso in affidamento per iniziare con lui un percorso di recupero. Ora, a distanza di più di un anno, sta molto meglio, è un cane affettuoso e per lui ci auguriamo un futuro pieno di amore ma anche di giustizia perché non intervenire di fronte al proprio cane sofferente è maltrattamento di animali e chi lo commette deve pagare”.

 


Fonte: articolo di Giusy Pappalardo