A volte capita di imbattersi in una evidente trasmissione di ignoranza a catena, come un fiume che tutto travolge nel suo fluire, con la sensazione che nulla si possa opporre.

Un esempio eclatante è la gestione delle scuole di piccoli paesini, costretti a subire regole fatte da ignoranti o da persone in mala fede … pertanto ignoranti.

Istruire dei bambini è sempre molto più facile che istruire e rieducare persone che sono state istruite male, vittime di quel fiume, da cui si sono lasciati trasportare. Vittime di quella istruzione vuota, senza valori, che a volte  peggiora  anche  le persone, per cui diventa palese  che  bisognerebbe  cambiare  paradigma all’istruzione, per evitare di creare imbecilli istruiti. Forse certe persone sarebbero addirittura meno stupide se fossero meno istruite, quando l’istruzione è stata fatta male. Per cui bisogna riflettere molto sul tipo e sulla modalità dell’erogazione dell’istruzione, che può rendere uno studente più saggio o più pericoloso.

C’è qualcosa che non torna, se ci accorgiamo che i bambini sono sempre più intelligenti e la maggior parte degli adulti sempre più stupidi. Dobbiamo quindi riflettere seriamente sull’istruzione o quella che chiamiamo oggi istruzione.

Ormai è da molto tempo che i ragazzi vengono obbligati ad un sistema scolastico che impartisce regole, ma che alla fine del corso di studio, ad una domanda che va un attimo fuori della sua specializzazione, ti guardano smarriti e si esprimono con un “boh!”.

Queste persone, con questo tipo di approccio all’istruzione, sono quelle che oggi insegnano o che pretendono di insegnare. Certo, in un mondo dove una persona veramente colta guadagna in un anno quanto uno sportivo in un giorno, sta ad indicare il valore che diamo all’istruzione. In un mondo che fa sì che si producano macchine che possano agire come uomini e uomini che agiscono come macchine, eseguendo ordini senza porsi domande, con la scusa di essere ligi al dovere.

Quando questi sono l’ultimo anello della catena, con cui alla fine si è obbligati ad avere a che fare, cadono le braccia e spiazzano chiunque, perché è impensabile che possano fare un minimo di ragionamento.

Se solo per un attimo si pensasse veramente che l’istruzione con la “i” maiuscola significa trasmissione di civiltà, che non si basa solo sulla conoscenza di fatti ma l’apprendimento anche di valori, per rendere l’uomo etico, allora ci dovremmo chiedere se una norma che si basa sul rapporto economico, tanto da non permettere l’istruzione di bambini di una scuola primaria di montagna, perché non si raggiunge il numero minimo di studenti, bisognerebbe chiedersi che valore questa società attribuisce all’istruzione.

Ancora di più quando parliamo appunto di una scuola primaria di montagna, che significherebbe livellare quelle differenze e quelle ineguaglianze stabilite dalle condizioni impari, che l’istruzione attenuerebbe, per evitare  che  lo  svantaggio diventi ancora maggiore, dando quell’istruzione che dovrebbe essere il tesoro che seguirà ovunque i suoi proprietari.

Quando si valuta il costo dell’istruzione, bisognerebbe sempre  valutare  anche  il costo sociale dell’ignoranza. L’istruzione dovrebbe essere fondamento di ogni civiltà e dovrebbe essere l’ultima spesa su cui un paese dovrebbe economizzare, senza rimpiangere mai il denaro speso per questo. Un bambino senza istruzione è come un uccello senza ali e viaggerà al buio. La società di questo ne è colpevole ed è responsabile delle tenebre che produce.

L’istruzione è il grande motore dello sviluppo personale. È attraverso l’istruzione che si riequilibrano anche le disparità, dove un bambino di una famiglia disagiata può diventare presidente di una nazione.

La scarsa considerazione che la nostra classe politica riserva all’istruzione, è la conseguenza del basso livello culturale della gran maggioranza degli eletti in Parlamento. Un paese che distrugge la sua scuola non può dire che lo fa per soldi e perché le risorse mancano. L’Italia riesce a spendere cento milioni al giorno in armi. Un paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere, perché il segreto della libertà sta nell’istruire le persone. Senza l’istruzione, le migliori leggi restano inutili.

Nel contempo, questa istruzione non può essere gestita senza veri maestri, che eseguono piani di studi senza considerare chi si trovano d’avanti, senza aver capito che l’istruzione non è una mera preparazione finalizzata al lavoro, ma  è  la  vita stessa, capace di una continua riorganizzazione della propria esperienza.

Ma questo è possibile solo cercando di alzare la qualità dell’istruzione, creare un sistema in cui lo studio sia percepito come un vero e proprio investimento, con l’obiettivo principale di creare uomini e donne che siano capaci di fare cose nuove e non soltanto di ripetere semplicemente ciò che le altre generazioni hanno fatto. L’istruzione deve nutrire la curiosità vivace dei bambini, che devono essere messi in condizione di porre continuamente domande e di insegnare loro come pensare e non che cosa pensare. Dargli quel bagaglio di istruzione che li porta a imparare di continuo, sempre assorbendo conoscenza da ogni possibile fonte e da ogni opportunità che gli si presenta. Maturare quella saggezza tale da capire che l’istruzione non è un prodotto, ma un processo del tentativo di acquisirla, che dura tutta la vita, che non deve essere legata per forza alle istituzioni scolastiche ma a qualsiasi cosa sia disponibile e alla portata di mano, che sia un libro, una rivista, un viaggio o un ufficio. Quel tentativo che non acquisisce solo informazioni ma fa vivere in armonia con tutto quanto esiste attorno, che non deve portare alla mera formazione al lavoro, ma deve portare ad una vita più consapevole e felice.

Per questo bisogna stare molto attenti proprio ai bambini delle scuole primarie, che sono spugne, che proprio in quella età prendono forma i loro pensieri e l’approccio al sapere. Per questo è necessario ricordare lo scopo più vasto dell’istruzione.

Platone già 2400 anni fa diceva: “Evitate le costrizioni e fate in modo che l’istruzione infantile sia un modo per divertirsi. I bambini imparano giocando, l’istruzione imposta non resta nell’anima”. Per questo tipo di istruzione ci vogliono maestri che hanno dedizione e non semplici impiegati ministeriali.

Oggi invece si è quasi costretti a pensare di non permettere che gli  studi interferiscano con la loro istruzione, proprio perché il sistema è un disastro. Con scuole che sono diventate uno sfogo per l’occupazione e professori che tutto sanno, meno che insegnare, non focalizzando  l’importanza  e  lo  scopo  dell’insegnamento sui bambini, non essendo strutturati allo scopo e molte volte, essendo anche mentalmente disturbati.

Un sistema che non vuole farsi carico dei bambini e che invece di creare le condizioni, partendo dalla disponibilità di asili nido fino a università che siano in grado di fornire tutti gli strumenti per la migliore formazione, si pensa a “regalare” un assegno unico per i figli, che non potrà mai compensare la mancanza del welfare ma che purtroppo invece viene accolto come un aiuto dalla popolazione. Aiuto che invece è il modo semplice di lavarsene le mani. Per cui a partire fin dall’asilo, i genitori sono costretti a cercare soluzioni più o meno accettabili a costi più o meno sostenibili. Successivamente cercando di trovare qualcosa di decente per istruire i propri figli, che se non seguiti dai genitori stessi, vengono abbandonati e lasciati alla propria fortuna o sfortuna.

Un sistema che non crede e non investe su quello che potrebbe cambiare un paese, che sta in bilico tra l’istruzione e il disastro, di chi è più fortunato da tutti i punti di vista, sia territoriale che per appartenenza familiare e di chi si deve arrangiare. Un sistema incivile di cui sicuramente bisognerebbe vergognarsi. Ma non si è istruiti abbastanza neanche per provare vergogna.

 


Fonte: articolo di Roberto Recordare