Si sa che l’opinione pubblica è tutto e il contrario di tutto, un mix di pregiudizi, debolezza, sentimenti giusti e sbagliati ma soprattutto titoli e qualche paragrafo di giornale.
Nonostante questo, ogni mattina bisogna alzarsi sapendo che bisogna affrontare questo mondo, cercando di conservare un animo sereno, continuare per la propria strada e soprattutto senza contare sulla riconoscenza di nessuno.
La riconoscenza comporta vera delicatezza d’animo e amicizia, perché è una qualità che hanno in pochi, solo quelli che hanno la capacità di memorizzare con il cuore e non solo con la mente, perché non è solo una questione di educazione ma anche di buona spiritualità.
Anche per chi non se lo aspetta, non avere la riconoscenza lascia un segno, perché non è una cosa neutra. La mancanza di riconoscenza è qualcosa di attivo, significa anche implicitamente ingratitudine. Entrambe le cose, nel bene e nel male toccano l’anima.
Eppure, la gratitudine è una moneta che si può coniare in autonomia e spendere senza limiti, per cui non si può essere poveri anche di questa moneta, a meno che non tornano i conti della riconoscenza, in quanto l’orgoglio di chi riceve non si mette d’accordo sul valore del beneficio. Di solito è più facile porre limiti alla propria riconoscenza rispetto ai propri desideri, come è più facile dimenticare i benefici e ricordare i torti, come è molto più facile ricambiare un torto che un favore. La riconoscenza costa, per cui è facile che la riconoscenza si sciolga come neve al primo sole.
Forse non è il caso di caricare una persona rozza di un peso di riconoscenza, perché tenderà a liberarsene alla prima occasione, rimanendo anche insoddisfatto, cercando di attenuare il beneficio cercando e trovando motivi di interesse su chi l’ha favorito, e man mano riesce anche a diventare ingrato con ragione, di quel favore anche scontato se non del tutto dovuto.
Ancora peggio se si fa qualcosa di eccezionale, perché una cosa è un beneficio che può essere ricambiato o dimenticato e altra cosa quando è troppo grande, in quanto genera troppo peso a posteriori nell’accettarlo, per cui l’ingratitudine è più comune, con la tecnica di uscire fuori dai radar.
C’è da considerare anche che non tutti coloro che adempiono ai doveri di riconoscenza possono considerarsi riconoscenti, perché partono dalla convinzione di avere ancora bisogno di aiuto e diventa un sentimento di riconoscenza solo se serve.
Quando non serve diventa scomoda perché è un’ammissione del bisogno pregresso, come fosse una macchia da cancellare.
L’ingratitudine è una forma di debolezza, infatti, non si è mai sentito di uomini eccellenti ingrati, anche perché è sempre la debolezza e la viltà che rendono più complicate e difficili le cose.
I forti fanno sempre quello che devono fare, mentre i deboli solo quello che devono accettare, quindi, si tradisce spesso per debolezza e non per un voler tradire, perché i deboli non possono essere sinceri, di solito instabili e incoerenti, distratti dai propri interessi, incapaci di mantenere le promesse.
Difetto impossibile da correggere.
Fonte: articolo di Roberto Recordare