mobile-posSono una decina le offerte di Mobile POS oggi disponibili: apparecchi che, collegati al proprio smartphone, consentono di ricevere pagamenti elettronici con carta. È un mercato ancora in forte evoluzione, con un fermento di attori piccoli e grandi: gli outsider combattono testa a testa con le banche, potenziando gli accordi con gli operatori telefonici per la distribuzione, come dimostra quello recente tra Fastweb e Jusp.

 

Il quadro sta evolvendo in tre direzioni: si amplia l’offerta, diventa più economica e si moltiplicano i canali con cui esercenti e professionisti possono dotarsi di POS (presso la propria banca, via Internet dal sito del vendor o via Mobile tramite operatore telefonico).

 

Tra gli ultimi arrivi c’è Paymove: fa pagare 159 euro (più Iva) il Mobile POS e poi 0,99 per cento su tutte le carte e tutti gli importi, più 70 cent a transazione.

 

In generale vediamo che gli outsider fanno pagare una tantum l’hardware e poi nessun canone, al contrario delle banche. Il Mobile POS di Jusp costa 49 euro mentre le commissioni vanno da 1,15 a 1,9%a seconda del tipo di carta e del transato minimo garantito dall’esercente. Stessa filosofia “a volume” per Payleven: la commissione standard è di 2,75% ma per grossi clienti si può scendere fino a sotto l’1%.

 

Jusp e Payleven sono attori storici di questo mercato e tentano così di ampliare il proprio bacino di utenti, anche se finora il Mobile POS è andato nelle mani solo di esercenti eprofessionisti, con bassi volumi di transato mensile. I prezzi sono più bassi per chi prende i due Mobile POS da operatori telefonici (Telecom Italia e Poste con Payleven e Fastweb con Jusp). Lo svantaggio è che bisogna usare nello smartphone la sim e il piano di quell’operatore specifico. Al contrario, Wallet-Abile fa pagare 1% su bancomat e Postepay; 2,75% sulle carte di credito più 69 euro per il gadget.

 

Tra le banche che offrono Mobile POS ci sono Intesa San Paolo (in testa al mercato), Bnl,Monte dei Paschi di Siena, Icbpi (tramite Cartasì, che appartiene allo stesso gruppo).

 

Le banche al solito fanno pagare un canone, ma non il prodotto: 2 euro al mese con Intesa San Paolo e poi commissioni molto ridotte, tra lo 0,70 per cento (su bancomat) e l’1,30 per cento (su carta di credito). Icpbi non pubblica i prezzi (Da CartaSì fanno sapere che c’è un canone e commissione molto variabili a seconda del cliente).

 

Bnl ha un’offerta ibrida: fa pagare il dispositivo (99 euro, come sempre Iva esclusa), nientecanone, e commissione unica dell’1,50 per cento, con un minimo mensile però di 15 euro. In più, restituisce 100 euro di commissioni al raggiungimento di 15 mila euro di transato durante il primo anno. Un chiaro incentivo a utilizzare questi strumenti, su cui le banche ripongono la speranza di ampliare il parco utenti e convertire ai POS i commercianti che ora fanno tutto in contanti.

 

Un’ultima considerazione: in un mercato così frastagliato, germinale e con una guerra dei prezzi in corso, è probabile che alcuni dei nuovi soggetti lavorino in perdita. Non è assicurata la loro permanenza nel lungo periodo. SumUp di recente ha lasciato il mercato italiano. C’è insomma il pericolo di comprare il POS di un’azienda che poi cesserà le attività e che quindi diventerà inutilizzabile.