La norma del Milleproroghe approvata in Senato e attesa alla Camera nelle prossime settimane incontra l’opposizione dei Sindaci, che si scagliano contro lo stop al bando periferie.
Oggi alle 13 i sindaci saranno ascoltati in commissione Bilancio, alla Camera, in merito al decreto milleproroghe che dopo il via libera del Senato verrà esaminato dall’aula di Montecitorio nelle prossime settimane. Subito dopo, alle 14.30 nella sala stampa della Camera, Decaro e i sindaci della delegazione terranno una conferenza stampa.
Il provvedimento contiene diverse norme di interesse per i Comuni, analizzate punto per punto da una nota di lettura Anci-Ifel. L’associazione dei Comuni ha espresso grave preoccupazione per la norma che sospende i finanziamenti a 96 capoluoghi di provincia e Città metropolitane, già oggetto di convenzioni firmate nell’ambito del “Bando periferie”. Un rinvio per opere del valore complessivo di un miliardo e seicento milioni tanto grave quanto inatteso. Sul tema sono intervenuti nei giorni scorsi sia il presidente Decaro sia i sindaci interessati che hanno parlato senza mezzi termini di “furto” ai danni dei Comuni. “Si stanno privando i Comuni di fondi necessari per rendere più sicure e vivibili le periferie delle nostre città, che soffrono situazioni di degrado economico e sociale”, è l’opinione unanime.
Ma le criticità sollevate da Anci non riguardano solo il bando periferie. Nel milleproroghe non sono state infatti considerate diverse proposte dell’associazione relative ai piccoli Comuni, ai contributi per gli investimenti 2019 e alle sanzioni a carico degli enti in predissesto.
“Abbiamo cercato un’interlocuzione con il governo – ha rilevato Decaro – che richiamiamo a quel patto di reciproca collaborazione che dovrebbe sempre guidare le istituzioni, con l’obiettivo di tutelare gli interessi dei cittadini. Ora una cosa deve essere chiara ai nostri interlocutori istituzionali: i sindaci non si fanno prendere in giro”.
Si ritiene che nel caso ricorra la fattispecie di cui all’art. 243-bis, comma 5, secondo periodo, ossia in caso di inizio mandato di una nuova amministrazione, l’ente che si avvale della facoltà di rimodulare o riformulare il piano (nel termine di legge dei 60 giorni decorrenti dalla relazione di inizio mandato), possa avvalersi della norma ora approvata ed anche applicare il più ampio arco temporale di cui al citato comma 888, purché sia in grado di formulare il nuovo piano entro il termine più ravvicinato tra i 60 giorni di legge e la data di conversione del DL 91.