mercato-dei-giornalistiNel 2014, il giornalista e scrittore tedesco Udo Ulfkotte ha pubblicato un libro, dal titolo “Bought Journalists”, che ha suscitato grande scalpore, descrivendo come la professione giornalistica sia completamente corrotta e infiltrata dai servizi di intelligence.

“Giornalisti comprati”: il mercato dei Giornalisti

Il libro tradotto in italiano “Giornalisti comprati. Come i politici, i servizi segreti e l’alta finanza dirigono i mass media tedeschi”, libro che consiglio a tutti di leggere, per poter interpretare meglio la lettura di un giornale o di guardare un telegiornale del main stream.

Naturalmente, il libro parla della sua esperienza di giornalista con l’importante quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ), e di altre testate tedesche, ma fa capire come tutte le testate giornalistiche a livello globale e di conseguenza tutti i giornalisti che ne fanno parte, si comportino allo stesso modo.

L’esperienza di Udo Ulfkotte

Nel 2015, in un convegno, da giornalista pentito, raccontò la sua prima esperienza di quando era stato inviato per la prima volta come reporter, per raccontare la guerra Iran-Iraq dal 1980 al luglio 1986, quando allora gli iracheni di Saddam Hussein erano “i buoni”.

Non avendo nessuna esperienza come reporter di guerra fino a quel momento, si meravigliò di notare che tutti i suoi colleghi reporter “esperti”, di grandi testate giornalistiche, che viaggiavano con lui all’interno di un autobus dell’esercito iracheno, portavano con loro taniche di benzina.

Tanto che lui ingenuamente, pensò subito che l’esperienza di quei giornalisti era tale, da essere previgenti in caso restassero senza carburante in mezzo al deserto.

Arrivati a circa 20-30 km dal confine, dove non c’era niente e soprattutto niente guerra, ma solo veicoli blindati e carri armati bruciati molto tempo prima, vede i suoi colleghi scendere dall’autobus, buttare il contenuto delle latte di carburante sui veicoli e mettergli fuoco. Avendo anche i soldati iracheni di scorta, con mitragliatrici e in uniforme che servivano alla scena.

Quindi montano le telecamere e inquadrano la scena di questi veicoli ancora incendiati. Mentre fanno le riprese, questi giornalisti stranamente si abbassavano continuamente.

Si fece coraggio e chiese perché si abbassassero.

La risposta fu: “Semplicemente perché ci sono mitragliatrici sulla traccia audio e da casa fa una buona impressione”.

A quel punto, giornalista Udo Ulfkotte, alla sua prima esperienza, fu costretto a chiedersi, cosa diavolo avrebbe dovuto raccontare al suo giornale. Non aveva visto la guerra, ma aveva solo assistito a un falò.

Tornato a Baghdad all’Hotel Rashid, prima di contattare il giornale, contatta la madre, forse perché voleva consigli di una persona anziana. E la madre rispose preoccupata, perché sapeva cosa succedeva in Iraq, già aveva visto i video trasmessi in TV, tanto da doverla calmare.

Di fatto, sua madre l’aveva proprio visto con i suoi occhi! Udo era appena uscito dall’università ed al suo primo lavoro. E doveva scegliere se dichiarare che la cosa era una farsa o seguire la carriera seguendo i suoi colleghi. Scelse la seconda opzione.

E questa cosa durò per molti anni. In quegli anni, ebbe contatti con altri giornalisti europei e poté verificare che la stessa cosa era vissuta ovunque.

I diktat ai giornalisti

Che esistono di linee guida in tutte le società di media e che a volte per lavorare con alcuni giornali devi proprio firmare delle dichiarazioni.

Ad esempio, sui giornali Springer – Bild, die Welt – non verranno pubblicati articoli estremamente critici nei confronti di Israele e lì, si deve firmare una dichiarazione che si è a favore di Israele, che non si mette in dubbio l’esistenza dello stato di Israele o dei punti di vista israeliani, ecc…

Ma non è tutto: ha imparato molto velocemente che se uno vuole salire la gerarchia dei media e poter viaggiare con il Cancelliere, i ministri, il presidente e i politici, su aerei di proprietà dello Stato, allora bisogna attenersi a certi argomenti.

Cioè, se si arriva a seguire un politico – e questo non è cambiato fino ad oggi – non si è invitati ovviamente perché il giornalista si chiama Udo Ulfkotte, ma perché appartiene al giornale Frankfurter Allgemeine.

Questo significa che all’inizio del viaggio, il giornalista riceve un promemoria sul paese o sui discorsi che si terranno.

Questo file contiene approssimativamente cosa accadrà durante questo viaggio. Inoltre, ci sono brevi conversazioni, briefing con il responsabile della stampa del politico, che spiega ai giornalisti come devono “vedere” quel viaggio.

Naturalmente, il giornalista deve vederlo allo stesso modo. Nessuno effettivamente ti dice come scrivere l’articolo, se devi scriverlo in un modo o nell’altro … ma si sa, che se NON si scrive in quel modo, la prossima volta non ci sarà l’invito.

Magari sarà mandato l’invito al media, dicendo che quel giornalista non è desiderato.

Le persone dietro le quinte

A questo punto bisogna capire dove sono queste persone che dietro le quinte, tirano i fili, in modo che tutto venga raccontato in modo abbastanza simile.

Sono varie organizzazioni, come la fondazione The Atlantic Bridge o il think-tank The German Marshall Fund degli Stati Uniti che ha legami molto stretti con la CIA anche oggi, che hanno permesso ad esempio a Udo Ulfkotte di accedere ai politici americani, a tutti quelli che voleva e soprattutto, lo hanno inondato di regali.

E poi le altre esperienze, ad esempio quando ha intervistato il sultano Quabboos dell’Oman, più volte. Il Sultano gli ha chiesto cosa avesse voluto. Lui ha risposto tra le altre cose un corso di sub.

Voleva imparare a immergersi.

Ha volato con un istruttore approvato PADI dalla Grecia. Rimasto lì per due settimane e ha ottenuto il suo primo certificato di immersione. Successivamente ha ottenuto un certificato come subacqueo di salvataggio, tutto pagato dal sultano.

Quando si è assistiti in questo modo, si ha perfettamente coscienza di essere comprati. Nel paese del sultano non c’è libertà di stampa.

Non ci sono diritti umani. È illegale importare molti scritti, perché il sultano non lo desidera. Ci sono segnalazioni di violazioni dei diritti umani, ma gli occhi dei giornalisti non lo vedono. Tutti i media tedeschi, come Udo, quando riferiscono del Sultanato dell’Oman, fino ad oggi, scrivono solo cose positive. Il grande sultano, che è meraviglioso.

Il fantastico paese del principe delle fiabe, che oscura tutto il resto – perché i giornalisti sono stati comprati. A parte l’Oman, Udo Ulfkotte racconta di come molti altri lo hanno comprato.

Lui, ma anche i suoi colleghi. Comprati in diversi modi.

Ad esempio, dice di non conoscere colleghi, giornalisti, che fanno test di auto, che non siano corrotti. Hanno accesso illimitato alle auto delle grandi case automobilistiche, con benzina gratuita e tutto il resto.

Sono invitati in Sud Africa, Malesia, USA, ai viaggi più grandiosi, quando viene presentata una nuova auto. E naturalmente scriveranno positivamente sulla macchina.

I servizi di intelligence

Udo Ulfkotte racconta anche dei servizi di intelligence con cui ha avuto contatti molto stretti. Due persone del BND andavano regolarmente al giornale, in una sala visite. E ci sono state occasioni in cui non solo il rapporto è stato dato, ma anche che BND scriveva gli articoli, in gran parte pronti per essere pubblicati, che sono stati pubblicati sul giornale con la sua firma.

E questo non succedeva solo in FAZ, ma anche su altri media. Racconta anche di come ha ricevuto pile di documenti segreti e riservati, che non avrebbe dovuto ricevere. Queste sono ovviamente cose illegali.

MA, li ottieni SOLO se sei in linea con la politica.

Quando sui giornali, leggete che “presto ci saranno rivelazioni basate su materiale dell’intelligence”, senza fare la fine di Julian Assange, significa che nessuno di questi media ha scavato un tunnel sotto i servizi di sicurezza e in qualche modo si è impossessato di qualcosa di segreto.

La realtà è piuttosto che hanno lavorato così bene con i servizi di intelligence, con il controspionaggio militare, l’intelligence straniera, l’intelligence di polizia ecc. e quindi cooperano così bene che li hanno ricevuti come ricompensa per il servizio ben eseguito o perché questi ultimi hanno necessità di quel tipo di pubblicazione.

Naturalmente, quanto affermato da Udo Ulfkotte, non fa altro che palesare, quello che già si pensa dei media.

Allo stesso modo di come un pentito di mafia svela i segreti della organizzazione malavitosa, ossia di un’organizzazione di cui se ne conosce l’esistenza, ma non si conoscono i dettagli, “il pentito” dell’associazione a delinquere dei media, tenta di metterne a nudo i meccanismi.

Naturalmente, senza alcun effetto concreto, perché i media e le procure di tutto il mondo, sono due facce della stessa medaglia.

 


Fonte: articolo di Roberto Recordare