punti sulla patenteLa Corte di Cassazione Penale, sez. V, con la sentenza n. 12779/2017, ha stabilito che la dichiarazione mendace rilasciata per evitare di perdere i punti patente può costare caro.


L’imputazione era relativa alla dichiarazione trasmessa alla Polizia municipale di Monfalcone, nella quale si affermava, in relazione al verbale di contravvenzione elevato il 06/06/2011 nei confronti del conducente dell’autovettura intestata per aver guidato la stessa utilizzando un telefono cellulare, che alla guida del veicolo vi era nell’occasione un conducente di sesso maschile. Affermazione ritenuta dai giudici di merito falsa in base a quanto riferito dal verbalizzante della contravvenzione: la persona che si trovava, infatti, alla guida dell’autovettura con il telefono cellulare in mano era una donna, nel caso specifico figlia dell’imputato.

 

La dichiarazione sull’identità del conducente produce l’effetto di individuare il soggetto destinatario della sanzione amministrativa concludendo correttamente il relativo procedimento (come si e’ ritenuto per il caso similare della falsa dichiarazione di smarrimento della patente di guida, costituente presupposto necessario per attivare la procedura di rilascio del duplicato del documento).

 

L’imputata ha dunque tratto in inganno l’ufficio accertatore, con l’intento di attribuire al padre la decurtazione dei punti sulla patente, in conseguenza dell’infrazione, in considerazione dello scambio verbale avvenuto fra la conducente del veicolo e il verbalizzante il giorno del fatto, all’esito del quale la prima chiedeva espressamente che la violazione non le venisse immediatamente contestata, cosi’ consentendo la successiva dichiarazione mendace.

 

I giudici hanno confermato la conseguente condanna, ed in relazione alla sfrontatezza del comportamento assunto dalla signora non è stato, tra l’altro, applicato nemmeno il beneficio della tenuità.

 

In allegato il testo completo della Sentenza.