Il Consiglio nazionale dei Giovani ha pubblicato la nuova ricerca “Lost in transition. Contrasto al fenomeno dei NEET: azioni di prossimità” realizzata tra gennaio e febbraio 2024, sotto la supervisione scientifica di Iref e con la collaborazione del partner Cint.

Un studio approfondito sulla condizione, la realtà e le esperienze vissute dai giovani italiani che rientrano categoria di NEET, ragazzi con età compresa tra i 18 e i 29 anni, che non lavorano, non studiano e non sono iscritti a percorsi formativi-educativi.

Vediamo insieme i dati, i principali risultati e i temi emergenti dal rapporto di ricerca che, attraverso l’analisi di una specifica condizione giovanile, è in grado di mostrare gli aspetti nascosti e problematici del mercato del lavoro italiano, meno aperto e inclusivo di quello che sembra e della stessa società civile che mette a disposizione dei giovani risorse e opportunità di inclusione limitate e differenti a seconda delle aree geografiche e territoriali: nord/ sud, grandi città e aree urbane.

Lost in Transition”: chi sono e cosa fanno i giovani NEET

L’acronimo NEET (Not currently engaged in Education, Employment or Training) è stato coniato per la prima volta nel Regno Unito a fine anni 80 per identificare i giovani disoccupati e non impegnati in percorsi didattici e formativi. Nel corso del tempo ogni Paese dell’area OCSE ha poi utilizzato questa denominazione con riferimento a categorie giovanili più specifiche, ma comunque riconducibili alla condizione di giovani che non lavorano, non studiano né seguono percorsi formativi. Per quanto riguarda il caso italiano, nel dibattito pubblico la categoria dei NEET è stata spesso associata ad una condizione di disagio giovanile caratterizzato da elevati sentimenti di sfiducia e scarsa partecipazione alla sfera sociale e comunitaria.

La ricerca elaborata dal Consiglio Nazionale dei Giovani è stata condotta tra gennaio e febbraio 2024, su un campione di 1250 persone di età compresa tra i 18 e i 29 anni formalmente disoccupate, non iscritte a corsi formativi o didattici e non attive nella ricerca di un lavoro. Di queste, 750 erano residenti nei comuni di un’area metropolitana e 500 in aree interne.

La ricerca confronta in maniera sistematica le differenze esistenti tra Neet urbani e Neet Interni, in termini di accesso all’istruzione, autonomia economica, forme e livelli di partecipazione e inclusione sociale e politica.

I principali risultati della ricerca

Lo strumento di analisi utilizzato nella ricerca è il questionario, composto da 44 domande e compilato in forma anonima. Lo studio ha portato alla luce le seguenti disuguaglianze e differenze tra i giovani residenti in contesti urbani e quelli che vivono in aree rurali:

  • disparità educative ed economiche: solo il 9,6% dei giovani NEET rurali ha un diploma accademico o un titolo superiore di laurea e la quasi totalità di questi dichiara di non essere economicamente indipendente dalla propria famiglia. Ben 65,3% dei giovani NEET residenti in aree urbane possiede invece un diploma o un laurea e circa la metà del campione dichiara di essere economicamente indipendente
  • interazione sociale e partecipazione politica: più del 50% degli intervistati mostra alti livelli di interazione e attivazione sociale. I giovani NEET metropolitani risultano essere più attivi nell’economia informale ed hanno maggiori interazioni sociali quotidiane rispetto ai giovani residenti nelle aree interne. Il 72,5% dei NEET metropolitani interagisce quotidianamente con gruppi di pari rispetto al 53,2% dei NEET rurali intervistati
  • motivazioni della condizione di NEET: anche in questo caso le spiegazioni date dai giovani differiscono tra residenti delle aree metropolitane e NEET che vivono in aree rurali. Circa il 40% dei NEET urbani descrive la propria condizione come una pausa sabbatica mentre la sfiducia nel mercato del lavoro e il peso dei carichi familiari sono motivi maggiormente prevalenti nelle aree interne. Circa il 45% di tutti i giovani intervistati attribuiscono la responsabilità della propria condizione alle limitata offerta di lavoro.
  • lavoro sommerso: Il 74,8% del campione totale ha recentemente svolto un lavoro in nero. L’88,9% degli intervistati nelle aree metropolitane è impegnato in “lavoretti” e attività informali. Nelle zone rurali questa percentuale scende al 53,6%: fuori città sono più diffuse attività lavorative legate all’edilizia, all’agricoltura e al territorio in generale.

Le differenze sopra riportate mostrano come le risorse e le opportunità di inclusione legate al territorio condizionano in modo significativo le esperienze vissute dai giovani che rientrano nella categoria di NEET oggetto della ricerca.

La ricerca “Lost in transition. Contrasto al fenomeno dei NEET: azioni di prossimità”  elaborata dal Consiglio Nazionale dei Giovani è disponibile qui.


Fonte: articolo di Martina Pietrograzia