La diffusione negli ultimi anni di pandemie come quella da Covid-19 ha spinto governi e istituzioni a una serie di misure drastiche, tra cui i lockdown obbligatori, al fine di contenere la diffusione del virus e proteggere la salute pubblica. Ma si tratta di misure realmente efficaci?
Ad ormai quattro anni dall’esplosione della pandemia dovuta al cosiddetto “Coronavirus” è tempo di bilanci sulle politiche di gestione più o meno efficaci adottate per contenere i danni dalla diffusione dei virus.
La diffusione a livello mondiale del Covid 19 durante il 2020 ha evidenziato infatti la complessità delle sfide che i governi devono affrontare nel bilanciare la protezione della salute pubblica con il mantenimento della stabilità economica e del benessere sociale.
Ed è in questo modo che negli ultimi tempi emerge un dibattito sempre pù accanito sull’efficacia e sui costi di misure così drastiche come quelle dei lockdown obbligatori.
L’articolo del Wall Street Journal
A sollevare nuovamente le polemiche sull’argomento è una recentissima pubblicazione apparsa sulle colonne del quotidiano statunitense Wall Street Journal.
Secondo quanto riportato all’interno di questo articolo di approfondimento, il consulente in politica sanitaria Scott W. Atlas e l’economista Steve H. Hanke sostengono che i lockdown obbligatori non abbiano prodotto i risultati sperati e abbiano causato danni significativi, sia dal punto di vista economico che sanitario.
Il riferimento è alla campagna della Casa Bianca “15 giorni per rallentare la diffusione” adottatata dall’allora vice-presidente repubblicano degli Stati Uniti Mike Pence, in carica sotto l’amministrazione del presidente Donald Trump dal 2017 al 2021.
Secondo quanto evidenziato dai due esperti di ala conservatrice/liberista (Atlas è un Senior Fellow in politica sanitaria presso la Hoover Institution, Hanke è un economista ispirato dalle idee di Friedrich Hayek e
Milton Friedman) i benefici per la salute derivanti dai lockdown obbligatori sarebbero stati minimi, con stime che indicano una prevenzione di tra 4.000 e 16.000 morti per Covid negli Stati Uniti.
Pertanto, a detta di Atlas e di Hanke “il gioco non varrebbe la candela“: si tratterebbe infatti di un numero insignificante rispetto alle migliaia di morti causate annualmente da altre malattie come l’influenza. Secondo i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie, in media ogni anno muoiono di influenza 37.000 americani.
Inoltre, i blocchi non sono riusciti a ridurre le infezioni in modo significativo anche perché secondo i due esperti le persone modificano volontariamente il loro comportamento quando un virus dannoso è in circolazione.
In conclusione per Atlas e Hanke durante il Covid i funzionari avrebbero adottato pratiche restrittive alimentando intenzionalmente la paura: una risposta che, su suolo statunitense, avrebbe pertanto causato enormi danni economici, sociali, educativi e sanitari oltre a quelli causati dal virus.
I lockdown obbligatori servono realmente a gestire le pandemie?
Si tratta, a distanza di quattro anni dall’emergere di questi nuovi scenari, di un dibattito che continua ad alimentare polemiche ma che, di certo, non è di facile risposta.
Qui di seguito proviamo a tracciare una linea tra le varie posizioni che emergono in questa accesa querelle.
I sostenitori delle misure restrittive
I sostenitori dei lockdown giustificano tali misure come strumenti essenziali per rallentare la diffusione del virus e proteggere le vite umane basandosi su una serie di argomentazioni fondamentali. Prima di tutto, evidenziano il principio di precauzione, secondo il quale è meglio agire in modo preventivo per evitare il peggio possibile, specialmente quando si tratta di una minaccia come un virus altamente contagioso e potenzialmente letale come il Covid-19.
Inoltre, i sostenitori dei lockdown si appellano all’esperienza storica e ai dati scientifici che indicano che la riduzione della mobilità e dei contatti interpersonali può effettivamente contribuire a rallentare la diffusione di malattie infettive.
Allo stesso tempo, i sostenitori dei lockdown sottolineano che le misure restrittive possono aiutare a “schiantare la curva” dei contagi, ovvero a ridurre il numero di nuovi casi e a evitare il sovraccarico del sistema sanitario. Questo è cruciale per garantire che le strutture sanitarie siano in grado di fornire cure adeguate a tutti coloro che ne hanno bisogno, riducendo così il numero di decessi evitabili.
Infine, i sostenitori dei lockdown fanno affidamento sulle raccomandazioni delle autorità sanitarie internazionali, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC), che hanno sostenuto l’adozione di misure restrittive come parte di un approccio complessivo per contenere la pandemia. Queste istituzioni hanno fornito orientamenti basati sulle migliori pratiche scientifiche disponibili al momento e hanno collaborato con i governi per sviluppare strategie efficaci di risposta alla pandemia.
I contrari alla misure restrittive
Mentre i sostenitori dei lockdown giustificano tali misure come strumenti essenziali per rallentare la diffusione del virus e prevenire il sovraccarico del sistema sanitario, i critici sollevano dubbi sulle loro conseguenze a lungo termine. Una delle principali preoccupazioni riguarda l’impatto economico dei lockdown. Le restrizioni imposte alle attività commerciali e alla circolazione delle persone hanno portato a una perdita di posti di lavoro su larga scala e al fallimento di numerose imprese. Questo ha generato una crisi economica senza precedenti, con conseguenze che si faranno sentire per anni a venire.
Va anche aggiunto che durante i periodi di lockdown obbligatori, la limitazione della mobilità ha sollevato interrogativi fondamentali riguardo ai programmi di vaccinazione. La limitazione della mobilità imposta durante i lockdown obbligatori ha alimentato timori tra i cittadini, i quali si sono ritrovati in una difficile situazione di dover fare una scelta tra la propria sicurezza e la libertà individuale. Da un lato, c’era la necessità di proteggersi dal rischio di contrarre il virus evitando spostamenti non essenziali e l’obbligo di partecipazione ai programmi di vaccinazione. Dall’altro lato, alcuni individui hanno avvertito una sensazione di restrizione delle proprie libertà personali, suscitando dubbi sulle misure governative e sull’efficacia dei vaccini, che in diversi casi hanno generato effetti avversi e, di conseguenza alimentato un senso di sfiducia generalizzato nella comunità. E infatti, una volta terminato il periodo emergenziale, le persone hanno smesso del tutto di vaccinarsi.
Inoltre, i lockdown hanno avuto effetti devastanti sulla salute mentale e sul benessere sociale delle persone. L’isolamento sociale, la perdita di lavoro e la paura del virus hanno contribuito a un aumento dei casi di depressione, ansia e altri disturbi psicologici. La chiusura delle scuole ha anche avuto un impatto negativo sui bambini e sui giovani, privandoli di una formazione scolastica approfondita dal rapporto docente-studente in presenza e delle interazioni sociali cruciali per lo sviluppo.
Un’altra criticità emersa riguarda la gestione della pandemia da parte delle autorità sanitarie pubbliche. Nonostante le evidenze scientifiche e le lezioni apprese da pandemie precedenti raccomandassero un approccio più mirato e proporzionato alle misure di contenimento, molte autorità hanno optato per restrizioni generalizzate e rigorose. Questo ha alimentato la confusione e la disillusione nel pubblico, compromettendo la fiducia nelle istituzioni e contribuendo alla diffusione di teorie del complotto e disinformazione.
L’esame critico dei lockdown a lungo termine
In conclusione, l’esame critico dei lockdown durante la pandemia da Covid-19 solleva questioni cruciali che meritano ulteriore considerazione.
È essenziale che i governi riflettano attentamente sui costi e sui benefici dei lockdown e adottino strategie più equilibrate e mirate nella gestione delle emergenze sanitarie future. Ciò richiede un approccio multidisciplinare che tenga conto non solo delle considerazioni epidemiologiche, ma anche delle implicazioni socio-economiche delle misure adottate.
La pandemia da Covid-19 ha messo in evidenza la complessità delle sfide che i governi devono affrontare nel bilanciare la protezione della salute pubblica con il mantenimento della stabilità economica e del benessere sociale. È ora più importante che mai imparare dalle lezioni apprese durante questa crisi e sviluppare capacità di risposta più flessibili, adattabili e orientate al futuro.
In definitiva, l’obiettivo deve essere quello di proteggere la salute e il benessere di tutti i cittadini, trovando un equilibrio tra la necessità di mitigare la diffusione del virus e il rispetto dei diritti individuali e delle libertà civili. Solo attraverso una collaborazione globale e una leadership informata e responsabile sarà possibile affrontare con successo le sfide sanitarie che il futuro ci riserva.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it