“Legalizzate, per favore. Legalizzate, dannazione. Odiate l’erba? Detestate l’hashish? Legalizzate. Non volete che i vostri figli fumino canne? Legalizzate. Legalizzate per togliere potere alle mafie”. Lo scrive su facebook Roberto Saviano spiegando che “il proibizionismo è il più grande regalo che lo Stato Italiano continua a fare alle organizzazioni criminali”.
“Parlamentari- continua-, riuscite a trovare una giornata per calendarizzare una discussione seria in Parlamento sulla legalizzazione delle droghe leggere? Riuscite a discutere una proposta di legge senza boicottarla con duemila emendamenti (praticamente sono più gli emendamenti che le parole della proposta di legge)? Riuscite a farci questo regalo? Sapete, ci sentiamo trascurati perché alle mafie, non legiferando su questo tema, regalate tra i 4 e i 9 miliardi di euro all’anno (tanto vale il mercato delle droghe leggere in Italia), mentre a noi non riuscite a regalare qualche giornata del vostro prezioso lavoro”.
Qualcuno, prosegue Saviano, “commenta il mio post sul suicidio del sedicenne di Lavagna spiegandomi chi fosse lui, come vivesse la sua famiglia e raccontandomi il contesto sociale. Lo ringrazio, perché contestualizzare è sempre importante. E devo dire la verità, per quanto nel mio articolo di oggi abbia provato a tenermi lontano dall’analizzare quel contesto particolare, provando a individuare piuttosto le responsabilità politiche, le testimonianze che mi mandate rafforzano la mia opinione su quanto il proibizionismo conti in questa tristissima vicenda“.
Ma, dice ancora, “ora mi rivolgo ai Parlamentari (magari toccherò il cuore almeno dei Parlamentari del Movimento5Stelle che al tempo della odiosa Fini-Giovanardi, ora considerata incostituzionale, non erano in Parlamento e quindi sono non colpevoli di quella porcata). Mi rivolgo ai Parlamentari e a loro dico: un ragazzo a Lavagna si è suicidato forse perché in Italia se hai a che fare con stupefacenti, se sei un consumatore, sei bollato come tossico e con ogni probabilità è un marchio che porterai per molto tempo e che porterà per molto tempo anche la tua famiglia. Forse il ragazzo di Lavagna si è giudicato, si è processato e si è condannato, prima che lo facesse la pubblica morale. Forse il ragazzo di Lavagna non sarebbe morto in un Paese in cui il consumo di droghe leggere è legale, e quindi non è considerato rottura delle regole civili e affronto alla morale pubblica farsi uno spinello o essere trovato in possesso di 10 grammi di hashish”.
Forse, conclude Saviano, “bisognerebbe capire che le nostre leggi proibizioniste danneggiano solo i piccoli spacciatori (come Stefano Cucchi, su cui ancora stiamo aspettando brandelli di verità) e i consumatori, come il sedicenne di Lavagna che si è tolto la vita e non le organizzazioni criminali, che anzi ne traggono vantaggio”.