Se rubi un oggetto a un parente stretto commetti furto? Puoi essere querelato? Ecco cosa dice la giurisprudenza in merito.
Se rubi un oggetto a un parente stretto non commetti furto e non puoi essere querelato: difatti il codice penale stabilisce che non scatta il reato quando si ruba alla propria moglie o al marito. Stesso discorso vale per i figli o i genitori, oppure per un fratello o una sorella purché convivente. In questi casi, insomma, verrai assolto dall’accusa di furto.
In particolare secondo l’art. 649 Codice Penale non è punibile chi ha commesso alcuno dei fatti preveduti da questo titolo in danno:
1) del coniuge non legalmente separato;
2) di un ascendente o discendente o di un affine in linea retta , ovvero dell’adottante o dell’adottato;
3) di un fratello o di una sorella che con lui convivano.
Ai sensi del codice penale, non può essere punita la moglie che deruba il marito e viceversa o che pone in essere nei suoi confronti il reato di appropriazione indebita.
Fanno eccezione le ipotesi in cui la condotta di chi si appropria dell’oggetto del coniuge non integra il semplice furto, ma la rapina, l’estorsione o il sequestro a scopo di estorsione. Secondo la Corte di Cassazione (Cass. sent. n. 1674/2016) infatti:
«I reati consumati di rapina, estorsione e sequestro di persona a scopo di estorsione restano esclusi dall’area di applicabilità della previsione dell’art. 649 c.p., pur se posti in essere senza violenza alle persone, bensì con la sola minaccia (confermata la condanna nei confronti dell’imputata, che aveva posto in essere una serie di minacce eseguite, sia personalmente che tramite sms, nei confronti del marito, dal quale si stava separando legalmente, con la prospettiva che se non le avesse concesso quanto da lei richiesto avrebbe continuato a molestarlo durante il servizio, in modo tale da indurre il datore di lavoro a licenziarlo, facendosi, in tal modo, consegnare somme di denaro in misura maggiore rispetto a quelle stabilite nel provvedimento di separazione legale)».