blankSi potrebbe pensare che già la grande truffa dell’Y2K, ovvero l’angoscia del  blocco mondiale dei computer, che sarebbe stato provocato da un errore di  programmazione dei computer, le cui date erano state programmate a sei cifre,  incompatibile con il passaggio al nuovo millennio, sarebbe stata una lezione, ma  così non è stato.

Il caso Millenium Bug

Il primo gennaio 2000 i sistemi informatici avrebbero potuto  interpretare la data del 1° gennaio del 2000 come 01.01.00 ovvero riportando  indietro le lancette al primo gennaio del 1900. Per due anni la stampa mondiale  narrò quella che divenne una psicosi collettiva.

Sia la stampa mondiale che i  leader di allora, tra cui il presidente Bill Clinton e il premier Tony Blair,  avvertivano il mondo del rischio che i treni si potessero schiantare nelle stazioni, che gli aerei precipitassero, che si potesse perdere il controllo delle centrali  nucleari e andare perfino persi tutti i dati pensionistici. La stampa, attraverso sempre i suoi super esperti (ricorda forse qualcosa)  avvertiva sul pericolo di un collasso del sistema bancario e del blocco dei  macchinari della terapia intensiva degli ospedali.

Il mondo pareva sull’orlo di una  crisi di nervi per una catastrofe senza precedenti che richiedeva interventi  urgenti, che infatti furono anche intrapresi a costi stratosferici. C’è chi si spinse  anche ad organizzare simulazioni di fronte ai giornalisti «privilegiati» stipati in  un teatro, che videro proprio con i loro occhi, il sistema informatico bloccarsi  inesorabilmente.

Naturalmente era una supermegacazzata, perché il problema della data, per gli  informatici, che forse sapevano già a quei tempi fare ben altro, era come bere  un bicchiere d’acqua. I sistemi informatici non furono mai veramente a  rischio.

Infatti, la notte del nuovo Millennio non accadde nulla, non solo nei Paesi  che affannosamente avevano aggiornato i programmi, ma anche in quelli del  Terzo Mondo, dove per mancanza di fondi e di competenze, nulla era stato  intrapreso.

Naturalmente, gli imprenditori informatici, hanno cavalcato l’onda  della stupidità diffusa, aumentando i fatturati per riparare il bug-catastrofe,  annunciato dagli “esperti”.

Beh! Se lo dicono tutti, perché dovrebbe essere  proprio chi ci può guadagnare a dire che non è vero. Nel biennio della follia, dal 1998 al 2000, ci furono anche alcuni informatici che  dissero che quell’allarme era infondato ma nessuno naturalmente gli  credette.

L’opinione pubblica dava retta solo alla fonte per eccellenza ovvero le  istituzioni e i media.

Qualcuno è stato processato per quello che può essere considerato perlomeno alla stregua di un reato di procurato  allarme? Ovviamente no.

Le grandi manipolazioni restano sempre impunite. Naturalmente il fatto non ha insegnato niente, anzi, c’è chi tutt’ora crede che il  problema ci sia stato e brillantemente superato, grazie allo sforzo di milioni di  informatici.

L’allarme “Mucca Pazza”

Finita la paura dell’inizio dell’anno 2000, l’anno non ebbe modo di concludersi  che già a dicembre ci fu l’allarme «Mucca Pazza».

Si trattava della BSE, ossia  del morbo che colpiva alcuni bovini alimentati con le farine di ossa di animali e  di cui, tre anni prima, si scoprì la variante umana nota col nome di sindrome di  Creutzfeldt-Jakob e che poteva essere contratta mangiando la carne di un bovino  affetto da BSE.

Si scatenò il panico, diffuso sempre dai media e alimentato ancora una volta  dagli esperti delle istituzioni. Decine di migliaia di capi furono abbattuti e il  consumo di bistecche con l’osso vietato.

I giornali britannici scrissero che era  troppo tardi per intervenire e che nel Regno Unito almeno 500.000 persone  sarebbero state uccise da quel morbo nei successivi trent’anni. Gli americani  erano meno pessimisti: i morti sarebbero stati solo 136.000, mentre in Francia  parlavano di 7.000.

Quasi quindici anni dopo, nel 2014, il numero di pazienti  colpiti dalla sindrome di Creutzfeldt-Jakob risultò essere di 225 in tutto il mondo,  di cui solo 17 in Gran Bretagna.

Questo ce lo ricorda Andrea Kerbaker nel suo  saggio “Bufale apocalittiche”.

Certo, da 500.000 a 17, la distanza non sembra  poca, ma mai mettere in dubbio la parola degli “esperti” delle istituzioni. Un  giorno scopriremo come li selezionano tra il gregge.

Influenza aviaria

E che dire poi dell’influenza aviaria e quella suina? Il mondo sta crollando di  nuovo, credo che nell’anno 1.000 non ci fu la stessa paura della fine del mondo  e non ci fosse la stessa percentuale di creduloni di oggi.

Nel 2006 le rotte delle  migrazioni degli uccelli venivano seguite in televisione con ansia come se il  semplice sorvolo di stormi potesse irrorare intere regioni. Si trattava, in realtà,  di qualcosa di noto già dal 1878, con rischi di contagio umani limitati a coloro  che si trovano a stretto contatto con gli animali e in pessime condizioni igienico- sanitarie.

Ma era un buon metodo per sperimentare un altro giochino di  ingegneria sociale, il rischio c’era già da più di un secolo e tutti vivevano la vita di  sempre, ma quando istituzioni e media decisero di trasformare deliberatamente  la cosa in un allarme mondiale, come una variante della peste, con conseguente  imposizione di misure preventive tali da modificare i comportamenti di intere  popolazioni, con l’obbligo di lavarsi le mani con disinfettanti e l’inevitabile crollo del consumo di volatili, che furono soppressi a migliaia.

Una crisi culminata nell’affannosa e preferenziale ricerca di un vaccino, il Tamiflu, acquistato  massicciamente dai governi di tutto il mondo per un esborso complessivo  prossimo ai tre miliardi di euro.

Poi, silenzio. E che quell’allarme fosse  strumentale, lo dimostra il fatto che negli anni successivi le autorità sanitarie  riscontrarono diversi casi di influenza aviaria, persino in Europa, che però, senza  lo spin mediatico, non hanno più suscitato allarmi sanitari su vasta scala.

A/H1N1

Dopo otto anni, nel 2014, la spaventosa A/H1N1, che in realtà era meno dannosa  delle consuete influenze invernali e ancor meno pericolosa dell’aviaria. I media  erano sempre in preda a un’insopprimibile ansia, alimentata sapientemente dagli  spin doctor del governo americano da una parte e dell’Organizzazione Mondiale  della Sanità dall’altra, in un crescendo implacabile e contagioso, con l’annuncio  del primo morto in Svizzera, il quarto morto negli Stati Uniti, e così via.

Ma erano  stati davvero uccisi da questa spaventosa epidemia? Non proprio, in realtà,  anche allora si trattava di malati terminali con le difese immunitarie allo stremo  a cui anche un raffreddore aveva dato il colpo di grazia, ma la cui morte veniva  attribuita alla suina.

La solita truffa a cui tutti sempre credono, come credono  alle promesse dei candidati in tempo di elezioni.

Di fatto, quell’allarme risultò  provvidenziale per distrarre l’opinione pubblica e ristabilire la fiducia nelle  istituzioni, visto che si trascinavano problemi finanziari diffusi dovuti ai  subprime.

Chi, infatti, se non un governo o un ente sovranazionale può salvare  la gente da una grave epidemia, tale da evocare una paura inconscia ma atavica  della peste, sempre presente nelle popolazioni americane ed europee. Di una  moderna peste il cui focolaio fu individuato in Messico, alle porte degli Stati Uniti,  ossia il Paese che più di ogni altro aveva bisogno di quel diversivo.

E infatti fu  proprio la Casa Bianca, per bocca del presidente Obama, a tranquillizzare il Paese  affermando che il governo era in grado di controllare la situazione, classica  generazione di incertezza, per poi indurre i cittadini a rivalutare il governo in una  nuova luce, quella di un’istituzione che combatte con quel male tanto insidioso,  quanto invisibile.

La nuova peste scacciò di fatto i subprime dalle prime pagine  dei giornali e, tra l’altro, permise all’industria farmaceutica ingenti guadagni,  grazie al solito Tamiflu, che venne spacciato come vaccino contro A/H1N1,  mentre in realtà era stato creato per combattere l’aviaria, peraltro senza  efficacia in entrambi i casi. Il Tamiflu fu imposto dall’OMS a tutti i paesi  membri. Uno solo si rifiutò di ottemperare: la Polonia, il cui ministro della Sanità  era un medico, una donna, la quale da specialista, ritenne inverosimile l’allarme  dell’OMS.

Quando la pressione mediatica diventa asfissiante ed è accompagnata da  un’implacabile intolleranza verso chi dissente, si può, anzi si deve, sospettare  un’operazione di spin su larga scala.

Sospetti che trovarono conferma dopo qualche mese in un’eccellente inchiesta  giornalistica della rsi, a firma di Serena Tinari, la quale svelò tra l’altro come  l’OMS si fosse spinta al punto di modificare, da un mese all’altro, i criteri  necessari per proclamare una pandemia. A sancire quella colossale mistificazione fu il Consiglio d’Europa che al termine di un’inchiesta parlamentare accusa l’OMS di aver creato strumentalmente «un
falso allarme», senza comunque, nessuna reale conseguenza. Ma a quei tempi  il Consiglio d’Europa non aveva quel rapporto olistico con il Deep State e con  l’OMS come ha oggi.

Il virus Zika

E che dire di Zika? Un altro virus noto dal 1947 ma che fu mediaticamente  lanciato solo tra il 2015 e il 2016, come il restailing della nuova Fiat 500, per  ragioni scientificamente dubbie ma politicamente e mediaticamente  certe.

Assunse angosciante notorietà in Brasile, in un momento di marcata  difficoltà del governo a pochi mesi dalle Olimpiadi. Zika divenne comunemente  conosciuto come il virus della zanzara, che, se contratto dalle donne incinte,  poteva creare la nascita di neonati microcefali.

Un’altra paura inconscia e  ancestrale. Di sicuro effetto mediatico, ma ancora una volta scientificamente  gracile e infatti la microcefalia neonatale è stata riscontrata su un numero  limitatissimo di casi e Zika appare solo una delle possibili cause, come indicato  da diversi studi scientifici, che però nel pathos del momento, pochi ritennero fosse opportuno sottovalutare.

In questo caso lo scopo dell’operazione  era, verosimilmente, di favorire un cambio di regime. Di solito le Olimpiadi  rafforzano le istituzioni, Zika è servito a indebolire ulteriormente quelle  brasiliane, paventando addirittura l’annullamento dei giochi olimpici, in un  contesto di crisi economica e mentre era in corso l’impeachment del presidente  Dilma Rousseff.

Tra l’altro durante i giochi, Zika non ha infettato né atleti né  turisti; zero casi. Una volta chiusi i giochi, l’interesse mediatico è svanito. Zika  è sparita dai media e la Rousseff è stata destituita. I committenti sono rimasti,  come sempre, nell’ombra.

Conclusioni

Queste tecniche vengono applicate sia in ambito militare, quando bisogna  sovvertire un governo, ma anche in quello civile e sanitario con finalità che  generalmente sfociano nell’ingegneria sociale, tema sconosciuto alle masse.

Pensate agli effetti sconvolgenti che può avere un’epidemia sanitaria. Oggi noi  pensiamo che se enti sovranazionali come l’Organizzazione Mondiale della Sanità lanciano un allarme lo facciano su basi rigorosamente scientifiche.

Purtroppo,  non è così o non è sempre così. Basta fare un esame neanche tanto accurato,  ma con un po’ di logica delle grandi crisi degli ultimi 20 anni, ed è facile scoprire  tracce consistenti di deliberata manipolazione.

Non si capisce come si fa, ancora oggi, a non imparare niente dal passato ed  usando le stesse tecniche da decenni, si riesce sempre a pilotare la massa, quel  mostro in mano al potere, ormai diventata addestrata e diventata docile come  un cucciolo di cane e pericoloso come una vipera lanciata contro i dissenzienti. Negli anni ’70 il potere doveva fare molto più sforzo per sedare gli animi, tanto  che la CIA, con l’aiuto degli altri servizi segreti alleati, tra cui quelli italiani, ha  dovuto fare una vera strage con l’operazione chiamata Blue moon, immettendo  fiumi di eroina tra i giovani per poterli sedare, distrarre dalla politica e quindi  controllare.

Come si potrebbe spiegare ad una massa di fanatici con la  mascherina, che lo stato italiano è stato anche capace di annientare una  generazione, pur di non avere rotture di scatole con le nuove idee dei giovani.

Perché dibattere e perdere tempo a convincere, quando si possono eliminare del  tutto?

Adesso bastano TV e social network e tutto sembra più etico. In Cina sono sempre stati più onesti e rispettosi dell’uomo, magari  imprigionandoli o uccidendoli con un colpo secco alla nuca, lasciandoli morire  con le loro idee, con più dignità e da eroi.

 


Fonte: articolo di Roberto Recordare