Una brutta botta per i consumatori abituali del latte fresco, che presto potrebbero dire addio a questa bevanda: si ventila l’ipotesi di fare arrivare nei supermercati solo pastorizzato e UHT.
Negli ultimi anni le filosofie del BIO e del KM ZERO hanno fatto sì che i consumatori prediligessero un ritorno al consumo di alimenti più vicini alla “Terra” e meno industriali.
Non si tratta solo di frutta e verdura: anche un alimento come il latte, da sempre presente sulle nostre tavole, ha visto una predilezione spinta del cittadino medio verso il suo consumo nella versione per così dire più “fresca”.
Il consumatore si è dunque abituato “bene” ad un consumo di un prodotto più sano e meno “trattato”.
Tutto questo, ciò nonostante, potrebbe diventare a breve un retaggio del passato a causa dell’emergenza siccità: scopriamo perché.
Differenza tre latte fresco e a lunga conservazione
Iniziamo con il parlare delle differenze (in maniera estremamente sintetica) tra latte fresco, pastorizzato e a lunga conservazione (meglio noto come ultra-pastorizzato o UHT, Ultra High Temperature).
Il latte per così dire “crudo” non viene sottoposto a trattamenti termici, mentre il latte pastorizzato o a lunga conservazione si. La sterilizzazione eseguita a temperatura molto elevata e di brevissima durata su alimenti come il latte, ad esempio, provano ad allungarne la conservazione sul lungo periodo.
Pertanto come dicevamo il latte fresco si conserva meno ma non è trattato in modo termico.
Ipotesi nei supermercati con solo pastorizzato e UHT: addio al latte fresco?
Ad influire su un possibile addio al latte fresco, come avevamo anticipato, potrebbe essere il fatto che il 2022 è stato il più marcato da siccità degli ultimi 500 anni, con un costo per l’agricoltura di ben 6 miliardi di danni.
Ma non si tratta solo di un fattore causato da danni alla produzione arrecati dai cambiamenti climatici.
Nonostante il ventennio 2000-2020 abbia visto un’esplosione dei consumi legati a prodotti coltivati in maniera biologica e a kilometro zero gli ultimi 2-3 anni hanno subito invece un’inversione di tendenza. Causa di questa inversione è stata la pandemia da Covid-19: molti consumatori hanno cambiato le proprie abitudini con la pandemia cominciando a preferire il latte a lunga conservazione.
Risultato dell’equazione: una parte rilevante del latte fresco scade nei banchi frigo o nelle nostre case.
E pertanto le aziende italiane potrebbero puntare tutto sul prodotto pastorizzato, con scadenza a dieci giorni, che prolungherebbe di oltre il 60% la vita commerciale del prodotto. Attualmente invece, la legge italiana fissa a sei giorni il limite massimo entro cui si può ottenere il marchio latte fresco.
Si tratterebbe dunque di una soluzione che potrebbe evitare che molti prodotti finiscano al macero, inutilmente oltretutto. Con buona pace dei cosiddetti “salutisti” che, tuttavia, avrebbero preferito trovare nel proprio supermercato di fiducia un prodotto dal sapore più “naturale”.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it