casino sale da giocoQuando si ripensa al tempo impiegato per arrivare all’accordo per il riordino del gioco pubblico si deve entrare nella mente dei suoi protagonisti, ma particolarmente in quella del sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta che ha cercato, con tutte le sue forze, di studiare “le tre mosse per dare scacco matto al gioco illegale” e per individuare misure di contrasto adatte a salvaguardare il sociale e la salute pubblica.


 

Sono state indubbiamente queste le priorità dell’Esecutivo quando ha individuato nella riduzione dell’offerta del prodotto gioco la leva per riportare il gioco nel suo alveo sano e naturale e farlo rientrare nella normalità della vita quotidiana dei cittadini.

 

Certamente con questo intendimento il  Governo ha fatto un “passo indietro”, cercando di effettuare una sorta di inversione di tendenza rispetto al passato dove era intervenuto sicuramente con l’intento di arginare il gioco illegale, sino ad una quindicina di anni or sono padrone assoluto del mondo del gioco d’azzardo, ma con quell’intervento assai probabilmente aveva in parte sbagliato, permettendone una distribuzione esagerata e poco equilibrata.

 

Distribuzione non equanime che ha portato, successivamente, le Regioni e gli Enti Locali a fronteggiare situazioni difficili da gestire sul territorio e che hanno via via portato all’emissione di ordinanze più che restrittive, sino ad arrivare oggi, in alcuni territori, quasi all’espulsione. Ma non vi è dubbio che il Governo non sia assolutamente per il proibizionismo e che ritenga che questo non sia la soluzione ottimale per arginare il disturbo da gioco, che non lo faccia sparire, ma al massimo che “lo nasconda”, ma che in pratica faccia riemergere invece “la piaga nell’illegalità”, ancora più difficile da gestire che la presenza di troppa offerta id gioco.

 

Come non esiste ombra di dubbio che lo scopo del lavoro richiesto nel 2014 dal Parlamento all’Esecutivo, con la delega fiscale prima e con la Legge di Stabilità poi, fosse combattere il gioco problematico, contrastare il gioco illecito, limitare e controllare quello legale e pubblico, qualificarlo e regolamentarlo. Questo è stato fatto dai protagonisti della Conferenza Unificata con l’intesa sul riordino del gioco: l’obbiettivo era di farlo finalmente “rientrare nel quotidiano” di tutti, ma senza paura di venire coinvolti in derive pericolose. E ciò può accadere solo con informazione precisa, dettagliata e realistica e con la formazione delle persone che “offrono il gioco pubblico” sul territorio.

 

Quindi, con la riduzione dell’offerta troppo presente sull’italico territorio si è pensato di poter raggiungere l’obbiettivo di “far ritornare il gioco a livello di sano divertimento” e non quello di causa di derive sanitarie complicate e difficili da gestire: sono state tagliate il 35% delle apparecchiature da intrattenimento che passeranno dalle 400mila presenti alle 265mila entro il prossimo aprile 2018. Se anche così il  gioco sarà sempre visto dai perbenisti come un mezzo per sfruttare le debolezze dei soggetti più sensibili non è dato al momento sapere, ma certo che questo intervento “alquanto duro” per gli operatori che di gioco vivono servirà ad avere meno possibilità di incontrare il gioco sulla strada di chiunque, sottraendolo alla cecità di chi lo vede solo come “mezzo poco costoso per risolvere i problemi economici quotidiani”… magari