Audizione presso la Commissione Industria del Senato sull’introduzione del nuovo marchio di qualità. Fulvio (Confcommercio): “avremmo preferito il ‘made in’ europeo, ma non è stato possibile. L’implementazione, comunque, è molto complicata e per il marketing solo briciole”
Tutelare il consumatore con l’indicazione della provenienza del prodotto e tutelare al contempo la piccola e media impresa italiana, senza però rendersi incompatibili con le normative europee. Queste le esigenze indicate alla commissione Industria, commercio e turismo del Senato dai rappresentanti di Confcommercio, Confartigianato, Cna, Confesercenti e Casartigiani nel corso di un’audizione sul disegno di legge attualmente all’esame della Commissione stessa sull’introduzione del nuovo marchio “Italian quality”. Fabio Fulvio, responsabile delle politiche per lo sviluppo di Confcommercio, ha sostenuto che “avremmo preferito il ‘made in’ europeo, ma non è stato possibile. In mancanza di questo, riteniamo questa dell’Italian Quality una soluzione intelligente perché è compatibile con quello che ci lascia l’Unione europea. Tuttavia non basta: l’implementazione è molto complicata”. Fulvio ha quindi definito “briciole” i 5 milioni messi sul piatto per le azioni di marketing sottolineando poi la difficoltà, che dovrà essere affrontata in sede di normativa secondaria, di chi potrà accedere o meno al riconoscimento del marchio. “Le grandi eccellenze italiane, penso alla Ferrari o al Parmigiano reggiano, devono entrare a farne parte perchè senza di loro il marchio non sarebbe credibile. Ma l’asticella non può essere così in alto da escludere realtà più piccole e di qualità. Bisognerà cercare un compromesso perchè l’asticella non sia nè troppo in alto nè troppo in basso”.
FONTE: Confcommercio