iscrizione-migranti-anagrafi-comunali-tribunaleIscrizione dei migranti nelle anagrafi comunali, il tribunale boccia il ricorso del Viminale. Il reclamo del Ministero dell’interno bocciato perchè, secondo i giudici, non aveva “legittimazione” ad impugnare perchè non partecipò al primo grado.


Iscrizione migranti alle anagrafi comunali, il tribunale boccia il ricorso del Viminale.

Il Tribunale di Firenze ha respinto il reclamo del ministero dell’Interno, che aveva impugnato la decisione di un giudice che ha autorizzato un somalo richiedente asilo a presentare domanda di iscrizione all’anagrafe al Comune di Scandicci. Una vicenda risalente allo scorso mese e che aveva aperto un vero e proprio caso a livello nazionale.

Nell’arco della vicenda, il Comune di Scandicci aveva rifiutato l’iscrizione basandosi sulle norme del ‘Decreto sicurezza’, che vietano di fatto l’iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo.

Dopo il ricorso del ministero, il Tribunale di Firenze ha confermato il primo verdetto, scaturito dal ricorso dell’avvocato Noris Morandi dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione, bocciando il reclamo del Ministero che, secondo i giudici, non aveva “legittimazione” ad impugnare perche’ non partecipo’ al primo grado.

I RICORSI CONTRO LA LEGGE SALVINI

Erano due i richiedenti asilo a cui i giudici hanno dato ragione. Uno dei due casi riguarda una donna, senza fissa dimora, assistita da due legali dell’associazione Avvocato di strada (Antonio Mumolo e Paola Pizzi).

La donna ha chiesto l’iscrizione anagrafica il 4 febbraio e il 6 marzo l’ufficiale di anagrafe di Palazzo D’Accursio ha dichiarato “irricevibile” la domanda. La richiedente asilo ha depositato il proprio ricorso il 27 marzo e oggi è arrivato il pronunciamento del Tribunale, firmato dalla giudice Matilde Betti.

La ricorrente è titolare di permesso di soggiorno per richiesta di asilo ed è temporaneamente ospite in una struttura di accoglienza. La donna ha dichiarato di aver lasciato il proprio Paese d’origine sentendosi perseguitata a seguito della sparizione del proprio marito e figlio e di non disporre in città di una sistemazione alloggiativa stabile.