Trenta miliardi di impatto complessivo, 18 miliardi di tasse in meno, equamente distribuiti tra vantaggi in busta paga per i lavoratori e sgravi alle aziende: ma solo a quelle che fanno occupazione ‘di qualità’, ovvero a tempo indeterminato. Sceglie la platea degli imprenditori, Matteo Renzi, per svelare la “sua” prima Legge di Stabilità. E il messaggio – anzi “la sfida” come la chiama il premier – agli industriali riuniti a Bergamo è chiaro: il sostegno del governo c’è, ma solo per quelli che creano occupazione.
E dunque 6,5 miliardi serviranno ad eliminare la componente lavoro dal calcolo dell’Irap, un altro miliardo andrà invece per gli sgravi contributivi per chi assumerà un nuovo lavoratore a tempo indeterminato. Zero contributi per tre anni, e per lavoratori che – in virtù del Jobs Act – non godranno delle tutele dell’articolo 18. Il numero “18” su cui Renzi vuole attirare l’attenzione non è dunque quello dell’articolo dello Statuto dei Lavoratori, ma l’ammontare della “più grande opera di riduzione delle tasse mai tentata in Italia”.
Dieci miliardi per confermare il bonus degli 80 euro, mezzo miliardo per le detrazioni fiscali a vantaggio della famiglia, il resto – 7,5 miliardi – alle imprese: “Dal 2015 viene abolita la componente lavoro dell’Irap”, quella che “manda fuori di testa” gli imprenditori che la pagano comunque, anche se l’azienda è in crisi, e che “vale 6,5 miliardi”. E’ questo l’asso nella manica del premier, “il messaggio che l’Italia cambia davvero”. E poi c’è il miliardo per rendere “più vantaggioso” il contratto a tempo indeterminato: un messaggio alle imprese, che ora Renzi “sfida ad assumere a tempo indeterminato”, ma anche al sindacato. Perchè se la misura funzionerà, ragionano dall’entourage di Renzi, sarà chiaro il senso della riforma del lavoro: abbassare le tutele in modo da favorire l’assunzione definitiva di giovani che ora non godono comunque di alcuna protezione, e in più con contratti precari. Si vedrà con i decreti delegati se poi tornerà anche l’ombrello dell’articolo 18. A
nche per questo il premier non si fa turbare dalle proteste della Fiom che anche stavolta lo accolgono a Bergamo. Così come non lo turba l’accusa di Susanna Camusso di non sapere dove portare il Paese. Nella testa di Renzi, la strategia è chiara, ed è sempre la stessa: cambiare il Paese per favorire investimenti e occupazione, e ottenere la “credibilità” per cambiare l’Europa. Intanto, il premier lavora nei margini consentiti dal Patto di Stabilità: il deficit salirà fino al massimo consentito, il 2,9%. In questo modo si libereranno 11,5 miliardi da destinare appunto alla riduzione delle tasse. Altri 16 miliardi, garantisce Renzi, arriveranno dalla spending review. E siamo a 27,5.
Mancano all’appello 2 miliardi e mezzo per arrivare ai 30 indicati dal premier. Probabilmente per avere gli ultimi dettagli si dovrà aspettare il Consiglio dei Ministri di mercoledì. Intanto, un altro tassello della prima manovra di Renzi sta per prendere corpo: l’operazione per consentire al lavoratore di avere in busta paga il Tfr “la presenteremo nelle prossime ore”, e grazie all’accordo con le banche sarà garantita la liquidità alle piccole e medie imprese. Una scelta, assicura il premier, che sarà assolutamente “su base volontaria” da parte del lavoratore.
FONTE: Confcommercio