Presentati a Milano i risultati della nuova ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano. Dopo anni di preoccupante calo, torna a crescere nel 2014 la spesa per l’innovazione ICT, anche se si tratta di una cifra modesta: 23 euro per ciascun abitante. «Una grande opportunità per garantire qualità e sostenibilità al sistema sanitario»
L’innovazione digitale è la chiave di volta che sostiene qualità e costo del servizio sanitario, spostando gli equilibri a favore dei cittadini. E finalmente, dopo anni di stallo degli investimenti nell’innovazione e di tagli indiscriminati, il Governo sembra finalmente muoversi nella direzione auspicata.
Il giudizio positivo arriva dall’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano, che sottolinea i notevoli sforzi compiuti non solo dal Governo, ma anche dal Ministero della Salute e Agenzia per l’Italia Digitale per sviluppare un Patto per la Sanità Digitale all’interno del più generale “Patto della Salute”.
Nel 2014, dopo 4 anni di calo, finalmente, la spesa per la digitalizzazione della Sanità italiana ha ripreso a crescere, mostrando un +17% rispetto all’anno precedente, raggiungendo quota 1,37 miliardi di euro. Tutti gli attori del sistema sanitario hanno visto un aumento dei budget dedicati all’innovazione digitale. In particolare le aziende sanitarie, che negli scorsi anni avevano visto una riduzione drastica delle spese correnti e degli investimenti hanno riavviato le iniziative di digitalizzazione, riportando il budget ICT a livelli di spesa che non venivano toccati dal 2010.
Va detto, però, che si tratta di una cifra comunque limitata: 23 euro per ciascun abitante, pari solo all’1,3% della spesa sanitaria pubblica.
Secondo Mariano Corso, Responsabile scientifico dell’Osservatorio il momento tuttavia resta critico: «nonostante la consapevolezza diffusa dell’importanza di un ripensamento “digitale” del sistema socio-sanitario, siamo di fronte al rischio di uno stallo istituzionale: occorre sostituire la tradizionale governance frammentata dell’innovazione digitale non con una centralizzata, bensì con un modello partecipato, in cui il governo centrale sia regolatore di alto livello, ed alle Regioni sia dato il compito di promuovere la crescita digitale e l’integrazione. L’istituzione da parte della Conferenza delle Regioni della Commissione speciale Agenda Digitale può dare un contributo in questa direzione».
I benefici misurati
Da tempo, i benefici dell’innovazione digitale in Sanità sono evidenti e misurabili. Secondo le stime del Politecnico, ad esempio, la completa diffusione della Cartella Clinica Elettronica in Italia consentirebbe di razionalizzare le attività degli operatori sanitari e di annullare i costi di stampa e di gestione del cartaceo, consentendo di risparmiare fino a 1,6 miliardi di euro l’anno. Mentre un’offerta completa di servizi digitali agli utenti (come il download dei referti via web, la prenotazione online di esami/visite o degli accessi al centro prelievi, anche tramite App e totem self service) permetterebbe un risparmio fino a 350 milioni di euro all’anno alle strutture sanitarie, e ben 4,9 miliardi di euro l’anno ai cittadini, in termini di minor tempo per recarsi alle strutture e di attesa agli sportelli. Anche i servizi web per la distribuzione dei presidi di assistenza integrativa da parte delle farmacie territoriali permetterebbe di ottenere importanti benefici economici: per i soli prodotti per diabetici, è possibile un risparmio annuo fino a 100 milioni di euro all’anno se il servizio fosse esteso a tutte le ASL sul territorio nazionale.
Cartella Clinica e Fascicolo Sanitario Elettronico
La Cartella Clinica Elettronica rappresenta l’ambito su cui le Aziende sanitarie italiane allocano la quota più rilevante di risorse economiche (58 milioni di euro), seguito dai sistemi di Disaster Recovery e continuità operativa (40 milioni di euro). Su questi stessi ambiti il 40% dei CIO prevede un incremento degli investimenti nel 2015. Anche per i sistemi di gestione documentale e conservazione a norma, secondo il 50% dei CIO, ci sarà un aumento degli investimenti, in parte resi necessari dagli obblighi sulla Fatturazione Elettronica verso la PA.
Le incertezze “amministrative” che hanno segnato il lavoro del Ministero nella definizione del Decreto per la realizzazione del Fascicolo Sanitario Elettronico non hanno fermato l’operatività delle Regioni italiane che a fine giugno 2014 hanno presentato i loro piani per la realizzazione del FSE. Ad esempio, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Sardegna e Provincia Autonoma di Trento, che si erano mosse anzitempo, oggi dispongono già di piattaforme dedicate e accessibili ai cittadini, ma temono che inutili ingerenze centrali possano invalidare le azioni fatte. Altre Regioni – come Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Puglia e Valle d’Aosta – stanno cercando di sfruttare al meglio le esperienze già presenti per lo sviluppo e rispettare la scadenza di giugno 2015 – che quasi certamente sarà procrastinata a dicembre 2015 – entro cui rendere disponibile il set minimo di servizi ai cittadini, ovvero i referti, i verbali di pronto soccorso, le lettere di dimissione e il profilo sanitario sintetico.
Un sondaggio svolto dall’Osservatorio in collaborazione con Doxa su un panel di 1.000 cittadini, rivela però una pesante carenza di comunicazione e sensibilizzazione, con il rischio di rendere inefficaci gli investimenti. L’83% della popolazione italiana infatti non ha mai sentito parlare di Fascicolo Sanitario Elettronico, l’88% non sa se è attivo nella propria Regione e il 95% non ha mai cercato informazioni a riguardo.
I servizi digitali al cittadino: serve più comunicazione
Emerge, inoltre, che i cittadini utilizzano ancora poco i servizi digitali in ambito sanitario. Solo il 13% dei cittadini ha utilizzato nell’ultimo anno la prenotazione online delle prestazioni, l’8% ha fatto un accesso ai propri documenti clinici (es. referti) e il 5% ha effettuato un pagamento online. Eppure oltre il 20% della popolazione è interessato a questo tipo di servizi.
“Dalla ricerca emerge come lo sviluppo di servizi digitali, potenzialmente molto apprezzati dai cittadini, rappresenti una grande opportunità per garantire qualità e sostenibilità al sistema sanitario,– afferma Mariano Corso, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità -. Perché i servizi risultino efficaci, tuttavia, lo sviluppo va affiancato a una costante attenzione all’informazione, educazione ed empowerment dei cittadini, senza i quali lo sforzo e le risorse impiegate sono destinate a disperdersi”.