Nel famoso film Totòtruffa, il grande Totò disse: “Lo so, dovrei lavorare invece di cercare dei fessi da imbrogliare, ma non posso, perché nella vita ci sono più fessi che datori di lavoro”.
Di fatto il mestiere degli imbroglioni si basa sulla verifica del target di riferimento, quindi scarta apriori gli scettici e verifica il potenziale dei “clienti” della truffa, ossia di quante persone possono cadere nella trappola.
Poi naturalmente esiste anche una preparazione, per ammorbidire le eventuali resistenze iniziali, convincendo i malcapitati che nessuno li sta manipolando o ha intenzione di manipolarli.
Manipolare un popolo
E questo vale anche quando si vuole manipolare un popolo.
Addirittura, è più facile trarre in inganno una moltitudine di persone che un singolo, per il fatto stesso che il singolo confida anche sulla scaltrezza dei tanti, senza considerare che chi vuole mettere in atto un imbroglio, ha già valutato l’eventuale resistenza e la capacità di reazione della sua popolazione selezionata e a volte, basta fregarne la maggior parte per fregare tutti, anche quelli che non si sarebbero fatti fregare, ma destinati alla stessa sorte, solo perché legati in qualche modo al popolo dei più ingenui o più impreparati alla truffa, per il fatto che non la concepiscono nel modo in cui viene perpetrata.
Democrazie e inganno
Questo è il caso di diverse democrazie, che sono l’arte di far credere con l’inganno al popolo che sia quest’ultimo a governare attraverso i suoi rappresentanti.
Questo lo si può fare con diverse tecniche partendo dal fatto che il popolo sopporta anche di essere ingannato, purché non si smetta di adularlo, magari con frasi: “Gli italiani sono stati bravi e si sono comportati bene nel periodo del lock-down”.
Il popolo di solito non riconosce chi lo cura, ma chi lo droga con l’inganno, ed è proprio il suo “pusher” che il popolo immaturo elegge.
Se poi qualche scaltro che ha preso il potere riesce anche a fargli delle belle catene d’oro, non odieranno il vincolo di potersi muovere nel raggio di due metri, ma contempleranno le loro catene, fin quando la patina aurifera comincerà a cambiare colore.
Quel giallo brillante si trasformerà in qualcosa di opaco, perché il popolo è diventato un concetto stagionale a cui si dà il valore come lo si dà nella borsa delle materie prime, quindi come è fluttuante il prezzo dei cereali o del carbone, così immediatamente dopo le elezioni il valore del popolo scende di prezzo.
Così prima un reddito di cittadinanza o un bonus, viene accettato con favore e anche apprezzato, mentre gli si sta consegnando la dignità e l’autonomia, poi, man mano le cose cambieranno, lentamente, ma in modo costante, fino a spegnere la speranza.
Il teorema di Mencken
Henry Louis Mencken, già nei primi anni del 900 affermò che l’intero scopo della pratica politica è di tenere in allarme la popolazione (per poi condurla clamorosamente alla salvezza) tramite la minaccia di una serie infinita di mali indefiniti, tutti quanti immaginari. Praticamente è come dire: “agitare il popolo prima dell’uso”.
È sempre lo stesso trucco.
Funziona sempre, come il gioco delle tre carte. Al popolo non resta, successivamente che aspettare e obbedire. Con un margine di manovra concesso solo ad una parte della popolazione, a quelli che inizialmente sono tranquillamente nel PCC (Partito dei Culi al Caldo), ossia agli impiegati pubblici, lasciato solo quando la cosa è innocua o è reputata tale.
All’interno del PCC però ci stanno anche il gruppo delle forze dell’ordine, che per mantenere il loro status, magari dovranno prendere a manganellate qualcuno in una piazza, perché protesta giustamente che gli è stata tolta la possibilità di mantenere sé stesso e magari una famiglia. Anche questa tecnica è sempre valida.
Divide et impera. E noi questo modello lo chiamiamo ancora democrazia. Non esiste la democrazia se il popolo non sente le leggi dello Stato come le sue leggi, come scaturite dalla sua coscienza e dalla sua cultura, a difesa della propria dignità e non come imposte dall’alto.
“Respira”
Il popolo non dovrebbe mai temere il proprio governo, ma dovrebbe essere il governo a temere il suo popolo. Solo quando questo accade c’è libertà. Quando il popolo teme il governo, c’è tirannia. E per essere sicuri di avere la libertà, esiste un solo metodo. Non esiste un vero concetto per spiegarla, ma la libertà la senti e la respiri.
E la mascherina è diventata il simbolo di qualcosa che ti toglie proprio il respiro e quel senso di libertà, censurando i sorrisi che davano luce alle giornate …senza che per questo ti venisse recapitata una bolletta.
Fonte: articolo di Roberto Recordare