L’ultima indagine annuale di Confindustria, condotta tra febbraio e aprile 2024, offre uno sguardo approfondito sull’occupazione e sulle strategie di gestione del lavoro evidenziando diverse criticità sul fronte del personale.


Il documento si focalizza in particolare su competenze, lavoro agile, e premi variabili. Questo studio, che riguarda l’anno 2023 e i primi mesi del 2024, svela le principali tendenze e le sfide che le imprese affrontano nel contesto lavorativo odierno.

Carenza di competenze

Nel 2023, oltre il 69% delle imprese ha segnalato difficoltà nel reperimento di personale qualificato. Questo problema è particolarmente acuto per le competenze tecniche e manuali. La difficoltà di trovare risorse adeguate è accentuata per le competenze richieste dalla transizione digitale e dall’internazionalizzazione. In risposta a queste carenze, le imprese hanno adottato diverse strategie:

  1. Formazione interna: il 59,7% delle aziende ha investito nella formazione del personale già in forza. Questo approccio mira a sviluppare le competenze interne e a ridurre il gap di capacità attraverso percorsi formativi specifici per i dipendenti esistenti.
  2. Servizi di consulenza esterna: il 49% delle imprese ha ricorso a consulenze esterne per colmare le lacune di competenze. Questi servizi offrono competenze specialistiche e soluzioni temporanee che possono aiutare a risolvere problemi specifici e ad affrontare le sfide tecnologiche e organizzative.
  3. Programmi educativi locali: Il 28,5% delle imprese ha partecipato a programmi educativi locali, come le ITS Academy e i tirocini curriculari. Questi programmi mirano a preparare nuove generazioni di lavoratori con competenze in linea con le esigenze del mercato, creando una pipeline di talenti più qualificati.

Lavoro agile

Il lavoro agile ha visto una diffusione significativa nel 2023, con il 32,6% delle imprese che lo adotta, rispetto all’8,9% pre-pandemia. Questo incremento riflette un cambiamento notevole nelle modalità di lavoro e una maggiore flessibilità aziendale.

  • Intensità di utilizzo: in media, il 34% dei dipendenti non dirigenti lavora da remoto per 2-3 giorni alla settimana. Questo indica una crescente normalizzazione del lavoro a distanza e una maggiore adattabilità delle imprese alle nuove esigenze lavorative e alle tecnologie digitali.

Contratti collettivi

L’indagine rivela che il 25,2% delle imprese applica contratti aziendali che regolano vari aspetti delle condizioni di lavoro. Questi contratti sono più frequenti nelle grandi imprese e nel settore industriale.

  • Premi di risultato collettivi: il 60,4% dei contratti aziendali prevede premi di risultato collettivi. Questa misura incentiva le performance aziendali e premia i dipendenti per il raggiungimento di obiettivi comuni.
  • Conversione dei premi in welfare: il 47,7% dei contratti consente la conversione dei premi di risultato in benefici di welfare. Questo approccio offre ai dipendenti la possibilità di utilizzare i premi per servizi come assistenza sanitaria, formazione, e altre forme di supporto.
  • Erogazione dei premi: oltre il 60% delle imprese ha erogato premi variabili collettivi nel 2023. Circa il 40% dei lavoratori ha scelto di convertire una parte del premio in welfare, dimostrando l’interesse verso forme di compensazione alternative.

Occupazione e turnover

Nel 2023, l’occupazione nelle imprese Confindustria è aumentata dell’1,4%, con un incremento maggiore nel settore industriale (+1,9%) rispetto ai servizi (+0,5%). Questo aumento è stato principalmente trainato dall’occupazione femminile, che è cresciuta del 3,4%.

  • Contratti a tempo indeterminato e determinato: l’occupazione a tempo indeterminato è aumentata dell’1,7%, mentre quella a tempo determinato è diminuita del 5,4%. Questo riflette una preferenza per contratti più stabili.
  • Apprendisti: l’occupazione degli apprendisti è cresciuta significativamente (+14,9%), indicativa di un impegno nel formare giovani talenti per il futuro.
  • Turnover: il turnover è più elevato nel settore dei servizi (47,1%) rispetto all’industria (25,7%). Le dimissioni rappresentano il 65,8% delle cessazioni di lavoro, suggerendo una continua dinamica di cambiamento nel personale.

Assenteismo

Infine nel 2023, il tasso di assenteismo si è attestato al 6,6%, con una maggiore incidenza nelle imprese più grandi e nel settore dei servizi. Le assenze per malattia non professionale sono le più comuni, seguite dai congedi retribuiti. Le assenze per congedi parentali sono particolarmente elevate tra le donne, con un tasso di assenteismo del 8,3% rispetto al 5,8% degli uomini.

Il testo dell’indagine 2024 di Confindustria sulle imprese