Tra gli indagati, spiccano nomi di rilievo dell’imprenditoria italiana, inclusi dirigenti e banchieri noti, come Leonardo Maria Del Vecchio e Matteo Arpe: si allarga ancora l’inchiesta della dda di Milano sul furto dei dati a livello nazionale.


Si tratta di un caso che ha scosso alle basi le fondamenta della sicurezza delle banche dati sul territorio nazionale: un’organizzazione, a scopo di lucro, avrebbe orchestrato un sistema per accedere illegalmente a informazioni sensibili contenute in archivi cruciali dello Stato, tra cui Sdi, Serpico, Inps, Anpr e Siva.

La procura di Milano ha infatti recentemente portato alla luce un caso di sottrazione e vendita di dati riservati dalle principali banche dati nazionali, un’operazione che ha condotto all’arresto di sei persone e al sequestro di alcune aziende. Ne abbiamo parlato in questo approfondimento.

E adesso l’inchiesta sembra ulteriormente allargarsi a macchia d’olio, e il Governo si dice prontoa intervenire.

Si allarga l’inchiesta sul furto dati

L’inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Milano ha svelato un complesso schema di acquisizione illecita di dati personali, sottratti da banche dati riservate e strategiche per il Paese. La rete comprende ex agenti delle forze dell’ordine, informatici e hacker, e operava a servizio di clienti influenti per scopi aziendali e privati, spesso legati a questioni ereditarie o personali.

L’inchiesta, che risale al 2022, ha smantellato un presunto sistema di dossieraggio che permetteva ai clienti di ottenere informazioni riservate, potenzialmente utili a ottenere vantaggi economici o a monitorare persone di interesse. Le autorità accusano gli indagati di aver partecipato a un “mercato illegale di informazioni personali”, agevolando accessi abusivi a sistemi informatici di alto valore strategico.

Tra i bersagli di questo presunto sistema di dossieraggio, risultano esponenti di spicco della finanza e dell’economia nazionale: Paolo Scaroni, ex amministratore delegato dell’Eni e attuale presidente del Milan, Giovanni Gorno Tempini, presidente della Cassa Depositi e Prestiti, e Massimo Ponzellini, altro nome influente nel settore bancario.

Indagati tra gli altri anche Leonardo Maria Del Vecchio e Matteo Arpe

Tra i coinvolti, Leonardo Maria Del Vecchio, erede del fondatore di Luxottica, avrebbe richiesto informazioni sui propri fratelli per questioni successorie, mentre il banchiere Matteo Arpe e suo fratello Fabio avrebbero fatto accesso a banche dati senza autorizzazione presso la filiale alessandrina del Banco BPM.

E pensare che giusto lo scorso 25 ottobre Del Vecchio Jr. era stato ospite di Bruno Vespa a “Cinque Minuti” dispensando consigli ai giovani italiani in cerca di lavoro, che “prima di andare via a lavorare all’estero bisogna provare a farcela in Italia.

Anche Fabio Candeli, amministratore delegato di Banca Profilo, e Fulvio Pravadelli, ex direttore di Publitalia, risultano sotto inchiesta, quest’ultimo per presunto spionaggio nei confronti del cantautore Alex Britti, ex compagno della figlia.

Le note dei difensori degli indagati

Dalle imputazioni preliminari e dall’esito negativo della perquisizione, il dottor Del Vecchio sembrerebbe essere piuttosto persona offesa. Altri, infatti, sarebbero eventualmente i responsabili di quanto ipotizzato dagli inquirenti“, precisa, in una nota, Maria Emanuela Mascalchi, l’avvocata di fiducia dell’indagato il quale “attende serenamente lo svolgimento delle indagini preliminari che auspica si concludano rapidamente in modo da poter subito dimostrare la propria totale estraneità ai fatti e l’infondatezza delle accuse ipotizzate a proprio carico“.

Il dr. Arpe è stupito perché si è trattato di un incarico professionale della famiglia limitato a una vicenda privata successiva alla scomparsa del padre. Ha dato e darà piena collaborazione agli inquirenti“. Lo scrive in una nota l’avvocato Davide Steccanella, legale del banchiere Matteo Arpe.

Il Governo pronto a intervenire

Il governo italiano sta mettendo a punto un pacchetto di misure legislative per affrontare il fenomeno del dossieraggio e proteggere le banche dati sensibili del Paese, rispondendo così alla crescente preoccupazione per la sicurezza informatica e la tutela della privacy. L’obiettivo delle nuove norme è duplice:

  • da un lato, prevedere sanzioni più severe per chi accede abusivamente a sistemi informatici protetti;
  • dall’altro, regolamentare in modo più stringente l’uso delle informazioni da parte delle forze dell’ordine, richiedendo autorizzazioni più specifiche da parte della magistratura per le intercettazioni e le analisi dei dati personali.

Le dichiarazioni della premier Giorgia Meloni

La premier Giorgia Meloni, in un’altra intervista sempre con Bruno Vespa, ha espresso una forte condanna per il fenomeno del dossieraggio, definendolo una minaccia alla democrazia e paragonandolo a una forma di ricatto che può destabilizzare le istituzioni.

Secondo Meloni, lo Stato di diritto è messo a rischio da pratiche che ricordano le attività di spionaggio: il dossieraggio, infatti, rappresenta una violazione non solo della privacy degli individui, ma anche dei principi fondamentali su cui si basa la società civile.

La premier ha invitato la magistratura a condurre indagini approfondite e a punire severamente i responsabili, inviando un messaggio forte a chi cerca di violare la fiducia dei cittadini e la sicurezza delle istituzioni.

Le dichiarazioni del ministro Carlo Nordio

Parallelamente, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha evidenziato la crescente difficoltà nell’arginare attacchi informatici sempre più sofisticati.

I malintenzionati sono spesso un passo avanti rispetto agli Stati”, ha dichiarato Nordio, richiamando l’attenzione sui limiti della normativa attuale e sulla necessità di introdurre innovazioni che possano rafforzare i sistemi di protezione dei dati.

Per Nordio, il problema della sicurezza informatica è un tema di importanza strategica per la sicurezza nazionale, e perciò non basta limitarsi a inasprire le pene: occorre una revisione completa delle norme e delle tecnologie utilizzate per la protezione dei dati, anche ispirandosi alle migliori pratiche adottate all’estero.

Non solo in Italia

Il fenomeno del dossieraggio non si limita all’Italia. Anche Paesi come Stati Uniti, Russia, Germania e Regno Unito sono alle prese con un aumento delle attività di spionaggio e accessi abusivi ai dati. Tuttavia, l’Italia appare particolarmente vulnerabile a causa dell’incompleta digitalizzazione delle infrastrutture pubbliche e della mancanza di protocolli di sicurezza aggiornati. La diffusione di reti informatiche obsolete, in particolare nel settore pubblico, rende infatti le banche dati nazionali obiettivi facili per cyber-criminali e insider infedeli.

L’accelerazione tecnologica ha reso necessario un adeguamento delle strutture e delle pratiche di sicurezza, soprattutto per le amministrazioni pubbliche, che spesso faticano a implementare le misure necessarie per garantire la protezione dei dati.

Con il pacchetto di riforme, il governo intende quindi non solo incrementare la tutela delle banche dati ma anche promuovere un approccio più proattivo alla sicurezza, incentivando investimenti in formazione e in tecnologie di difesa avanzate.

Il piano legislativo dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno, con l’adozione di linee guida specifiche a partire da novembre, e punta a porre l’Italia in una posizione più solida nella difesa dei dati personali e strategici.