UKIl Regno Unito è la prima destinazione europea degli investimenti diretti all’estero: con una previsione di crescita del Pil reale per il 2016 del + 2,4% e un tasso di disoccupazione al 5%, rimane il paese Occidentale più attrattivo per chi vuole avviare una nuova impresa. Questi i dati illustrati al seminario di approfondimento organizzato da Mpo Service di Catania e Ascheri & Partners di Londra, che si è concluso sabato (19 marzo) allo Sheraton. «In questa due giorni – ha spiegato Maurizio Verona Ceo di Mpo Service – abbiamo puntato i riflettori sul binomio start up e internazionalizzazione, poiché oggi è necessario, per professionisti e investitori, avere gli strumenti per intercettare le idee imprenditoriali più promettenti e assistere le nuove imprese nel processo di crescita ed espansione, proprio quando sono all’inizio della loro attività».

 

«Gli imprenditori hanno bisogno prima di tutto di essere informati – ha dichiarato Guido Ascheri, titolare dello studio Ascheri & Partners – l’Inghilterra è un contesto in continua evoluzione dove l’amministrazione finanziaria e i contribuenti sono sullo stesso piano, non c’è contrapposizione e questo facilita maggiormente le aziende che vogliono migliorare i loro risultati». Un processo di crescita che deve però fare i conti con l’apprendimento, come sottolineato dal presidente della Sicilian Venture Philanthropy Foundation, prof. Elita Schillaci: «Per essere innovativa e per internazionalizzarsi la start up dev’essere in primo luogo aperta ai processi di cambiamento, learning è la parola chiave. Per l’azienda tutto questo significa abbattere le barriere, entrare in un nuovo mercato e imparare dall’ambiente e dai consumatori. Le nuove imprese devono imparare anche dagli errori, learning by failure quindi, per poter intercettare nuovi mercati internazionali». Mercati che guardano all’innovazione senza distinzione di provenienza geografica, e che sono maggiormente interessati alle start up legate all’information technology (IT), alle tecnologie “green”, alla biotecnologia e al food.

 

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Un’occasione di confronto e approfondimento che ha visto la partecipazione: dell’Italian Chamber of Commerce and Industry UK con Caterina Cutugno che ha illustrato la nascita del “desk innovazione” dedicato proprio alle start up; dell’ufficio londinese dell’Italian Trade Agency con Filippo Mansani e del presidente di Italia Start up Marco Bicocchi Pichi, il quale ha sottolineato come «il nostro Paese, nonostante sia all’avanguardia per le idee imprenditoriali innovative, stenti ancora a innescare un circolo virtuoso di investimenti». Dello stesso tenore le considerazioni del presidente di Italian Business Angels Network Association (IBAN) Paolo Anselmo: «Le buone idee non mancano, ma per aprirsi ai mercati esteri una start up deve avere fondamentalmente tre cose, un business model interessante, un buon team e una strategia di exit, ovvero le opportunità di disinvestimento nel breve periodo».

 

In collegamento dalla capitale britannica anche Vanessa Romer di London & Partners – lo sportello per le attività produttive del Comune di Londra – che ha esposto direttamente ai professionisti e agli imprenditori partecipanti le opportunità concrete offerte dall’amministrazione londinese.

 

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