Ormai è diventata una catena di montaggio, in un unico processo gestionale, per cui magistratura e giornalismo, fonte e pubblicazione velina, sorreggendosi a vicenda, credono di essere immuni da responsabilità e membri di una società migliore.
Quello che si legge sui giornali sembra vero, a meno che non si sia a conoscenza diretta dei fatti, allora si capisce che i giornali sono in grado tranquillamente di dire il falso spudoratamente, nella speranza che grazie a loro possa diventare verità, a supporto della fonte di informazione a cui hanno consegnato le chiavi della definizione della realtà.
Libertà di Stampa e fonti
Con la libertà di stampa, i giornali pubblicano solo ciò che vogliono veder stampato le loro fonti, che non sono fonti di informazione, ma fonti di direzione, perché l’interesse primario del giornale non è più informare, ma quello di influenzare in una direzione.
In questo modo la vita del giornalista è più facile, pertanto ognuno rischia di essere il titolo del giorno dopo, salvo cercare poi un accomodamento in privato per quello che hanno scritto in pubblico.
Mercato editoriale
Nel mercato editoriale, si vendono meglio i giornalisti che i giornali, che al servizio di azioni ciniche, non possono che dare supporto con una stampa mercenaria, per influenzare migliaia di persone, facendo leva sui loro pregiudizi, sapendo che purtroppo le opinioni di tanti si creano dalla stampa. D’altronde, quello che sanno fare i giornalisti di sicuro, è interessare il pubblico a ciò che già gli interessa, ossia notizie allarmistiche o di pettegolezzo, inventando la metà di quello che scrivono e non scrivendo la metà di quel che succede veramente.
Infatti, generalmente i giornalisti non sono solo pilotati per ciò che devono scrivere, ma anche per quello che non devono scrivere. Un giorno anch’io ho letto di essere stato arrestato.
Per un momento ho pensato di essere io il disinformato sul mio conto. Gli altri giornali battevano la stessa notizia, allora ho parlato direttamente con loro e ho capito che i giornalisti sapevano distinguere il vero dal falso, ma hanno pubblicato il falso. Non avevano neanche un pensiero da esprimere, ma riuscivano ad esprimerlo bene.
Ho capito che non potevano essere loro a spiegare l’accaduto, ma la loro fonte. È un’epoca, dove la maggior parte dei giornali, possono servire solo a incartare le uova.
La propaganda
Napoleone Bonaparte diceva: “C’è da avere più paura di tre giornali ostili che di mille baionette”.
Infatti, me ne sono reso conto, la propaganda è come avere un attacco aereo con lancio di bombe, fatto per minacciare tutti quelli non allineati. Tutti quelli che in un processo gestionale certificato, potrebbero essere dichiarati “non conformi” alle regole.
Si, infatti avevo scritto qualche cosa, pubblicata su una testata online di una TV. Era solo una mia opinione. Dopo qualche giorno censurata. Ho presenziato anche ad una manifestazione pubblica dal titolo “Adesso parlo io”, invisa alla magistratura e alle forze dell’ordine che per minacciare i partecipanti erano presenti in massa con macchine fotografiche professionali sui tre piedi e con lo zoom.
Infatti, le persone presenti, per paura, guardavano a distanza. Tutti avevano timore di avvicinarsi e paura a sedersi. Io invece ho pensato di sedermi al centro di quelle sedie vuote, perché non ho accettato di poter avere il timore di ascoltare una voce fuori dal coro e di aver paura dello Stato. La mafia dell’antimafia era lì, visibile in agguato, mandati dai boss con le toghe.
Non erano a protezione della manifestazione; tutt’altro, era lì per boicottarla. Avevo deciso, che non era giusto criminalizzare la Calabria solo per far fare carriera a qualche vigliacco e incapace.
Dovevo aspettarmi qualcosa. Se alcuni rappresentanti dello stato e della giustizia fossero così cattivi come li dipingono, sarebbe facile regolarsi. Invece sono peggio.
Quando decidono di fare del male, non faticano a trovare un pretesto per farlo. L’odio è la vendetta del codardo quando si sente umiliato.
Giornalismo di altri tempi
Ma io ho un ricordo.
Un ricordo di giornalisti di altri tempi.
Di quelli veri. E ricordo di aver comprato un libro di una giornalista, che già nei suoi ultimi giorni vi vita, cominciava a non essere più amata dal mainstream, se non osannarla poi da morta, solo perché era troppo difficile sminuirla in vita. Era Oriana Fallaci, che nel suo libro “La forza della ragione” scrisse:
“Non difendere il proprio territorio, la propria casa, i propri figli, la propria dignità, la propria essenza, è contro Ragione. Accettare passivamente le sciocche o ciniche menzogne che ci vengono somministrate come l’arsenico nella minestra è contro Ragione. Assuefarsi, rassegnarsi, arrendersi per viltà o per pigrizia è contro Ragione.”
Ho condiviso appieno la sua “Ragione”, per questo oggi devo difendermi dall’invettiva di questo attacco aereo che spara articoli, cercando di colpirmi, credendo di potermi affondare.
Purtroppo, in tutto questo giocano un ruolo fondamentale anche i tanti arresi a questa vile malvagità di pochi, fine a sé stessa, che è la disgrazia di molti.
Questa mafia autorizzata che mantiene le stesse percentuali di diffusione della mafia clandestina. D’altronde, non potrebbe essere diversamente, se la magistratura e le forze di polizia sono fatte di uomini ed una certa percentuale di uomini è mafiosa e corrotta, non vedo perché ci si scandalizza e si ha il timore di affermare questa realtà.
Stampa e magistratura
Ci sono magistrati e forze di polizia oneste? Si, nella stessa percentuale dei calabresi onesti, non più e non meno. Ci sono giornalisti onesti? Lì la percentuale si abbassa di tanto, perché è difficile poter scrivere liberamente, quindi si può mantenere la stessa percentuale, se conteggiamo anche tutti quelli che non lavorano perché non accettano certe condizioni di censura.
Restano i calunniatori, a cui non interessa di ricercare la verità, ma vogliono la comodità, facendo i broker dell’informazione preconfezionata. Ma la responsabilità di tutto questo, di dover sopportare la violenza di queste cosche del malaffare che si nascondono sotto mentite spoglie di toghe e divise, è anche dovuta alla violenza dei vigliacchi che peccano di silenzio.
Quelli del motto: “ma chi te lo fa fare?!” Mafia significa sopruso. E un sopruso è un sopruso da qualsiasi parte venga. Non ci possono essere i soprusi ufficiali autorizzati e non importa quanto potente sia la cosca che li attua e quale divisa indossi. Combatterli non è una opzione, ma un dovere.
Fonte: articolo di Roberto Recordare