Se è vero che Sigmund Freud non era uno stupido ed è tutt’ora il riferimento della psicoanalisi, dobbiamo ricordarci che per Freud la pulsione è da intendersi come eccitazione di matrice somatica che promuove i processi psichici.

La pulsione per eccellenza in questo senso è quella sessuale, della quale Freud mostrò quanto essa possa prescindere nella specie umana dalla finalità riproduttiva.

Freud si riferì alla pulsione sessuale anche con il termine di libido: essa è un concetto centrale nelle  considerazioni “economiche” di Freud, quelle cioè concernenti il bilancio delle energie in gioco nei processi psichici e la loro quantificazione.

Alla libido si oppongono le pulsioni di autoconservazione (la cui energia Freud chiama  “interesse”) e le pulsioni di morte. Nella sua ultima teoria delle pulsioni, Freud indica con il termine eros l’insieme delle pulsioni sessuali (che servono alla specie) e quelle di autoconservazione (che servono all’individuo).

Partendo da questo concetto, possiamo dire che le pulsioni sessuali, che sono quelle  pulsioni che danno maggiore spinta e quindi il motore della passione per le cose, sono la vera forza motrice per “la creazione” nel senso più generico del termine,  ossia per la creazione di relazioni amorose, come le relazioni di amicizia, come la  spinta alla sperimentazione, all’innovazione e a tutte quelle attività che richiedono passione. Praticamente tutte.

Infatti, nella storia possiamo ricordare che tutti quelli che hanno veramente inciso, sono quelli che questa passione ce l’hanno messa tutta, anche in situazioni diverse.

La storia del mondo coincide sempre o si intreccia con la storia di grandi uomini.

A prescindere da quello che si può pensare di loro o della condivisione del loro operato, considerando anche che solo i grandi uomini possono avere grandi difetti.

E come potremo anche verificare, questi personaggi avevano una cosa in comune, la pulsione che è classica della giovane età.

Ad esempio, Napoleone Bonaparte, assunse il potere in Francia a 30 anni e diventò  imperatore dei francesi a 35. Albert Einstein sviluppo la teoria della relatività ristretta tra i 23 e i 30 anni, fino ad applicare la teoria della relatività generale per modellizzare la struttura dell’universo a 38 anni, mentre Leonardo da Vinci dipinse la Madonna Dreyfus, adesso conservata al National Gallery of Art di Washington a soli 17 anni.

Freud stesso iniziò i suoi studi sull’isteria a 29 anni e già a 34 aveva già un grande rispetto da parte dei suoi colleghi.

Se è vero che la libido è una spinta eccezionale per arrivare a risultati eccezionali, come facciamo a ritenere, ad esempio, che un Sergio Mattarella con i suoi 80 anni, un Romano Prodi con i suoi 82 anni o un Mario Draghi con i suoi 74, possano essere presi a riferimento e possano essere quelli che debbano decidere o solamente  pensare di poter decidere del futuro dell’Italia.

Addirittura il presidente del Consiglio, Mario Draghi per poter nominare l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone quale nuovo capo di stato maggiore della difesa, che aveva superato il limite di età dei 63 anni per quel tipo di incarico, ha pensato bene di adottare un artificio per poterlo nominare, con una norma varata dal consiglio dei  ministri ad hoc, per aggiornare la platea dei “giovanotti” al comando della nazione.

Anzi, se Freud ha ragione, questi soggetti hanno l’età delle pulsioni di autoconservazione, quelle pulsioni che Freud chiama di “interesse”, che si  oppongono alle pulsioni che scatenano quell’energia positiva a cui dovrebbe tendere  un paese.

In Italia, ci sono leggi che addirittura limitano l’accesso ad alcune funzioni, ponendo i limiti di età minimi, come ad esempio i 50 anni per fare il Presidente della Repubblica, mentre forse si dovrebbe mettere un’età massima e non una minima, per evitare di correre il rischio di avere un vecchio rincoglionito come presidente della Repubblica, con le sue pulsioni di autoconservazione e di interesse personale con l’aggravante di presiedere il Consiglio Superiore della Magistratura.

L’Italia è ormai diventato un paese “vecchio”, non perché si è alzata l’aspettativa di vita e quindi mediamente ci sono molte più persone di una certa età, ma perché esiste una barriera all’entrata e una poca fiducia verso i giovani, costruita da quegli  stessi vecchi in età da pensione, che dovrebbero andare a giocare con i nipoti e  tagliare i fiori in giardino.

Invece non vogliono mettersi da parte e continuano ad alzare il freno a mano quando ci sarebbe da spingere per una vera evoluzione ed al contrario accelerare quando arriva il comando imposto dall’alto, secondo quella famosa teoria delle pulsioni di interesse personale, passando dalle grandi volontà spinte dalla passione, alle volgari velleità spinte dalla pulsione dell’autoconservazione e dall’interesse, tanto da arrivare anche a disconoscere i  “diritti negativi”, ossia quei diritti che non hanno bisogno di altra forma di riconoscimento se non quell’evidenza che proviene dalla natura delle cose.

Diritti che non solo non hanno bisogno dello Stato per essere affermati, ma si pongono  esattamente come baluardo contro la coercizione che viene eventualmente esercitata dallo stesso.

I conflitti oggi nascono proprio dalla non accettazione da parte del potere, sia politico che della magistratura, dei diritti negativi.

Oggi non esistono strumenti di autodifesa da questi poteri, che sono diventati de facto onnipotenti o si sentono tali, proprio perché sono conservativi rispetto alle proprie posizioni ormai acquisite e perché godono della complicità di tutti quelli che non si ribellano, anestetizzati dalla propaganda di regime, anche quando viene  diffusa “una proposta che non si può rifiutare”, classica dei film come “Il padrino”, ossia con il messaggio sottostante chiaro: sei libero di non vaccinarti ma non ti conviene, perché altrimenti ti togliamo la possibilità di vivere, chiamando il ricatto  opera di convincimento, che fa leva sui bisogni della gente. Di fatto anche l’arma  classica dello strozzino, dove più paghi e più ti chiede, perché si accorge che hai ancora dei margini che possono essere erosi.

Il ricatto è una strategia che si impara, magari alle proprie spalle, tanto che chi usa l’arma del ricatto è la persona ricattata o ricattabile a sua volta, per cui conosce  bene il meccanismo.

Naturalmente, come ebbe a dire una volta Tina Anselmi, la prima donna ministro in Italia: basta una sola persona che ci governa, ricattata o ricattabile, perché la democrazia sia a rischio.

Guarda caso lei si occupava in particolare di lavoro, proprio quello che oggi è più soggetto a ricatto.

Ma alla fine tutti i ricattatori, come tutte le donne che si sentono delle modelle,  sicure del loro fascino e usano il sesso come arma di ricatto, se gli va bene finiranno  per lamentarsi di essere state tradite, altrimenti potrebbero anche finire per strada  a fare le zoccole, se la maggior parte delle persone non fossero così arrendevoli al ricatto.

 


Fonte: articolo di Roberto Recordare