A volte ci si chiede cosa avrebbe pensato una persona che oggi non c’è più se fosse ancora in vita, quindi, sfogli la sua vita per avere qualche indicazione che ti aiuti a immaginare e a capire.
“Il peccato non nacque il giorno in cui Eva colse una mela: quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disubbidienza”, questo è quello che ha scritto Oriana Fallaci, nel suo “Lettera a un bambino mai nato” del 1975, e la dice tutta sulla sua interpretazione delle cose.
Certo, la storia di Adamo ed Eva può essere letta in molti modi, ma sicuramente si dovrebbe analizzare prima il contesto, ossia partire dall’inizio, ossia da Dio.
C’è chi crede all’esistenza di Dio e chi non ci crede, ma in questo caso non vale la regola che la verità sta sempre in mezzo e pendere dall’una o dall’altra parte è cosa non semplice.
Sicuramente c’è da considerare che l’uomo ha inventato Dio in un’epoca che era facile crearsi qualcosa di trascendentale, che serviva a spiegare molte delle cose che oggi sappiamo, la cultura del tempo era quella che era, e lo spiega anche il fatto che Dio è stato raffigurato a somiglianza dell’uomo, con la parvenza di un vecchio saggio e potente. La soluzione più comoda, che al tempo sicuramente non aveva alternative soddisfacenti.
E’ anche vero che se esiste l’universo con delle leggi naturali così perfette, si fa fatica a pensare che non ci sia un creatore.
Il problema credo, non sia tanto la sua esistenza, ma per come ci è stato tramandato. Il pensiero che Dio non esista non ci terrorizza, ma invece terrorizza di più il pensiero che esista per come ce l’hanno voluto far percepire. Lo dice la stessa storia di Adamo ed Eva, che parla di un Dio che già commette due peccati, di ira e di vendetta per una mela. Che per quanto fosse importante per lui, sempre una mela era per i poveri Adamo ed Eva, che di fatto, non avevano solo rispettato una regola imposta da Dio.
Ma se Dio aveva effettivamente creato Adamo ed Eva, con tutti gli annessi e connessi, tra cui l’attrazione sessuale e l’innamoramento, era implicito che Adamo potesse cedere ad una richiesta di Eva, oltretutto la sua unica opzione possibile.
L’amore è qualcosa che attacca il cuore, la testa e i sensi, quindi significa essere vulnerabili. Questo Dio lo sapeva, visto che era il creatore di questo meccanismo, sapeva che amare significa anche vivere per la felicità dell’altro, che significava anche essere folli e non razionali. Se Dio aveva creato Adamo ed Eva con l’incipit dell’amore, non poteva aspettarsi una reazione diversa, ossia la libertà di amare e la libertà di sbagliare quando si ama, che significa vita.
Non ci sarebbe stato il peccato senza la possibilità di peccare, e non ci sarebbe la possibilità di peccare senza peccare mai. Questo peccato originale non è altro che una necessità logica.
Allora, si è tentati di credere che se Dio esiste, non è quello che ci hanno raccontato fino ad oggi, altrimenti dovrebbe avere una buona scusa per tutto quello che accade in questo mondo e volendo rispettarne l’idea della sua esistenza, non si può renderlo responsabile della cacciata di Adamo ed Eva dall’Eden, altrimenti dovrebbe essere responsabile di tutte le assurdità che viviamo.
Allora si può accettare che un Dio può non essere compreso, visto che è un Dio e che nulla ha a che fare con qualcosa che assomigli all’uomo ed essere, magari non significa per forza esistere. Come si può anche ritenere che Dio è quello che ognuno di noi si crea per coprire quel vuoto che a volte ci sentiamo dentro.
Fatto sta, che la storia di Adamo ed Eva non convince per niente e anzi, se in questa storia qualcuno ha ragione, quello non è Dio, ma Adamo ed Eva, che rompono le regole per amore in un ambiente come l’Eden “troppo controllato”, per cui l’opzione della libertà non poteva che essere quella giusta, prendendosi la responsabilità delle proprie scelte.
Certo, se chi si è inventato questa storia fosse stato di cultura orientale, magari Adamo ed Eva si sarebbero mangiati il serpente invece della mela, ma questa sarebbe stata un’altra storia.
Fatto sta, che Eva è il vero esempio della curiosità e della sperimentazione, rifiutando i dogmi calati dall’alto, mentre Adamo rappresenta la forza dell’amore e della vita, tanto che dovremmo ringraziare entrambi della loro scelta, altrimenti non staremmo oggi qui a raccontare questa storia.
Ma la storia vuole, o chi ha inventato questa storia vuole, che noi tutti siamo macchiati di un peccato originale alla nascita, che ricorda un po’ il peccato originale dei calabresi che nascono già con il peccato originale di ‘ndrangheta, che passeranno ad espiare per tutta la vita.
E’ difficile credere che un Dio possa ammettere che un bambino possa venire al mondo infangato dalla nascita, dimenticando l’originale innocenza, avendo anche l’alibi di ferro di non essere stato presente al reato commesso.
Ma questa dottrina è ormai convalidata da più di duemila di anni di storia, di bambini che partono già col piede sbagliato, e potranno fare tutti gli sforzi possibili, ma che non serviranno a niente, perché il peccato c’è, quello originale, commesso dalle famiglie di appartenenza o anche solo dall’area geografica di nascita.
Eppure, il peccato non è più originale, ma è una copia, un peccato di imitazione a tiratura illimitata che si protrae nei secoli.
Questo peccato pseudo originale costituisce una colpa innata ed ereditata, che consiste nell’essere e non nel commettere, che sottostà alle regole mafiose delle vendette trasversali, per cui la colpa viene ereditata per appartenenza.
Forse il vero peccato originale sta nell’attitudine a distorcere le cose, un gigantesco equivoco, che comprende anche il concetto di Dio e di peccato, opera dell’uomo e non di Dio, un concetto intrinsecamente blasfemo, che condannerebbe un bambino appena nato direttamente all’inferno.
Un peccato che ha creato la regola partendo da questo pregiudizio, che rende anormali e peccatori tutti quelli che non si adattano, ma che ha trovato un grande consenso nella popolazione, pur non sapendo chi se l’è inventata, chi l’ha scritta e perché. Un bigotto l’avrà scritta e tanti la osservano, perché è una regola di quelle che fa parte ormai del consenso sociale.
Una di quelle regole comunque tollerabili, che anche un uomo libero non la trova fastidiosa perché è diventata un uso e costume più che una regola, l’importante è che non ci rifletta molto.
Ma l’insegnamento di Adamo ed Eva ci porta a ritenere che l’amore è una di quelle illegalità che non rispetta nessuna regola, l’amore inteso in senso lato, per una donna, per un uomo, per la vita, per la libertà e per tutto quello dove l’amore esercita quella forza motrice per cui non si può che diventare suo complice.
Allora per tutte quelle cose che amiamo, le regole posso essere al massimo un orientamento generale, regole che ne distruggono il sentimento e l’espressione e che non possono rappresentare un vincolo se vanno in conflitto con le regole della vita, quelle non sono scritte da nessuna parte, ma che fanno parte della natura dell’uomo, per cui è necessario ignorare e infrangere quelle che vanno in contrasto con esse.
Solo le regole della natura non hanno eccezioni, anche se l’eccezione è una delle regole della natura, infatti, ogni uomo è di per sé un’eccezione.
I grandi crimini sono stati commessi sempre da persone che hanno seguito le regole, create in quel momento storico da qualche criminale, cosa che si ripete ciclicamente nei vari periodi storici. Le guerre sono nate e sono sempre state fatte da persone che si attengono a queste regole e non c’è stata persona più saggia di chi in quel momento le ha volute infrangere.
Più le regole sono numerose e dettagliate, e più non hanno senso, in quanto evidentemente non si è più in una civiltà che si possa vivere restando sani di mente, per cui bisogna scappare o lottare. Lottare in questi casi significa solo assumersi la responsabilità della propria libertà, conoscendo bene le regole, per poterle infrangere con tutta coscienza, facendo un nuovo peccato-reato originale.
Fonte: articolo di Roberto Recordare