Sento un elogio fatto da una giornalista di “La Repubblica” di cui non ho afferrato il nome, a Roberto Speranza e al Governo, per aver scelto la linea della massima prudenza, affermando che l’Italia è stata più prudente dell’Inghilterra, che ha pensato di rendere “liberi tutti”. A questo punto ci si dovrebbe domandare, cosa si intende per prudenza. Se fare una sperimentazione di un vaccino sulle persone, rendendolo di fatto obbligatorio con il green pass, è da ritenersi prudente, bisognerebbe chiedere alla Treccani o allo Zingarelli di rivedere la definizione del vocabolo.

Prudenza?

Fortunatamente, la prudenza è quella che stanno man mano imparando gli italiani, di credere al dieci per cento di quello che si sente, a un quarto di quello che si legge e al cinquanta percento di quello che si vede o che il main stream vuol far vedere. Di fatto sempre meno gente crede a questa grande preoccupazione che la politica ha verso la salute dei cittadini o comunque non crede che questa preoccupazione sia tale da superare gli interessi che molti politici hanno a chinarsi al Big Pharma e a chi sta dietro

Per agire con vera prudenza, bisognerebbe innanzitutto avere la capacità di ascoltare, saper stare in silenzio quando è il caso, invece di sparare cazzate. Non bisogna confondere la prudenza con l’incapacità di agire e soprattutto di capire che la prudenza non serve se utilizzata per preservare una vita infelice, prudenza che in questo caso al posto di evitare gli errori, ne crea un unico grande e madornale.

Il presidente del Consiglio Mario Draghi, invece stigmatizza e definisce “azione odiosa e vigliacca la violenza da parte dei cosiddetti no vax”, prendendo spunto da un tizio che ha dato un pugno ad un giornalista, come se tutti quelli che lui definisce “i cosiddetti no vax” possano essere tutti nella testa “del pugile” o possano condividere l’azione fatta da un singolo individuo, oltre a non capire che ci possono essere tanti motivi per far scendere le persone in piazza e che possano condividere l’azione contro il governo, ma per ragioni anche molto diverse, anche se accomunate poi da un’unica protesta definita “no vax” o “no green pass”, che oltretutto, anche queste, sono due ragioni completamente diverse. Ma fa bene fare di tutta l’erba un fascio, ossia di tutti quelli che non sono allineati. I motivi del perché non contano.

Mentre, il Signor Mario Draghi non ritiene azione odiosa, vigliacca e violenta, la sua azione di imposizione di regole che limitano altamente la libertà dei cittadini. Io francamente reputo più violenta la limitazione delle libertà più di un pugno in faccia. Ma anche questo fa parte del vocabolario stravolto dei nostri governanti. Allo stesso modo Enrico Letta, afferma che il green pass significa libertà. Adesso quando si subisce una minaccia di restrizione e quando la si accetta con il ricatto, è sinonimo di libertà. Facciamo anche qui un appello a chi pubblica i vocabolari.

Comunque, anche il mitico commissario europeo Paolo Gentiloni, quello che era Ministro degli affari Esteri e che insieme alla Ministra della difesa Roberta Pinotti, hanno pensato di aiutare l’Arabia Saudita nello sterminio di civili nello Yemen, afferma: “non dobbiamo dare cittadinanza politica ai no vax”. Ci si dovrebbe chiedere, chi sarebbero quelli che possono assumersi la presunzione di decidere chi può avere “cittadinanza politica” e chi no. Lui sicuramente è uno di quelli, ma non si è capito bene quel “noi” sottinteso nella frase. Chi sarebbe questo gruppo di eletti che decide chi può avere diritto di parola e chi no?

Solidarietà?

Non parliamo poi della parola “solidarietà”, quel vocabolo utilizzato dal G20 nel famoso “patto di Roma” tanto esaltato dal ministro Speranza, per aver concordato all’unanimità di prevedere una spesa di due miliardi, per far avere il vaccino ai paesi in via di sviluppo e che non possono permetterselo. Invece di spendere due miliardi in forniture di cibo o meglio ancora in infrastrutture o pozzi d’acqua, hanno deciso che il vaccino è più utile, in modo che possano morire di fame ma vaccinati.

La solidarietà è diventata adesso un qualcosa che non fornisce assistenza a secondo della richiesta di chi ne ha bisogno, ma si decide per un proprio interesse, anche indiretto, di quello che hanno bisogno i paesi in via di sviluppo. Mi ricordano le forniture di tanti anni fa fatti dalla Nestlé di prodotti scaduti ai paesi poveri, un modo di smaltire lo scaduto guadagnandoci. Sarei curioso di cosa risponderebbe qualche cittadino di questi paesi, se si gli si chiedesse cosa avrebbe preferito per l’equivalente di 20 euro (con la valuta di quel paese), se viveri o un bel vaccino. Sicuramente nessuno andrà a chiederlo, perché decidiamo noi quello che può essere chiamato solidarietà a seconda dei casi.

Altra perla della settimana è la notizia che “l’UE sta con Draghi” per il fatto che va nella direzione dell’obbligatorietà dei vaccini. Ma se fosse vero, perché non applicano questa stessa cosa che condividono così fortemente anche nei loro paesi? O forse stanno con Draghi proprio perché applica l’obbligo solo per gli italiani?

Di Mattarella non se ne può parlare. Si tratterebbe di vilipendio, quindi meglio evitare per adesso. Per sostenere tutti questi paradossi, vengono in aiuto anche opinionisti chiamati ad hoc per avallare le scelte governative, come la filosofa che giorno 5 settembre fa una filippica pro-vaccino su RaiNews24, dimenticando che la filosofia instilla dubbi e non afferma certezze, quindi già come filosofa perde un po’ di punti, ma sicuramente fa bene alla propaganda.

Patente di “libertà”?

Nello stesso giorno Renato Brunetta sempre su RaiNews24 spiega che cos’è il Green Pass, per lui è “una patente di libertà”, a conferma che la libertà non è una cosa acquisita, ma bisogna fare gli esami per ottenerla. In quella stessa occasione Brunetta afferma che esistono già 72 milioni di patenti rilasciate e che si va verso i 75 milioni. Essendo anche un 20% di cittadini che ancora sfuggono al vaccino, secondo quanto viene affermato dalla stessa Rai, forse Brunetta dopo tanti anni di militanza politica con specializzazione nella Pubblica Amministrazione, non sa ancora qual è il numero dei cittadini italiani, che ricordiamo essere intorno ai 60 milioni e 250 mila. Quindi avrà dato già in green pass a circa 12 milioni di persone in più del totale dei residenti. Ci sarà in Italia qualche milione di bocciati per la patente di libertà, ma lui sicuramente potrebbe essere bocciato sui numeri oltre al fatto che dovrebbe sapere che in Italia teoricamente la discriminazione è vietata per legge, quindi anche se certe cose le pensa, dovrebbe evitare di dirle in TV. Ma forse la spinta interiore è tale (in questo ci potrebbe venire in aiuto una famosa canzone di Fabrizio De Andrè), che diventa impossibile trattenersi. Oltre a questo, annuncia lo smart working nella PA al 15%, come se la PA fosse un unico aggregato senza particolarità ed esigenze diverse. Evidentemente lui crede che in un ente il 15% non può essere poco e in un altro ente troppo, anche in base al tipo di personale che ha all’interno. A lui piace tagliare corto, le cazzate sono sempre gratis. Mmah!

Sulla stessa rete e nello stesso giorno assistiamo all’affermazione di Marco Bencivenga, direttore del giornale di Cremona: “La meloni meno sensibile rispetto alle sensibilità degli imprenditori del nord”, quindi mentre tutti si riempiono la bocca di globalizzazione, apprendiamo adesso che gli imprenditori del nord Italia sono molto diversi da quelli del centro Italia, evidentemente entrambe le classi imprenditoriali si occupano dei mercatini rionali.

Siccome esiste sempre il “chi più ce ne ha, più ce ne metta”, finanche i sindacati si allineano, avendo verificato evidentemente che in questo caso non conviene schierarsi contro. Meglio la fuga, esortando il governo a rendere il vaccino obbligatorio, per evitare di dover avere una parte di tesserati no-vax da rappresentare. Quindi, meglio l’obbligo per evitare problemi. Come se non avessero mai contestato una legge quando hanno ritenuto di doverlo fare. In questo caso, la legge è legge e loro non possono farci niente, mantenendosi alla giusta distanza, ossia “senza infamia e senza lode”, almeno questo credono.

Ma non è finita qua, all’interno del sistema non possiamo tralasciare le università e in particolare l’Università di Trieste, in cui il rettore Roberto Di Lenarda, che oltretutto è un medico, ha imposto il green pass anche per gli esami online. Forse ha paura che il Covid-19 passi attraverso la rete. Evidentemente non ha ancora ben chiara la differenza tra i virus informatici e i coronavirus. Bisognerebbe chiedersi come l’hanno fatto rettore e bisognerebbe anche chiedersi, cosa avrebbero gli studenti da imparare da questa Università se perfino il rettore mostra forti limiti. Se la cultura è questa, forse è meglio non averla.

I veri professori, che non hanno voluto sottostare al pensiero unico, sono stati sospesi e addirittura alcuni hanno deciso di autolicenziarsi per non assoggettarsi al green pass. Questi si, che sarebbero i professori a cui affidare gli studenti e viene la voglia di conoscerli uno per uno per poter esprimere tutta la stima e il rispetto per la loro azione coraggiosa e lineare.

Cosa dire poi della magistratura, dove un PM di Torino chiede a Telegram di oscurare una chat di gruppo che si chiama “Basta dittatura”, a conferma che il titolo è azzeccato. Credevo che prima di poter fare un’azione contro qualcuno, bisognerebbe che ci fosse un reato. Se è quello di instillare odio e divisioni, forse ci sarebbe tanto altro da chiudere, magari fare una strage di giornali e televisioni, che oltretutto dovrebbero attenersi a delle regole e non chiedere la chiusura di una chat, che sarebbe come proibire di potersi incontrare, anche se virtualmente e discutere di qualsiasi fesseria e scambiarsi opinioni belle o brutte che siano.

Nuove corporazioni

Una settimana davvero da dimenticare, con nuove corporazioni e gruppi adesso coinvolti dalle restrizioni del green pass, che a parere dello scrivente giustamente si lamentano, anche se gli stessi non si lamentavano quando ad essere sotto torchio erano ristoratori o gli ambulanti. Questo perché ognuno crede che debba lottare solo per la sua libertà e non per la libertà di chiunque quando gli viene negata. Forse se ci avessero pensato tutti prima, non pensando solo al proprio orto, probabilmente non saremmo a questo punto. Invece l’egoismo rende alla fine deboli e questa sarebbe una lezione da imparare da chi oggi si sente esente da problemi.

Non si è capito forse appieno qual è il vero problema. Il problema non è la difesa sul tipo di vaccino, se è sperimentale o meno o se è meglio o peggio farselo o non farselo. Il problema è difendere la propria libertà di poter decidere. Per questo non c’è neanche bisogno di dare una giustificazione del perché non si vuole fare un passo verso la vaccinazione o non si accetta il green pass. Non si può accettare che si debba per forza accettare le due opzioni che vengono poste. La libertà è poter scegliere anche la terza o quarta strada, senza dover dare giustificazioni a nessuno. Questo non può essere limitato da qualcuno che teorizza il fatto di essere nocivi agli altri. Sono due diverse vedute ed entrambe hanno il diritto di essere accettate. Fino ad oggi sono esistiti i fumatori e non fumatori, quando si è capito che il fumo passivo faceva male, non si è proibito a tutti di fumare, ma si è proibito di fumare in certi ambienti, in altri si sono fatte le sale apposite per fumatori e non fumatori, capendo le esigenze sia di fumatori che non fumatori.

Quindi, come esistono i locali per fumatori che rischiano coscientemente la loro salute, potrebbero esistere anche i locali no-vax e decidere in autonomia se si vuole allungare la propria vita o rischiare di accorciarla (se mai fosse vero) ma viverla per come si ritiene di doverla vivere.

Che nessuno venga a raccontare di avere tanto amore per il popolo da volerlo tutelare contro se stesso, anche perché l’amore deve essere consensuale, altrimenti si parla di stupro.

Il rito

Il fatto stesso di dover credere o non credere al vaccino, quasi dovesse essere una credenza religiosa, con i suoi riti, come lavarsi le mani con l’amuchina o stare distanziati e i suoi simboli, come la mascherina e il green pass, riportano il tutto ad una religione a cui bisogna sottostare, imposta dai nuovi Talebani occidentali, dove non è dato dissentire, con scuole che diventano come le scuole coraniche dei fondamentalisti islamici del Pakistan, che insegnano già alle scuole elementari come mettere la mascherina o stare distanziati, preparando una generazione di zombi estremisti cacasotto. Le motivazioni all’obbligo non sono sicuramente sanitarie ma sono solo di carattere politico, ideologico e, oserei dire, psicologico: politico, perché una parte politica pensa così di condizionare l’elettorato e le elezioni costruendosi governi “ad hoc”; ideologica, perché la medesima parte politica disprezza fortemente gli italiani e non li ritiene degni di scegliere liberamente il proprio futuro; psicologica, perché è la stessa parte che poi adora l’uomo forte, di qualsiasi venatura sia, da Mussolini in poi, e quindi cerca sempre di ricrearselo alla prima occasione, salvo poi distruggerlo immediatamente, non appena vacilla.

Conclusioni

Ma è anche vero che non ci possono essere oggi leader veri, riconosciuti e non autoeletti o eletti solo da una elite. Basta vedere il nostro ministro degli esteri, che va in giro per promuovere se stesso più che promuovere soluzioni, anche perché la sua percezione è data dai discorsi da bar e da quello che la stampa riporta, senza capire chi sono i suoi interlocutori e i loro interessi, tanto da andare a discutere di stabilizzazione dell’Afghanistan con il Qatar e con il Pakistan, che appoggiano finanziariamente e militarmente i talebani e con la ciliegina sulla torta di aprire l’ambasciata italiana in Afghanistan con sede a Doha, magari suggerito da qatarioti, che significa implicitamente in qualche modo riconoscere il nuovo governo afghano, parlando di diritti umani che i talebani dovrebbero adottare e nello stesso tempo parlare di possibilità di far espatriare persone a rischio. Perché le persone dovrebbero essere a rischio, se i Talebani rispetterebbero i diritti umani? Come affidare il piano del traffico ad uno che non è mai stato per strada.

Tutto questo mentre il Corriere della Sera, giornale di propaganda governativa, titola “I ribelli della resistenza afghana negano la resa”, quindi definendo la resistenza afghana come “ribelli”, mentre i talebani innalzano le loro bandiere e non quelle dello stato afghano a conferma della grande figura di merda e del tradimento dell’occidente verso il popolo afghano, che confermano i 20 anni di propaganda di esportazione della democrazia e non il reale supporto al paese e alla popolazione, accettando adesso di avere come interlocutore un governo con ministri coinvolti in qualche modo in attentati e ricercati con una taglia da 10 milioni di dollari. Ma oggi evidentemente è cambiato lo scenario degli interessi.

 


Fonte: articolo di Roberto Recordare