Sta facendo molto discutere lo stop del Governo a una proposta portata avanti dalla preside del liceo Orazio di Roma, che aveva richiesto al Ministro Adolfo Urso di emettere un francobollo per celebrare l’ottantesimo anniversario della Festa della Liberazione di Roma.
Il Ministero del Made in Italy ha infatti sollevato polemiche per la sua decisione di respingere la proposta di emettere un francobollo in onore dell’ottantesimo anniversario della Liberazione di Roma, evento cruciale nella storia italiana. La richiesta, avanzata dalla preside del Liceo Orazio Maria Grazia Lancellotti di Roma, è stata respinta dal ministro Adolfo Urso, il quale ha motivato la sua decisione affermando che i francobolli devono commemorare eventi di rilevanza nazionale e storica, limitando il numero di emissioni annuali.
Addentriamoci nella vicenda e cerchiamo di capire quali motivazioni stanno dietro la presa di posizione del Governo e quali sono le voci contrarie a questo blocco.
Governo boccia il francobollo sulla Liberazione di Roma: il caso
La proposta originaria intendeva celebrare il 4 giugno 1944, un momento cruciale nella storia di Roma e dell’Italia nel suo complesso. È la data in cui le truppe alleate, guidate dal generale Mark Wayne Clark, entrarono in città e liberarono la Capitale dall’occupazione nazista e fascista. Questo evento segnò un punto di svolta nella Seconda Guerra Mondiale e nella lotta per la liberazione dell’Italia dall’oppressione straniera e dal regime fascista.
Il Ministero ha spiegato il diniego alla proposta poiché il Ministro Adolfo Urso ha scelto di commemorare con una nuova emissione di francobolli commemorativa direttamente per l’80º anniversario della Liberazione dell’Italia, fissato per il 25 aprile 1945.
Certo, ovviamente si tratta della più importante ricorrenza nazionale che celebra la fine della dittatura fascista e la vittoria degli Alleati nella guerra, simbolo di resistenza e di rinascita per l’Italia, rappresentando i valori di libertà, democrazia e solidarietà.
Tuttavia, secondo i promotori dell’iniziativa, la decisione di concentrarsi su questa data più ampia e generale anziché commemorare specificamente la liberazione di Roma solleva interrogativi sulla rappresentatività e sulla sensibilità storica del governo. Secondo la preside dell’istituto scolastico capitolino si tratta di una ricorrenza che ha un significato profondo e specifico per la città e per il suo popolo, rappresentando un momento di liberazione e di speranza dopo anni di oppressione e violenza.
Inoltre la decisione del ministero ha suscitato una forte reazione da parte della preside anche per altri motivi: è sembrato un po’ incoerente respingere la proposta di commemorare la Liberazione di Roma mentre è stato emesso un francobollo dedicato a Italo Foschi, esponente fascista di primo piano.
E a questo punto le polemiche si sono rinvigorite: i deputati del Partito Democratico, Irene Manzi e Andrea Casu hanno criticato aspramente il governo per quello che definiscono un tentativo di riscrivere la storia e hanno pertanto annunciato l’avvio di un’interrogazione parlamentare per ottenere spiegazioni sulle motivazioni dietro questa decisione.
L’importanza della memoria storica
La polemica riflette una tensione più ampia sulla narrativa storica e sull’interpretazione degli eventi del passato da parte del governo, suscitando preoccupazioni riguardo alla manipolazione della memoria collettiva a fini politici.
L’importanza di tramandare la memoria storica alle prossime generazioni va ben oltre le dinamiche politiche del momento e si configura come un fondamentale pilastro della costruzione di una società consapevole e civile. Indipendentemente dal colore politico dei governi, preservare e trasmetterla rappresenta un atto di responsabilità verso le generazioni future e un impegno verso la verità e la giustizia.
Non è solo un elenco di eventi passati, ma è il tessuto connettivo che tiene insieme il presente e il futuro di una nazione. È attraverso la conoscenza e la comprensione del passato che possiamo comprendere meglio il nostro presente e prepararci per il futuro. Passare il testimone alle giovani generazioni significa fornire loro gli strumenti per comprendere il contesto in cui vivono, riconoscere i valori fondamentali su cui si basa la società e riflettere criticamente sui fallimenti del passato per evitare di ripeterli.
Inoltre, la memoria storica è un’importante fonte di identità nazionale e di coesione sociale. Conoscere la propria storia, con i suoi trionfi e le sue tragedie, consente alle persone di sentirsi parte di una comunità più ampia e di sviluppare un senso di appartenenza e solidarietà. Attraverso la condivisione di esperienze storiche, si possono superare le divisioni e i conflitti del passato e promuovere la comprensione reciproca e il rispetto delle diversità.
L’educazione pertanto non dovrebbe essere strumentalizzata per fini politici o ideologici, ma dovrebbe essere impartita in modo imparziale e critico, incoraggiando il pensiero critico e l’autonomia intellettuale. È importante esporre gli studenti a una varietà di prospettive e interpretazioni storiche, incoraggiandoli a esaminare le fonti primarie e a valutare in modo critico le narrazioni dominanti.
Infine, trasmettere la memoria storica alle prossime generazioni è un atto di rispetto verso coloro che hanno vissuto prima di noi e hanno contribuito a plasmare il mondo in cui viviamo oggi. È un modo per onorare il sacrificio e la resilienza di coloro che hanno lottato per la libertà, la giustizia e i diritti umani. Preservare la memoria storica è quindi un dovere civico e morale che ci obbliga a essere custodi della verità e della giustizia per le generazioni future.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it