finanziaria“L’Anci chiederà al governo di approvare un collegamento ordinamentale alla prossima legge di Stabilità con cui mettere organicamente mano al tema delle gestioni associate. Non servono interventi spot o settoriali, abbiamo bisogno di una revisione complessiva, partendo eventualmente anche da un ‘secondo tempo’ per la legge Delrio. Il tutto, però, con i tempi e le garanzie certi che derivano dalla legge di bilancio”. Lo ha affermato Enzo Bianco, sindaco di Catania e presidente del Consiglio Nazionale Anci, concludendo i lavori del Forum sulle Gestioni associate organizzato a Roma dall’Associazione per discutere della sua proposta di riassetto della cooperazione intercomunale e delle istituzioni di base.

 

“Questo è il terzo appuntamento che viene organizzato per spiegare i termini della nostra proposta di riforma della governance territoriale. Ma ora – ha sottolineato l’esponente Anci – è finito il tempo dei seminari ed è arrivato quello delle decisioni concrete”. Anche perché “l’Associazione su questo tema negli anni non si è chiusa in un atteggiamento di tutela sindacale o corporativa, ma è stata da sempre in prima linea sul terreno dell’innovazione, rifuggendo le logiche dello status quo e – rivendica con orgoglio il sindaco etneo – sposando da subito il processo riformatore del comparto dei piccoli Comuni”.

 

“Passare dalla logica dell’aggregazione secondo il criterio demografico a quella per bacini omogenei” è quanto invece ribadito dal vicepresidente Anci Matteo Ricci che ha evidenziato come il “tema dell’aggregazione comunale non riguarda solo i piccoli centri”. E questo “soprattutto nel momento in cui si affronta una riforma che andrà a svuotare il potere delle province che potrebbero persino scomparire dalla Carta Costituzionale”. Per il vice presidente Anci, allo “svuotamento dei livelli di intermedi di governance territoriale non potrà che corrispondere il rafforzamento del ruolo dei Comuni, a meno che non si voglia attribuire alle Regioni poteri gestionali cosa – ha precisato – del tutto contraria alla logica della sussidiarietà secondo cui i servizi devono essere gestiti dagli enti più vicini ai cittadini, appunto i Comuni”. I bacini, poi, “dovranno aggregare almeno tre funzioni, per non ingessare subito la loro funzionalità e partendo dalle funzioni di scuola e trasporti estendersi ad altre funzioni”, in “quadro condiviso di regole è assolutamente necessario anche perché sul terreno assistiamo ad un panorama regionale alquanto frammentato, con Regioni che hanno legiferato in modo diverso ed altre che non lo hanno fatto”.

 

Al Forum è intervenuta anche il segretario generale Anci Veronica Nicotra secondo la quale “la proposta dell’Anci è il risultato di una esperienza vissuta in questi anni come sistema dei Comuni a partire dal 2010 e quindi sono passati ben sei anni di modifiche normative continue sul tema delle gestione associate. L’operazione dell’Anci è culturale prima che istituzionale e fa tesoro della nostra esperienza e della consapevolezza che ormai tutti i sindaci sentono l’esigenza di mettersi insieme per gestire delle funzioni, ovviamente in un quadro normativo chiaro”. “Dobbiamo – ha proseguito Nicotra – cogliere la proposta Anci nella sua innovazione culturale di base, dobbiamo aiutare i sindaci a stare insieme e incentivare i processi, ponendo l’attenzione sulla autonomia e sulla responsabilità e incentivando tutta una serie di norme che non esistano ancora e che vanno introdotte in questo processo di gestione associata”.

 

“La intercomunalità può essere una grande opportunità per arrivare ad una gestione migliore dei servizi ai cittadini ma va accompagnata da una serie di interventi mirati e, soprattutto, di politiche dedicate ai piccoli comuni: rappresentiamo il 52% del territorio nazionale ed offriamo servizi usando solo l’1% della spesa nazionale”. Questo l’appello lanciato da Massimo Castelli, sindaco di Cerignale e Coordinatore Anci Piccoli Comuni a cui ha fatto eco Dimitri Tasso, coordinatore Unioni dei Comuni dell’Anci. “Sui territori i sindaci sono paralizzati, a causa di un percorso sulle aggregazioni delle funzioni che da 25 anni si dimostra scivoloso e spesso deludente. Per questo ci auguriamo una riforma in tempi brevi, su cui da parte nostra c’è grande attesa”. Sulla necessità di fare presto si è espresso anche Roberto Pella, vicepresidente Anci che si è appellato “a governo e forze parlamentari affinché si uniscano per arrivare entro la fine di questo anno ad una riforma chiara e precisa partendo dalla proposta presentata da Anci sulle gestioni associate per il riordino della governante locale”.

 

Fin qui le proposte dei sindaci a cui hanno risposto i rappresentanti di governo intervenuti, a partire dal ministro per gli Affari regionali Enrico Costa che ha assicurato come non sia intenzione dell’Esecutivo quella di “calare dall’alto nessuna riforma” poiché si ritiene “fondamentale analizzare l’essenza dei piccoli Comuni al di là del dato contabile. Intorno al piccolo ente cresce una vivacità che se venisse meno verrebbe meno la rete istituzionale nei territori”. “E’ sbagliato – ha aggiunto il Ministro – mettere insieme meccanicamente le esperienze” per cui occorre ci sia “diifferenza tra obbligo, spontaneità e gradualità nei percorsi su fusione che non possono essere perseguiti senza conoscere le diverse dinamiche”.

 

Sulla stessa lunghezza d’onda del ministro i sottosegretari a Interno e Rapporti con il Parlamento, Gianpiero Bocci e Luciano Pizzetti. Per il primo “Le Unioni dei Comuni non possono essere vissute come un limite alla sovranità ma come un’occasione per farla crescere partendo dal basso”, per cui “la definizione dei bacini omogenei non può essere né statale né regionale ma va lasciata ai sindaci ed alle assemblee dei sindaci”, stesso concetto ripreso da Pizzetti, secondo il quale “l’area vasta può essere una grande ed unica opportunità per riorganizzare la Repubblica, ragionando dal basso sulle filiere corte”.