agenzia, mercatoCarrellata dei contributi più importanti arrivati dal Forum di Confcommercio: una mappa concettuale per tutte le PMI italiane.

 

Il ministro per le Riforme Costituzionali e i Rapporti con il Parlamento ha spiegato la direzione di marcia dell’Esecutivo: “si tratta di riscrivere l’assetto istituzionale in modo che funzioni meglio e questo farebbe bene anche all’economia”. “Nel Def metteremo un +0,7% di crescita perché vogliamo essere prudenti e oggettivi, ma nel contempo determinati e seri”.

 

E’ toccato al ministro per le Riforme Costituzionali e i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, aprire i lavori della seconda e ultima giornata del Forum Confcommercio edizione 2015. Il suo intervento è stato introdotto dal presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, che è tornato a sottolineare che per la Confederazione “almeno sotto il profilo statistico, ci sono tutti i presupposti per una ripresa dell’economia”. Ma perché questo si trasformi presto in certezza “la via maestra resta quella di proseguire nelle riforme necessarie per rilanciare la crescita, rafforzare la produttività, irrobustire la competitività del Paese”. “Il cantiere delle riforme – ha proseguito Sangalli – è ampio e complesso e ha bisogno del contributo di tutti. E noi sentiamo il dovere di partecipare attivamente al processo riformatore perché il prezzo delle mancate riforme o delle riforme sbagliate non lo pagherebbe il Governo o la politica ma l’intero Paese”. Per il presidente di Confcommercio, infine, occorre “una politica economica che si muova per sottrazione. Fino a ieri è stata sottrazione di risorse, attraverso l’eccesso di imposizione fiscale, oggi deve essere sottrazione di ostacoli all’attività d’impresa. E in questa cornice è necessario anche il pieno riconoscimento del ruolo che il commercio, il turismo, i servizi e i trasporti svolgono nella nostra economia”.

 

Il ministro Boschi ha cominciato sottolineando che “le previsioni macroeconomiche di Confcommercio rappresentano un cambiamento importante rispetto ai dati di un anno fa e allo stallo che c’era nella situazione politica. Il Governo ha dato il cambio di passo e i risultati finalmente cominciano ad arrivare”. Tuttavia, “nel Def metteremo un +0,7% perché vogliamo essere prudenti e oggettivi, ma nel contempo determinati e seri”. La Boschi è quindi passata a spiegare la direzione di marcia dell’esecutivo: “abbiamo iniziato dall’Europa rivendicando maggiore attenzione alla crescita e all’occupazione, ma questa è stata solo la cornice delle riforme messe in atto nel nostro Paese. Dopo anni di conservatorismi di destra e sinistra, con ottiche di tipo familiare e monopoli che limitavano la concorrenza, abbiamo deciso di accelerare per liberare le energie dell’Italia”. “L’iniziativa economica – ha proseguito il ministro – è oggi limitata dall’eccesso di burocrazia: è per questo che le riforme più radicali che spingiamo riguardano pubblica amministrazione, giustizia e fisco”. A questo ultimo proposito, la Boschi ha evidenziato che “molto lavoro resta ancora da fare per la delega fiscale, ma intanto abbiamo ridotto le tasse rimettendo liquidità in tasca ai cittadini per far ripartire i consumi e dare loro fiducia. E anche le riforme costituzionali non sono estranee a quelle economiche: si tratta di riscrivere l’assetto istituzionale in modo che funzioni meglio e questo farebbe bene anche all’economia”.

 

In secondo luogo, in materia di Turismo, per le PMI del settore, secondo un’analisi di Confturismo sul turismo internazionale e l’Italia, se il nostro Paese avesse il livello di permanenza media dei turisti che ha la Spagna ci sarebbero circa 14 miliardi di entrate valutarie in più, quasi 1 punto di Pil. Solo il 12% dei turisti visita il Sud. Immutate le le difficoltà del nostro Paese di fare sistema.

 

Negli ultimi sei anni, gli arrivi dei turisti stranieri nel nostro Paese sono aumentati di 8 milioni passando dai quasi 42 milioni del 2008 a poco più di 50 milioni del 2014, anno che ha registrato oltre 184 milioni di pernottamenti per una spesa di 34 miliardi di euro. Ma dall’analisi comparativa con i due Paesi competitor più vicini all’Italia, emerge che in Spagna, dove il numero di arrivi internazionali nel 2014 (50,8 milioni) è simile a quello dell’Italia, le entrate valutarie sono molto maggiori (49 miliardi), così come in Francia che ha visto 42 miliardi di entrate con un numero di arrivi (46 milioni) addirittura inferiore a quello dell’Italia.

 

E’ quanto emerge da un’analisi di Confturismo-Confcommercio sul turismo internazionale e l’Italia diffusa a Cernobbio nell’ambito dell’edizione 2015 del Forum. Secondo la ricerca, inoltre, in Italia la spesa per arrivo è di 681 euro, contro i 914 euro della Francia e 959 euro della Spagna. In Italia gli stranieri spendono meno perché è più bassa la spesa media per pernottamento (un turista straniero spende 312 euro in Francia contro i 186 in Italia) e perché è più breve la durata del soggiorno (la permanenza media è di 5,1 giorni in Spagna e di 3,7 giorni in Italia). Tutto ciò fa sì che al turismo italiano manchino all’appello circa 14 miliardi di entrate valutarie (quasi 1 punto di Pil), che si avrebbero se il nostro Paese avesse il livello di permanenza media della Spagna. Secondo Confturismo-Confcommercio, mancata valorizzazione di elementi attrattivi, scarsa integrazione dei servizi sul territorio e deficit infrastrutturale fanno sì che il nostro Paese non sia in grado di proporre ai turisti stranieri un “bouquet” di offerta più ampio e, dunque, maggiori occasioni di spesa. Occorre, dunque, puntare su tutte le tipologie di turismo che caratterizzano l’offerta italiana e sul potenziale di crescita del Mezzogiorno che, con 6 milioni di arrivi sui 50 complessivi, dà la dimensione dello scarso utilizzo della sua capacità attrattiva.

 

In conclusione, per il ministro dell’Interno “dobbiamo mettere in piedi un piano serio di riduzione del debito pubblico, abbassare tasse e burocrazia, ridurre i tempi della giustizia civile e avere regole e sistemi organizzativi del Paese più efficienti”. Proposti il rialzo a 3mila euro del tetto sull’uso del contante e la defiscalizzazione per i commercianti dell’investimento in sistemi di videosorveglianza.

 

L’edizione 2015 del Forum Confcommercio, pertanto, si è chiusa con una tavola rotonda sul tema “Il ruolo della politica”. Angelino Alfano, ministro dell’Interno nonché presidente nazionale dell’Ncd, a proposito degli ultimi dati macroeconomici ha sollecitato “a quel riavvio del sorriso che i dati autorizzano. Oggi ci stanno portando fuori dal baratro sia la situazione internazionale che le scelte nazionali: quelle che abbiamo fatto sono incentivanti per la ripresa dei consumi e dell’occupazione, come il jobs act, fresco e moderno, o gli 80 euro, che finora non hanno funzionato come incentivo ai consumi ma se chi li ha ricevuti riprende fiducia può sempre spenderli quest’anno”. Per Alfano, dunque, “la strada è quella giusta, ma dobbiamo mettere in piedi un piano serio di riduzione del debito pubblico, abbassare le tasse e la burocrazia, ridurre i tempi della giustizia civile, e avere regole e sistemi organizzativi del Paese più efficienti, cercando quest’anno di recuperare il gap che su alcune questioni abbiamo rispetto alla media europea”. Il ministro ha citato ad esempio la questione dell’uso del contante, proponendo di alzarne il tetto da 1.000 a 3.000 euro e definendo “inimmaginabile che l’Italia si autopunisca mettendosi in una condizione di deliberato svantaggio. E a chi dovesse storcere il naso rispondo che abbiamo già introdotto la norma sull’autoriciclaggio e che semmai si deve pensare a incentivare l’uso della moneta elettronica abbassando le commissioni”. Dopo aver sottolineato che farà il possibile perché “l’indotto da Expo e Giubileo vada a beneficio dei commercianti regolari e non di quelli abusivi”, Alfano ha concluso proponendo la defiscalizzazione dell’investimento dei commercianti in sistemi di videosorveglianza.

 

Secondo Lorenzo Guerini, vicesegretario e portavoce del Partito Democratico, “gli ultimi dati danno il segno di un’inversione di tendenza che rende più agevole riflettere su iniziative che vadano al di là della stretta emergenza. In questi ultimi anni siamo stati condizionati anche da una crisi di fiducia, quindi ora è fondamentale cavalcare questa onda di ottimismo”. Per troppo tempo, secondo Guerini, “la macchina Italia ha girato in riserva, a gomme sgonfie e con il freno a mano tirato. Oggi sono quindi fondamentali le riforme istituzionali e la capacità di affrontare alcuni nodi strategici, come quello del lavoro, che ci hanno dato rispetto internazionale ma che ci sono anche costati un prezzo politico da pagare. Dobbiamo poi lavorare sulla riforma della PA, la cui qualità non è tale da farla percepire come alleato di cittadini e imprese”. Quanto infine alle proposte e ai temi più cari a Confcommercio, il vicesegretario del PD ha sottolineato che “la spending review deve essere portata avanti, anche perché non si possono far scattare le clausole di salvaguardia, questo è un orizzonte irrinunciabile”, mentre “sulla destinazione del risparmio sui tassi di interesse a beneficio della riduzione della pressione fiscale, possiamo seriamente metterci a ragionare, ma è un passaggio ambizioso che può essere compiuto solo riducendo la spesa”.

 

Giovanni Toti, consigliere politico di Forza Italia, ha risposto alla proposta del ministro Alfano sull’uso del contante sottolineando che “su tutti i provvedimenti ragionevoli non ci sono problemi, la nostra è un’opposizione responsabile”. Sul piano economico generale, per Toti, “quello che manca ancora è un moltiplicatore italiano per agganciare pienamente la ripresa e fare dei numeri importanti. Il mercato interno non è ancora ripartito, per la mancanza di un intervento potente su spending review e soprattutto fisco, sul quale si potevano fare scelte più coraggiose o di portata più larga”. In più ” il livello di tassazione degli immobili ha depresso il mercato immobiliare e alimentato ansia nelle famiglie”.