fatturazione, elettronicaSosteniamo da sempre che la Fatturazione Elettronica verso la PA può innescare un “processo evolutivo” in chiave digitale: in effetti, i primi segnali di questo fenomeno iniziano a emergere. Non mancano anche alcune criticità, tuttavia tipiche di qualsiasi “transitorio” nei percorsi di cambiamento: meritano attenzione perché devono essere affrontate e superate rapidamente.

 

Fino al 30 marzo 2015 erano circa 3,2 milioni le Fatture Elettroniche inviate alla PA Centrale. Dal 31 marzo, nei mesi di aprile e maggio, il Sistema di Interscambio (SdI) ha registrato una crescita significativa nei volumi di Fatture gestite: si è passati dalle oltre 570.000 del mese di marzo – circa 80.000 delle quali nella sola giornata del 31, quando è scattato l’obbligo per la PA Locale – a 1,9 milioni in aprile, fino a circa 2,5 Milioni in maggio. Insieme al numero di Fatture Elettroniche, è cresciuta anche la percentuale di Fatture “formalmente corrette” che vengono recapitate alle PA: pari a oltre il 90% nel mese di maggio, rispetto ai valori tra l’80 e l’83% registrati nei due mesi precedenti. Segno che, con l’evoluzione del transitorio, si riducono anche le problematicità del “fare”.

 

Attualmente i volumi intercettati mensilmente dal Sistema di Interscambio risultano inferiori rispetto ai circa 50-60 milioni di e-fatture all’anno che avevamo stimato prima che partisse la Fatturazione Elettronica verso la PA. Tuttavia, riteniamo ragionevole che i volumi possano ulteriormente crescere. Una volta a regime, il valore mensile di fatture inviate dovrebbe infatti superare i 3,5/4 Milioni di Fatture/mese (e, potenzialmente, anche qualcosa in più). L’attesa di un’ulteriore crescita pone le sue radici in due evidenti considerazioni: (i) non tutte le PA registrate su IPA hanno già ricevuto almeno una Fattura Elettronica; (ii) non tutti i fornitori della PA hanno già emesso una Fattura Elettronica (molti di quelli più piccoli e che solo sporadicamente fatturano alla PA probabilmente non hanno ancora sperimentato la Fatturazione Elettronica). Esaminiamole meglio.

 

Gli Enti pubblici che devono gestire esclusivamente Fatture elettroniche sono, semplicemente, tutti: un ecosistema costituito da oltre 22.000 unità cui corrispondono circa 53.000 Uffici – circa 19.500 quelli afferenti alla PA Centrale e 33.900 quelli della PA Locale. Solo una parte di questi Uffici, registrati sull’Indice delle PA (IPA), hanno però già ricevuto una Fattura Elettronica: c’è dunque ancora margine di crescita. Circa 42.000 Uffici (ca. 80%) hanno già ricevuto – dal 6 giugno a oggi – almeno una Fattura Elettronica inoltrata dal Sistema di Interscambio; un non trascurabile 20% è però ancora in attesa di ricevere le prime Fatture Elettroniche.

 

Rispetto alle stime iniziali mancano all’appello non pochi fornitori che devono ancora cominciare a fatturare alla PA. Stimiamo che siano circa 300.000 i fornitori che (a inizio di giugno 2015) hanno già inviato Fatture Elettroniche alle PA – Centrali e Locali. Si tratta di un valore apparentemente limitato, se rapportato ai circa 2 Milioni di fornitori che, come Osservatorio, abbiamo stimato inviare, nell’anno, almeno una Fattura a un Ente della PA. Tuttavia, guardando meglio all’interno di questo dato, i fornitori che abbiamo stimato avere un rapporto continuativo con la PA sono “solo” ca. 100.000 all’anno: è, dunque, più che probabile che molti di questi fornitori “ricorsivi” – anche di piccole dimensioni – si siano già adeguati al cambiamento. Questa considerazione trova una prima, parziale conferma anche nei dati relativi all’utilizzo dei servizi di Fatturazione Elettronica gratuiti per le PMI messi a disposizione dal Mercato Elettronico della PA (il MePA di Consip) e dal Sistema delle Camere di Commercio. Da giugno 2014 a oggi le imprese che hanno aderito a questi servizi hanno complessivamente raggiunto quota 39.000: circa 25.000 PMI registrate al servizio delle Camere di Commercio, circa 14.000 quelle che usufruiscono del servizio del MePA. Manca tuttavia all’appello ancora una gran parte di fornitori “occasionali” – per la maggior parte piccoli o piccolissimi – che hanno con la PA relazioni sporadiche e tipicamente non continuative.

 

La Fatturazione Elettronica può dunque avere le carte in regola per essere l’innesco in grado di stimolare un grande cambiamento digitale nel nostro Paese? Se la vediamo come un’innovazione culturale che coinvolge (e promette di rivoluzionare) tutta la PA e, di riflesso, anche l’intero ecosistema dei suoi fornitori, è difficile pensare che non sarà così: soprattutto tra qualche mese, provando a immaginare scenari “a valle” dell’attuale periodo di transitorio, che vede ancora impegnate non poche imprese e PA nel dominare completamente questa innovazione.

 

Una volta schermate le complessità tecnologiche, rese semplici e accessibili le opportunità della digitalizzazione e attivata l’intera macchina potremmo assistere alle prime ricadute di un progetto “di successo”.Ricordiamoci, infine, che il successo della Fattura Elettronica verso la PA va ricercato nella consapevolezza che tutta una serie di dati e altre informazioni importanti che nel passato abbiamo dovuto “stimare”, ora “esistono”: si pensi per esempio all’andamento della spesa pubblica nazionale. Diventano dati monitorabili puntualmente e rappresentano una ricchezza informativa reale per il nostro Sistema Paese, su cui poter impostare e sviluppare iniziative concrete e azioni mirate. E non dimentichiamo, poi, che ha già preso concreta forma l’ipotesi di incentivare la Fatturazione Elettronica tra imprese anche attraverso la leva degli incentivi orientati alla semplificazione: un primo serio passo per cercare di raccogliere, in chiave sistemica, le molteplici opportunità offerte dall’innovazione digitale.