Nel piccolo Comune di Varano, in provincia di Parma, un imprevisto terremoto politico ha scosso l’Amministrazione comunale: la colpa è dell’organizzazione di una festa, poi annullata, a tema “sadomaso”.


Al centro delle polemiche infatti la controversa autorizzazione di una festa a tema BDSM (Bondage, Dominazione, Sadismo e Masochismo), inizialmente prevista per l’estate scorsa nel castello medievale Pallavicino, simbolo storico della città. La manifestazione, organizzata da un’associazione bolognese, ha generato un’ondata di critiche, con effetti che sono andati ben oltre il semplice annullamento dell’evento.

La festa sadomaso costa cara all’amministrazione del Comune di Varano (PR)

L’approvazione iniziale da parte del Comune, seguito poi da un’improvvisa retromarcia, ha acceso i riflettori sulla gestione dell’Amministrazione di centrodestra guidata dal sindaco Giuseppe Restiani. Il progetto è stato ritirato in seguito alle pressioni di una parte della comunità, preoccupata per l’impatto di un simile evento sul contesto locale e sull’immagine della cittadina.

Tuttavia, a distanza di mesi, le polemiche non si sono placate. Ben sette consiglieri hanno rassegnato le dimissioni, spingendo il prefetto Antonio Lucio Garufi a decretare il commissariamento del Comune e a nominare il viceprefetto Adriano Eustachio Coretti come responsabile dell’Amministrazione fino alle elezioni del 2025.

Dal canto suo, il sindaco Restiani ha respinto fermamente le accuse, definendo la questione come un mero pretesto orchestrato dai dissidenti interni alla sua stessa coalizione. “Una parte della mia maggioranza ha sfruttato il falso scandalo per rovesciare la mia amministrazione. È un evento già svoltosi in passato senza problemi, e ora lo usano per fini puramente politici,” ha dichiarato Restiani, lamentando che dietro al clamore si celerebbero rivalità personali e tattiche politiche.

Una decadenza dei costumi progressiva in politica?

L’episodio di Varano rappresenta un chiaro sintomo di una degenerazione che sembra aver preso piede nel panorama politico moderno, dove la politica appare sempre più distante dalla sua funzione originaria di servizio alla collettività.

Si riaccendono i riflettori su un tema scomodo ma urgente: la crescente normalizzazione di comportamenti e tematiche una volta ritenuti inaccettabili nella sfera pubblica.

Oggi, sembra sempre più sfumata la linea che separa la sfera privata da quella pubblica e, con essa, il senso di decoro e di rispetto per le istituzioni. La scelta di un’amministrazione comunale di autorizzare, seppure temporaneamente, un evento di questo genere in un contesto pubblico rivela una certa leggerezza verso simboli e luoghi che dovrebbero rappresentare i valori condivisi della comunità.

Eventi come questi richiamano alla mente altri episodi in cui istituzioni e personaggi pubblici hanno abbracciato una mentalità permissiva verso manifestazioni che celebrano stili di vita estremi o trasgressivi. Abbiamo già dimenticato l’indignazione per i festini a tema bunga bunga, giusto per citare un esempio?

In alternativa si pensi alle polemiche sorte attorno a eventi con figure pubbliche in cui il contenuto sessuale era ben presente, sollevando interrogativi sulla pertinenza di tali manifestazioni in spazi comuni e spesso frequentati da persone di tutte le età.

Questa deriva solleva un dubbio profondo: è giusto che istituzioni e luoghi rappresentativi diventino teatri per ogni tipo di espressione, anche la più trasgressiva? Varano offre un esempio tangibile di come, di fronte alla possibilità di ospitare eventi dalle tematiche estreme, le amministrazioni siano chiamate a valutare attentamente le implicazioni culturali e morali delle proprie decisioni. Non si tratta di demonizzare specifiche manifestazioni, ma di interrogarsi sul tipo di società che vogliamo costruire e sui valori che vogliamo trasmettere alle future generazioni.