Busan seconda con 29 voti, terza con appena 17 voti Roma: l’Expo 2030 si terrà a Riyad. Grande delusione ed amarezza per tutti i Promotori che non si aspettavano una sconfitta così pesante.
Non si partiva vincenti, questo si sapeva, ma l’esito così infausto uscito dalla votazione per l’aggiudicazione dell’Expo 2030 è andato ben oltre le peggiori previsioni.
Alla fine trionfa Riyad mettendo a segno ben 119 voti a favore dei sauditi su 165 delegati votanti, 29 vanno a Busan (Corea del Sud) e, fanalino di coda, Roma con appena 17 voti.
Anche le ultime speranze di arrivare al ballottaggio sono crollate miseramente ieri pomeriggio di fonte a numeri così schiaccianti che finiscono per rendere “umiliante” il riscontro ottenuto dal progetto candidato da Roma.
Ed ecco che l’esplosione di gioia dei sauditi trionfanti, celebrata in patria con imponenti fuochi d’artificio fa da contrappunto all’amarezza dei protagonisti dell’avventura romana, in primis il Sindaco di Roma Gualtieri che, tristemente, si limita ad ammettere: ‘Si tratta di una brutta sconfitta, quella di Riyad è stata una vittoria schiacciante‘.
Ma come si è arrivati a questo mortificante risultato? La spiegazione più evidente è sicuramente quella della grande sproporzione nell’investimento che le città candidate avevano messo in campo. Secondo le stime l’Arabia Saudita avrebbe investito per la candidatura almeno 190 milioni di euro, la Corea del Sud 160 milioni, mentre l’Italia si è fermata a 30 milioni.
A ciò si aggiunge che l’Arabia Saudita ha esercitato una pressione di natura commerciale fortissima, avendo promesso ad un centinaio di paesi accesso a un pacchetto di investimenti pari a 348 milioni di dollari.
Anche la Corea del Sud spalleggiata dalla potenza economica delle aziende private (Lg, Samsung, Daewoo), aveva promesso investimenti e flussi di denaro imparagonabili a quelli che Roma poteva mettere sul piatto.
Insomma, per dirla con le parole dell’ambasciatore Massolo, presidente del Comitato promotore: ‘Vince il metodo transazionale non quello transnazionale’.
Gli stessi Paesi dell’UE, pur avendo fatto un esplicito endorsement a Roma, nel segreto del voto, non hanno dato seguito all’impegno di sostenere la candidatura.
Cosa rimane di questa esperienza? Come in tutte le sconfitte, quel che rimane è certamente la lezione da apprendere.
Ci sarà tempo per riflettere sulla debacle diplomatica ma forse sarebbe anche il caso di interrogarsi anche su quali siano ormai i fattori che oggigiorno contano per accaparrarsi i più grandi eventi internazionali.
Storia, bellezza, sostenibilità, diritti umani escono sconfitte e trionfano i petrodollari che possono aggiungere l’ulteriore trofeo dell’ Expo a quelli della F1 e dei Mondiali di calcio del 2034.
Ad oggi l’Arabia Saudita vede ulteriormente rafforzata la sua posizione sulla scena internazionale sfruttando lo sport e gli eventi come strumento di soft power per rendere moderna e illuminata l’ immagine della Monarchia Saudita e far distogliere lo sguardo dalla situazione pessima in cui versano nel Paese i diritti umani.
Per quanto ancora sarà vincente la strategia dello sport/event washing? Quali strategie alternative sapranno mettere in campo le democrazie occidentali che ieri si sono inchinate allo strapotere economico dei Sauditi?
Come sempre, citando Mogol Battisti, “lo scopriremo solo vivendo!”.
Fonte: articolo di Francesca Liani