Secondo le tabelle presentate dal prof. Enrico Giovannini presso la Commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria, dei 110 miliardi di euro di evasione stimata in Italia, una quota importante sarebbe riconducibile ai lavoratori autonomi/imprenditori.
Secondo queste tabelle (Fonte: MEF – Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale contributiva – del 28-10-2016 ), l’evasione Irpef degli autonomi ammonterebbe al 59 per cento. Una quota che l’Ufficio studi della CGIA contesta pesantemente:
“Rispetto alla stima calcolata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze ottenuta dalla differenza del gettito Irpef potenziale con quello reale – afferma il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – i dati relativi alle ultime dichiarazioni dei redditi degli autonomi riferiti al 2014 ci dicono che, mediamente, i soggetti sottoposti agli studi di settore che sono congrui e coerenti (pari al 76 per cento del totale) hanno dichiarato 42.000 euro. Ebbene, se l’evasione Irpef ammontasse al 59 per cento, queste attività dovrebbero dichiarare mediamente più del doppio. Una situazione, viste le difficoltà del nostro Paese, pressoché impossibile”.
Non solo. Dalla CGIA ricordano che i dati Istat relativi al 2015 sulla povertà delle famiglie italiane (“Condizioni di vita e reddito” pubblicato il 6 dicembre 2016), quelle con il reddito familiare principale da lavoro autonomo presentano un livello di rischio più elevato di tutte le altre. Se quelle da lavoro autonomo presentano un rischio povertà del 25,8 per cento, quelle dei pensionati scendono al 21 per cento e quelle da lavoro dipendente al 15,5 per cento.
“In altre parole – conclude Zabeo – se l’evasione degli autonomi fosse così elevata come sostiene il MEF, come si giustificano questi dati dell’Istat sulla povertà delle famiglie dei lavoratori autonomi ?”
Infine, la CGIA contesta anche la tesi sostenuta dal prof. Giovannini in cui i controlli sulle attività economiche da parte del fisco sarebbero insufficienti. Oltre ai 280.000 accertamenti effettuati l’anno scorso, si sono aggiunti 500.000 controlli strumentali della Guardia di Finanza (su scontrini, ricevute e documenti di trasporto) e oltre 530.000 richieste di chiarimenti effettuate dall’Agenzia delle Entrate ai contribuenti in possesso di partite Iva.