Quanto è “privata” la nostra vita privata al giorno d’oggi? Ecco una riflessione sulla vita personale e la privacy al giorno d’oggi.
Se la vita personale è distribuita nei vari sistemi informatici, non possiamo dire che esiste una vita personale.
Per vita personale non si intende la vita segreta, ma quei semplici fatti di tutti i giorni di cui una volta si poteva non dare conto. Adesso senza accorgercene, lasciamo dati dappertutto e veniamo tracciati ovunque.
Il problema è che non solo la nostra vita privata non esiste più, ma siamo anche invasi dalla vita degli altri senza volerlo, perché ci sono molte persone che sono entusiaste a rendere pubblici i dettagli della loro vita. Ormai è come guardare nel buco della serratura e scorgere l’occhio di qualcun altro che ti sta guardando dallo stesso buco. Ormai viviamo in una società governata e organizzata da “guardoni”, che trovano sempre più pretesti per limitare la nostra privacy, con la scusa dell’ordine pubblico, del terrorismo e quindi per la sicurezza nazionale.
Ormai anche andare al cesso è diventato un problema di sicurezza nazionale. In futuro forse 15 minuti di privacy potranno essere vinti nella lotteria di capodanno.
Ormai essere cittadino è sinonimo di essere guardato a vista, spiato, ispezionato, regolamentato, controllato, catechizzato, valutato, censurato e magari anche rinchiuso, sempre per la sicurezza nazionale. Il bello è, che non cambia la situazione se cambia il governo del paese, se mai si possa votare seriamente, fanno a gara a chi ti entra più dentro nelle mutande.
Navigare su internet, che dovrebbe essere un servizio pubblico, costa dover perdere per forza di cose la privacy. Viene tracciato ogni movimento e coordinato con le altre banche dati, il telefonino, la carta di credito, il green pass, la carta del supermercato, la targa dell’auto, l’INPS, la banca, la finanziaria per l’acquisto della lavatrice, ecc.
Per cui, se si pretende la privacy, non bisogna fare assolutamente niente o avere i superpoteri di qualche supereroe del passato, come la donna dei Fantastici 4, che era capace di sparire. Perfino quando firmi il modulo che ormai tutti chiedono per la privacy, prendono i tuoi dati e la firma, che sembra proprio un paradosso. Poi se uno volesse fare la ricerca del suo albero genealogico, non deve fare altro che candidarsi a qualcosa e potrà avere contezza di tutta la parentela a partire dal 1300 e di tutti i suoi contatti a partire dall’ostetrica che l’ha tirato o tirata fuori al mondo.
Nello stesso tempo, non si sa come, molti oggi soffrono di solitudine, tanto da cercare incontri virtuali su internet e mantenere relazioni intime e confidenziali, con sistemi di intelligenza artificiale. Nel contempo, qualcuno che ha messo in piedi il sistema, studia la psicologia dell’individuo e archivia dati per tracciare profili da poter vendere a chi sa poi come utilizzarli per pilotare le masse.
Notizia recente è che l’Università di Modena e Reggio Emilia, ha messo a punto un nuovo software chiamato “Inter Homines”, che può essere utilizzato per far rispettare il distanziamento sociale, ossia per monitorare la distanza e nel contempo la loro temperatura. Per chi non lo sapesse, il sistema è già in funzione in alcune strutture pubbliche. Ora io mi domando, ma che cazzo di invenzione è questa? La Prof.ssa Rita Cucchiara dell’AImageLab Laboratory, con tutte le cose buone e utili da inventare, doveva usare l’Università per fare proprio questa “super-minchiata” di invenzione?
Certo, il tracciamento e il controllo, sono un business che va per la maggiore di questi tempi, ma uno si aspetterebbe che nelle Università il pensiero voli alto e si cerchi di inventare cose utili per la gente e non per il potere di controllo da parte di malati psichici, evitando di mandare tutti in paranoia, terrorizzarli e farli diventare schizofrenici perché si ha sempre il timore di essere videosorvegliati anche mentre si scorreggia.
Il tutto, per conoscerci alla perfezione e poter orientare le nostre scelte, il tutto mentre ci fanno compilare i famosi moduli della privacy da tutte le parti. Eppure, sembra che non a tutti questo appare chiaro, per diversi motivi. Il primo è quello proprio della rinuncia a capire per pigrizia e la cosa più comoda è proprio ignorare che esista il problema e poi non c’è tempo per pensare a queste cose.
Altri pensano che non sia possibile che esista un sistema di coercizione sistematico, che sono cose da complottisti. Poi il terrore della morte è sempre al primo posto delle classifiche, per cui la libertà arriva dopo tutte le attività di sicurezza e salute, dopo anche naturalmente i selfie.
E poi, se tutti fanno così … cosa può fare una persona sola? Inoltre, non è possibile che tutto il mondo sbagli contemporaneamente, se il problema è mondiale, possibile che siano tutti stupidi? Capire oltretutto, comporta responsabilità e tensione psicologica a cui nessuno è più abituato. Quindi, si tende ad aspettare il salvatore della patria, perché è sempre qualcun altro che deve prendersi carico della vita degli struzzi.
Fonte: articolo di Roberto Recordare