equilibrio-che-mancaNon bisognerebbe confondere il nostro parto dalla nostra nascita, infatti essere partoriti non significa altro che qualcuno ci ha messo al mondo, oggi come oggi, potremmo anche essere usciti fuori da una provetta.

Poi bisogna nascere, e a volte la vita ci porta a rinascere anche più volte. Nascere comporta avere una propria identità, che non è una proprietà autoreferenziale, ma è qualcosa che ci viene riconosciuta dalla comunità in cui viviamo, qualsiasi essa sia, anche conflittuale, servile o eroica.

Quell’identità che ci porta ad avere quei confini che dovremmo saper gestire, che possono essere facilmente superati o essere dei muri invalicabili, a seconda della nostra indole, della nostra educazione e del nostro vissuto.

Identità e Società Organizzata

È in questo contesto che noi ci muoviamo all’interno di una società organizzata, che definisce la natura e la cultura dei suoi partecipanti.

Quando siamo in grado di assalire qualcuno perché ha invaso il confine di un nostro pezzo di terra e accettiamo che qualcuno possa invece invadere tranquillamente la nostra vita, possiamo già tirare i conti e capire chi siamo, qual è la nostra identità, e come quella identità viene percepita nel contesto sociale.

È normale che all’interno di un gregge di pecore “immuni”, per essere accettato bisogna comportarsi da pecore, ma è anche vero che bisogna decidere se è più importante la nostra identità, qualunque essa sia o l’accettazione da parte del gregge e di conseguenza la sottomissione al pastore, restando perennemente in attesa che accada qualcosa, rimandando il nostro agire, rimanendo così anche schiavi del domani, con quell’attesa che diventa la nostra gabbia.

Non riconoscendo neanche il passato e non facendoci insegnare niente dalla storia, che potrebbe chiarirci quello che stiamo vivendo, quel passato che sarebbe la nostra esperienza, anche se non vissuta direttamente e che ci darebbe quelle indicazioni che servono a decifrare il presente.

L’importanza dell’equilibrio nel Presente

Ci resta il presente, che è l’unico momento in cui noi possiamo agire, con gli insegnamenti del passato e la prospettiva di un futuro, un futuro che cambia solo in funzione del nostro agire di oggi.

È per questo che bisogna stare in equilibrio, come un funambulo che cammina sulla corda stesa del presente, senza cadere da un lato nel passato e quindi vivendo solo di ricordi e dall’altro in attesa di un futuro senza un obiettivo che sia la miccia del presente, pensando che un giorno le cose cambieranno da sole senza il nostro agire.

Vivere racchiusi nella gabbia dei ricordi o vivere nella gabbia dell’attesa, ci autoschiavizza senza accorgercene e per questo saremo in quella strana posizione, da permettere a qualcuno di invadere la nostra vita senza reagire.

Lascio alla creatività del lettore di intuire la strana posizione, che non è sicuramente quella del coraggioso funambolo, in grado di camminare con quell’equilibrio che serve e che forse oggi manca.

 


Fonte: articolo di Roberto Recordare