dottorato nei concorsi pubbliciIl dottorato è uno dei titoli più illustri, ma come viene considerato in sede di concorso? Vediamo come funziona il dottorato nei concorsi pubblici.


Il tema del dottorato nei concorsi pubblici è complicato da anni: spesso non risulta valutato a dovere e il punteggio è troppo basso, rispetto al prestigio del titolo.

Ma recentemente, anche grazie alla nuova riforma sui concorsi pubblici, la sua importanza sta aumentando, valorizzando maggiormente chi è in possesso di questo titolo.

Vediamo allora come funziona il dottorato nei concorsi pubblici e quanto influisce sul punteggio finale.

Dottorato nei concorsi pubblici: cos’è il dottorato

Il dottorato è un percorso di formazione post-laurea, che permette l’insegnamento a livello universitario o l’accesso al mondo della ricerca. Si tratta di un titolo ad alto grado di istruzione e di specializzazione nell’ambito specifico.

In Italia, il dottorato rappresenta il grado di istruzione più alto all’interno dell’ordinamento accademico.
Si tratta di un percorso della durata di circa tre anni (anche se può essere prolungato anche a quattro o cinque) ed è fondamentale per l’accesso alla carriera universitaria.

Si tratta di un titolo a cui possono accedere tutti quelli che hanno conseguito una laurea specialistica; non esistono limiti di età o cittadinanza.
Si può accedere ai corsi di dottorato solo tramite concorso, bandito direttamente dall’università stessa.

Dottorato nei concorsi pubblici: le problematiche relative alla valorizzazione del titolo

dottorato nei concorsi pubbliciIl prestigio di un titolo come il dottorato è evidente, ma per anni non è stato valorizzato a dovere.

Spesso, nei concorsi pubblici, infatti, il punteggio veniva rimesso alla discrezionalità dell’ente che emanava il bando di concorso. In questo modo, il Dottore di Ricerca veniva penalizzato rispetto agli altri candidati, poiché questi avevano sviluppato esperienze lavorative nello stesso tempo, ottenendo un punteggio migliore e salendo in graduatoria.

Paradossalmente i dottorati potevano concorrere insieme a candidati con la sola laurea triennale, per gli stessi posti. Ovviamente risultando sovra-qualificati per le mansioni richieste e senza la possibilità di poter avere un punteggio migliore.

Nel corso degli anni, infatti, in molti hanno richiesto di inserire il Dottorato di Ricerca nelle esperienze lavorative, poiché, durante il dottorato, si sviluppano le capacità professionali, tecniche, ma anche quelle personali. Invece, nella maggior parte dei casi, il dottorato risultava considerato come “assenza del lavoro”.

Si è riusciti ad intravedere uno spiraglio di luce solamente con la legge n.12 del 5 marzo 2020, nella quale si attestava la valutazione del dottorato tra i titoli rilevanti in sede concorsuale, diventata, per la prima volta, “prioritaria”.

La legge ha modificato l’art.35 c. 3 lettera e-ter del Testo unico sul pubblico impiego, rendendo “prioritaria” la valutazione del titolo di dottorato ai fini del concorso pubblico, se pertinente.

La decisione è arrivata dopo anni di lotte e incontri pubblici, per poter dare il giusto riconoscimento nazionale al dottorato.

Dottorato nei concorsi pubblici: le ultime novità

Con la firma del Patto per l’innovazione del lavoro pubblica e la coesione sociale, siglato dal Presidente del Consiglio Mario Draghi, dal Ministro Brunetta e dai Segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, è arrivata la svolta per i dottorati.

Il Ministro Brunetta, infatti, ha sottolineato l’importanza di promuovere l’assunzione di dottori e dottoresse nella Pubblica Amministrazione, per questo ha delineato anche percorsi di accesso rapido per le cosiddette “alte specializzazioni”.

Per “alta specializzazione” s’intende tutti colori che hanno un dottorato o che hanno svolto almeno tre anni di esperienza professionale in organizzazioni internazionali o dell’Unione Europea.

I nuovi concorsi pubblici saranno suddivisi in due categorie:

  • Concorsi per i professionisti (laureati);
  • Concorsi per chi ha un’alta specializzazione (dottorati).

Con la maggiore rilevanza per i titoli, il Ministro Brunetta cercherà di rendere più attrattiva la Pubblica Amministrazione anche per chi ha un dottorato. In questo modo anche i più qualificati non siano costretti a scegliere solamente il privato.

La riforma toccherà anche gli stipendi, che arriveranno a 2000 euro lordi per le alte professionalità.

Dottorato nei concorsi pubblici: i nuovi punteggi

Il nuovo emendamento afferma che:

“i titoli sia che si tratti di attesati, titoli di studio, o di pregressa esperienza non potranno influire sul punteggio finale per una percentuale superiore al 33%.”.

La norma conferma quanto stabilito nell’art.3 della legge 56 del 2019, in cui è consentita l’attribuzione di punti per ogni titolo, ma questi non possono superare il terzo del punteggio attribuibile.

Per quanto riguarda, quindi, il punteggio del dottorato nei concorsi pubblici, l’ammontare sarà a discrezione dell’ente che istituirà il bando, ma potrà essere sommato ai punteggi degli altri titoli in possesso.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it